vittorie

Palio rionale del 20 Maggio con cavalli indetto dalla Contrada della Giraffa per la festa titolare dedicata a San Bernardino da Siena

 

I premi: un drappellone di damasco rosa ed un altro premio alla comparsa più bella.

Vince la Civetta con un barbero di proprietà del conte Federico Bardolani di Montauto.
All’Oca va il premio di comparsa più bella (masgalano).

Tra la prima domenica di maggio e la prima domenica di luglio del 1581 le Contrade dettero vita a giuochi davvero straordinari.

Dette inizio alle belle e nobili feste di Contrada l’Oca, che il 7 maggio 1581, domenica infra ottava dedicata a Santa Caterina, fece correre in onore della propria corrionale e patrona un Palio con i somari. Lo vinse la Contrada della Lupa a danno della Torre.

Per ripicca i Torraioli, qualche settimana dopo, accompagnarono in Piazza la loro cavalcatura ed iscenarono una pubblica rappresentazione per esaltare la Pazzia, da essi definita lo stimolo che muove i Senesi a far belle e nobili feste. Al pubblico presente in Piazza del Campo gli uomini del Lionfante distribuirono un componimento poetico di quattro ottave, recante il titolo: “Stanze rusticali rappresentate dalla Contrada del Lionfante”.

Il 20 maggio 1581 fu la Contrada della Giraffa a far correre un Palio con i cavalli, offrendo un drappellone di damasco alla Contrada vittoriosa ed un premio alla comparsa più bella.

Questo Palio con i cavalli è il primo del genere di cui si abbia ricordo: lo vinse la CIVETTA con un barbero di proprietà del Signor di Mont’auto; il masgalano fu aggiudicato all’Oca. Ecco il racconto in versi di Domenico Cortese di questo Palio, che è il più antico corso con cavalli dalle Contrade:

Poi la Giraffa, che ‘l giorno aspettava
Del suo buon vecchio Santo Bennardino,
Sì come quella, che ben procurava
Far maggior cose pel vecchio e divino
Un palio fece, che s’assimigliava
A chi fa lucer a la bell’Alba il crino,
che di Damasco fu di bella vista,
Col premio a chi più bel si dava in lista.
La Civetta portò con molta boria
E suono di canoro e di tamburo
De la Giraffa il palio, e con gran gloria
Che ferno i Putti con senno immaturo
Lod’io il buon Destrier per sua memoria,
E con l’animo buon tutto sicuro,
Per esser del Signor di Mont’auto,
Al quale m’inchino humil com’è dovuto.
Il premio fu portato in Fonte blanda
Da quei che la bell’Oca innalzon sempre.
[D. Cortese, “Trattato sopra le belle e sontuose feste etc. (1581)”. BCS, ms B V 42].

Il Signore di Mont’auto, che aveva concesso in prestito alla Civetta il cavallo vincitore, è certamente il conte Federigo Barbolani, Governatore mediceo di Siena. Questi il 9 agosto 1581 racconterà al segretario granducale Antonio Serguidi che durante la corsa dedicata a S. Bernardino erano accaduti incidenti, a causa dei quali non era stato possibile conoscere bene il valore e l’agilità dei cavalli. Pertanto – spiegò – si dispose un’altra Contrada di farne correre uno nuovo, aggiungendovi premio, siccome fece anco la prima, a chi usciva con più bella invenzione.

Il Barbolani non disse nella sua lettera da quale Contrada era stato indetto quest’altro Palio e quando fu corso. Ma è da supporre che si sia trattato della carriera organizzata a spese della Chiocciola, che fu seconda quell’anno a far corrir destrieri.

Le carriere rionali si susseguirono di domenica in domenica, di festa in festa, e culminarono con il Palio dell’Assunta sponsorizzato in via eccezionale dalla privilegiata Aquila ed onorato dalla presenza di otto Contrade.

Lista dei deputati delle Contrade, 1581. ASS, 183.
Per la Civetta figurano Lattanzio Tolomei, Muzio Piccolomini e Sestilio Tolomei.

Bufalata alla tonda

Questa carriera non è attestata da documenti coevi. Vi avrebbero partecipato 14 contrade e la vittoria della Civetta nella Bufalata alla tonda del 1619 è confermata da diversi autori, tra cui Giusto Gagliardi, che nel suo manoscritto “Nota dei Carri, Macchine e Comparse etc.” (BCS, ms K VI 99) così scrive:

(1619). Quattordici Contrade corsero al Palio delle Bufale, e restò vittoriosa la Contrada della CIVETTA.

Non vi sono documenti dell’epoca che provino l’effettuazione di questa carriera.

 

Asinata dell’8 Settembre indetta dalla Contrada dell’Onda

Presero parte a questa carriera 4 contrade: Civetta, Selvata, Chiocciola e Nicchio.

In palio: un drappellone del valore di circa 50 scudi.

Durante una corsa con i somari, che il Governatore Don Mattias de’ Medici aveva patrocinato in occasione delle feste di mezz’agosto, gli Ondaioli avevano subito una grave smacco dai rivali della Torre. Pertanto i dirigenti della Contrada di Malborghetto, nel corso dell’adunanza del 18 agosto 1641, elessero cinque omini che facessero quello (che) ci andava per agiustamento di detto negotio… E per far sì che l’Onda riguadagnasse la stima e l’onore dell’intera città fu deciso di organizzare un Palio da corere co’ somari il dì della Sa.ima Madonna di Setembre prossima a venire, overo quando comandava il Ser.mo Sig. Principe Matia.

Il Governatore autorizzò l’Asinata e l’8 settembre 1641 Civetta, Selvalta, Chiocciola e Nicchio si contesero un drappellone del valore di 50 scudi. Vinse la CIVETTA, che non avendo un proprio oratorio donò il palio per metà alla chiesa di Santa Caterina e per metà a quella di Sant’Ansano.

Subito dopo la festa, il camarlengo dell’Onda annotò diligentemente queste poche righe a ricordo del Palio organizzato dalla sua Contrada:

Si corse il detto Palio il dì 8 di Setenbre 1641 nela Piazza con grande aplauso e ci corse a detto Palio la Contrada della Civetta e quella di Selvalta e la Chiocola e il Nicchio. Fu vencitrice la Contrada della Civetta e la Civetta donò il detto Palio mezzo a Santa Caterina e 1/2 a S.to Ansano. Laus Deo.

 

Carriera con le Bufale

Secondo un paio di manoscritti conservati nella Biblioteca Comunale di Siena sotto le segnature A VI 47 e A VII 31, nel 1647 si corse il Palio con le Bufale con 12 Contrade, e vinse la CIVETTA.

In un altro manoscritto dell’Ottocentesco, opera del montonaiolo Giusto Gagliardi, sono segnati soltanto l’anno e la Contrada vincitrice: 1647, CIVETTA.

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Vittoria decretata per squalifica del cavallo scosso della Lupa

Il Palio del 2 luglio 1664 ha una storia singolare: al termine dei tre giri di pista, superò per primo il Palco dei Giudici dell’Arrivo il cavallo “scosso” della Contrada della Lupa, ma il Governatore di Siena, Principe Mattias, ne ordinò la squalifica ed assegnò la vittoria alla Contrada della CIVETTA, arrivata seconda con il cavallo montato dal fantino Bacchino. Il risultato inusitato ingenerò non poca confusione negli estensori di memorie paliesche. Gli storici, non riuscendo forse a trovare una spiegazione plausibile all’esito della gara, dettero della corsa (e dei suoi protagonisti) le versioni più disparate. Tra queste ve n’è una, abbastanza degna di fede, vale a dire quella del cronista contemporaneo Girolamo Macchi:

L’Anno 1664, il 2 luglio, cioè data che fu la Mossa, cascò il fantino della Lupa e il Cavallo, (che) era il primo, attese a correre e si mantenne primo; e perché quello della Civetta era secondo, dal Ser.mo Principe Mattias fu ordinato darsi (il drappellone) a questa Contrada, perché il Palio fu resoluto lo venca il Fantino e no’ il Cavallo [G. Macchi, “Memorie”, vol. III, ASS, D 10]..

Evidentemente era la prima volta che una carriera di Piazza aveva un esito simile e il caso, forse, non era previsto da alcuna norma di regolamento. Per contro, tali situazioni, almeno in passato, erano abbastanza frequenti nei Palii “alla lunga”, poiché i Signori proprietari dei barberi talvolta ordinavano al loro fantino di gettarsi da cavallo per alleggerirlo. Anzi, per impedire tali pericolose scorrettezze, in occasione del Palio della Maddalena del 28 luglio 1493, la Balia aveva stabilito che non si dovesse considerare vincente il cavallo partito scosso o quello il cui fantino fosse caduto durante la corsa.

Ebbene, il Governatore di Siena (probabilmente chiamato in causa dai Giudici della Vincita a pronunciarsi su quale Contrada era da ritenersi la vera vincitrice del Palio di Provenzano del 2 luglio 1664), in mancanza di norme precise, ritenne legittimo applicare il regolamento delle corse “alla lunga” e dette la vittoria alla Civetta. La stessa Contrada della Civetta aveva sollecitato una decisione in tal senso, sollevando le ovvie proteste dei contradaioli della Lupa.

In palio: un baccino d’argento dal valore di 60 tolleri.

Sustermans, Il Principe Don Mattias dei Medici, Governatore della Città e Stato di Siena dal 1629 al 1667. Siena, Palazzo della Provincia.

Palio del 2 luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Avendo il Comune emanato nuove disposizioni per il Palio, entro il termine stabilito si iscrisse la sola Chiocciola. Poi, essendo stato prorogato il termine, si presentarono in Biccherna anche Istrice, Torre, Civetta, Selva, Bruco, Pantera, Onda, Leocorno, Lupa, Nicchio, Drago, Oca, Tartuca e da ultima la Giraffa.

Partecipano quindi, in ordine alla mossa: Nicchio, Torre, Tartuca, Chiocciola, Oca, Istrice, Giraffa, Bruco, Onda, Pantera, Drago, Civetta, Leocorno, Selva, Lupa.

In palio:
• baccino “per mostra” in cambio di 50 ducati e paliotto di lama bianca fiorita recante l’immagine di Maria SS.ma di Provenzano e le tre armi dei Deputati della Festa;
• un masgalano “per mostra” del valore di 25 ducati.

 

La tratta fu eseguita fuori di Porta Camollia il 30 giugno 1699. Con il sorteggio furono determinati anche l’ordine di corteo e quello di mossa.

Le vecchie cronache narrano che il palio fu vinto dalla Contrada della CIVETTA con una corsa assai bella. Il successo le fu a lungo conteso da altre Contrade; ciò accrebbe la soddisfazione dei Civettini, che erano stati ben trentaquattro anni senza vincere una carriera.

Dal processo verbale di questo ultimo Palio del secolo XVII, conservato presso l’Archivio Storico del Comune, si ricava che il masgalano non venne assegnato ad alcuna Contrada, poiché l’iscrizione tardiva di alcune di esse non aveva consentito di preparare comparse particolarmente sontuose e carri allegorici.

Adi 2 Lug.o 1699.

Adunate tutte le sopradd.e Contrade nel Prato di S. Agostino, Comp.ro li sopradd.i Ill.mi Sig.ri Deputati sop.a la Mossa, e messe le med.me in ordinanza l’inviorno alla volta di Piazza con ordine che non facessero l’entrata nella med.ma, fino a che da med.mi non gliene verrà concesso l’ingresso. Di poi saliti nel Palco a tale effetto destinato nella Costarella li sopradd.i Ill.mi Sig.ri Giudici sop.a al Corso, Comp.ro avanti di loro li sudd.i Sig.ri Deputati sop.a la Mossa, e domandata la buona gratia d’introdurre le Contrade in Piazza, e gli fu concessa, e dato principio alla Festa, et hevendo ciascheduna di esse fatta la sua Comparsa, e giocato l’insegne, fu di poi dato il segno della ritirata, e ciascuna Contrada si ritirò al suo luogo, e successivam.te posti i Cavalli al segno, e rivedute le fruste, fu a tocco di Tromba data la Mossa, et il primo a passare il Palco de Sig.ri Giudici alla terza girata della Piazza fu il Cavallo della CIVETTA sotto n° 12, alla quale li Sig.ri Giudici mandorno darseli il Palio, esposto al pub.co con q.to però che fatte le solite e consuete feste, deva la d.a Contrada restituirlo, et in atto della restitutione gli sia dato Scudi cinquanta moneta conforme l’obbligo delle Capitolationi in ogni.

Negli atti del Comune non è riportato quando la Contrada della Civetta riportò il palio in Biccherna per ricevere il compenso pattuito.

I Civettini utilizzarono il premio vinto per sdebitarsi con il parroco Don Antonio Perpignani, curato di S. Pietro alle Scale in Banchi, che dal 1692 era la sede della Contrada. Scrisse il Bichi:

…Notasi che nella Corsa di Cavalli n° 15, rappresentanti 15 Contrade della Città secondo il consueto uso, fu vento detto Palio dal Cavallo che correva per la Contrada della Civetta, che tale si chiama quel quartiere di Case e Strade circonvicine alla Croce del Travaglio, e il detto Palio fu donato da gli Huomini della Contrada alla Chiesa Parrocchiale di S. Pietro in Banchi contenuta in detto ristretto. [G. Bichi, “Diario Sanese”, ASS, ms 56].

Questa notizia è riportata da tutti i cronisti più antichi, compreso il Macchi, perché fece scalpore lo spettacolo pirotecnico che il Perpignani organizzò in Piazza del Campo per manifestare la sua gioia di civettino. Nel manoscritto “Relazione delle Rappresentanze, etc.” (BCS, ms. A VI 47) la notizia è riferita nel modo seguente: …Il Parroco di detta Chiesa Rev. Sig.re Antonio Perpignani nella Domenica in fra ottava fece delle grandiose feste nella sua Chiesa e la sera nella Piazza, avendo fatto fare una torre con fuochi artifiziati, con gran soddisfazione di tutta la Città.

Nel medesimo manoscritto la cronaca di questo Palio si conclude con una notizia sul successo personale riportato dal fantino Santino: …Il fantino si fece grande onore ed empì le sue tasche di bei Tolleri e Piastre; fece sopra 150 Scudi, che ne partì da Siena contento ed allegro.

Capitano: Anton Maria Falusi

 

N. Nasini, Emblema della Contrada della Civetta, affresco (1676-’82). Siena, Antiporto di Camollia.

Palio del 2 luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Corrono secondo ordine alla mossa: Montone (a sorte), Tartuca (a sorte), Lupa (a sorte),  Torre, Onda, Giraffa (a sorte), Nicchio, Civetta (a sorte), Istrice (a sorte) e Selva.

 

Ha lasciato scritto il Macchi: “il dì 2 Luglio 1727 fu corso il solito Palio con n° 10 Contrade, e fu un baccino d’argento, e la più corriera di tutte l’altre fu quella della CIVETTA. Avanti che fusse data la mossa, fu dato la via a una Civetta: fu preludio che dovesse vincere il Palio, sì come lo vense la Civetta [G. Macchi, “Diverse memorie di più cose occorse nella Città di Siena etc.”, ASS, D 122].”

La Civetta si era iscritta a questo Palio dopo alcuni anni di inattività, presentando la delibera di partecipazione alla Carriera con la nomina degli ufficiali, che furono: Giovanni Antonio Durante (Capitano), Antonio Favilli (Sergente), Bennardino Mascalpini (Tenente), Manuello Delfinj (Caporale).

Alla Carriera si segnarono sedici Contrade; l’unica a non presentarsi fu quella del Leocorno.

Il primo di giugno, presso il Tribunale della Biccherna, con la presenza di soli tre Provveditori, ebbe luogo la cerimonia per la scelta delle dieci Contrade partecipanti a norma del Bando del 1721: le prime quattro (Onda, Torre, Selva e Nicchio) furono ammesse di diritto, perché erano rimaste nel bossolo in occasione del Palio precedente; furono invece sorteggiate: Lupa, Valdimontone, Tartuca, Istrice, Civetta e Giraffa.

La tratta ebbe luogo fuori Porta Camollia la mattina del 29 giugno e il 2 luglio fu regolarmente corso il Palio.

Adi 2 Luglio 1727.

Sull’Ore 21 in d. Le predd.e dieci Contrade precedute da Trombetti a Cavallo, che accompagnavano il Palio, si partirono dal Prato di S. Agostino, dove s’erano adunate conf.e il solito, ed inviaronsi giù pel Casato verso la Pubblica Piazza ordinatam.e secondo la pred.a Tratta; Ed attesa la precedente Licenza ottenuta dall’Ill.mi SS.ri Giud.i dell’Arrivo, fu ordinato Loro dall’Ill.mi SS.ri Giudici delle Mosse, che coll’istess’ordine entrassero in Piazza, per la quale portato in p.mo Luogo in giro il d.o Palio accompagnato da dd. Trombetti, e poi appeso al Palco degl’istessi Ill.mi SS.ri Giudici predd.i, fu dato luogo a ciascheduna delle dd. Contrade di far la lor Comparsa, e di giuocarsi da ciascheduno de loro Alfieri le respettive Insegne, e passata che si fu dall’ultima delle med.e il Palco dell’Ill.mi SS.ri Giud.i predd., fu con lo sparo del mortaletto dato il segno della Ritirata, e mandato il Bando pell’osservanza di quant’occorre intorno a d. Corsa. E successivam.te accostatisi i sopraccennati Cavalli al Canape fu da dd. Ill.mi SS.ri Giud.i della Mossa fatta la recognizione de Nervi de Fantini, e veduto che stassero tutti al suo Luogo. Fatto ciò ritiraronsi i dd.i Ill.i SS.ri Giudici per far dar il segno della Mossa conf.e fu dato col suono della Tromba, e calata contemporaneam.te del Canape. E fatta da predd. Cavalli la solita Carriera di tre girate attorno a d.a Piazza, il p.mo a passar il Palco dell’Ill.mi SS.ri Giud.i dell’Arrivo doppo la 3a girata fu quello della Contrada della CIVETTA, al Capit. della quale, attesa la relaz.e fatta dagl’Ill.mi SS.ri Giud.i della Mossa, che la med.ma era stata legittimam.te data, fu ordinato dagl’Ill.mi SS.ri Giud.i dell’Arrivo doversi consegnare il Palio, e per allora il Baccile al d.o Palco appeso, per dover quello di poi restituire in atto che Le verranno consegnati in vece del med.mo i Tolleri Sessanta depositati a tal eff.o in questa Canc.ria di Bicch.a dagl’Ill.mi SS.ri Deputati predd.i, conf.e fu fatto in ogni.

E con ciò si diè fine a d.a Festa partendosi i predd.i Ill.i SS.ri Giud.i, e Deputati con altri Cav.ri intervenuti in d.o Palco per andarsene ciascuno agl’affari suoi particolari [“Processi dei Palj dal 1692 al 1745”, ACS 685-379. Atti del Palio del 2 luglio 1727].

L’8 luglio successivo, il baccile simbolo del Palio fu riportato in Biccherna dal capitano della Civetta Gio. Antonio Durante e dal camarlengo Giovanni Perpignani, che ritirarono il denaro del premio. Il Perpignani firmò la quietanza.

Per manifestare la sua gioia, la Contrada della Civetta fece ricorrere il Palio il 17 agosto successivo. In quanto organizzatrice, si presentò al pubblico entrando in Piazza per prima. Essa comparse in Piazza con molti Uomini a Cavallo, annunziata dal suono di trombe; furono sparati anche 10 Masti. Guidò il drappello il capitano Giovanni Antonio Durante, alla cui sinistra aveva voluto il capitano dell’Aquila per testimoniare alla cittadinanza un’aggregazione da poco costituita.

I cartellanti della Contrada eletta di Minerva distribuirono alle autorità ed al pubblico un sonetto dedicato ai suoi quattro nobili Protettori ed inneggiante al ritrovato antico vigor dopo una lunga stagione di inattività.

Anche l’Aquila entrò in Piazza con una cavalcata di 20 figuranti, avendo per capitano Cosimo Zani e per alfiere Domenico Becattelli; seguivano trenta persone a piedi, tutti vestiti con una divisa gialla e turchina, colori della Contrada. Il vessillo con l’insegna era portato dall’alfiere Girolamo Mariani. I cartellanti di questa Contrada distribuirono una composizione poetica.

Un altro sonetto fu distribuito dalla comparsa del Nicchio per auspicio di vittoria, poiché da diversi anni la fortuna sembrava aver voltato le spalle alla Contrada dei Pispini. Ma la ricorsa della Civetta fu vinta dalla Lupa.

 

Capitano: Giovanni Antonio Durante

Drappellone di un palio rionale della prima metà del ‘700 recante l’immagine di Santa Caterina e lo stemma della famiglia Trecerchi. E’stato usato dalla Contrada della Civetta per mostrare la vittoria nel Palio del 2 luglio 1727. Il drappellone originale del 1727 è andato perduto.
Contrada della Civetta, “Questa, ch’or trionfante, in pria negletta …”, sonetto, stamp. F. Quinza, Siena 1717 [BCS, Barg. Petrucci 3356]

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Corrono secondo ordine alla mossa: Giraffa, Montone, Lupa, Nicchio, Drago (a sorte), Pantera, Chiocciola (a sorte), Civetta, Aquila e Istrice (a sorte).

 

La sorte aveva favorito la Contrada della Lupa, poiché aveva avuto in sorte un fortissimo baio di Francesco Ricci. Come monta la Contrada di Vallerozzi aveva scelto il fantino Luchino, ma durante la corsa del Palio trovò una forte opposizione da parte del fantino del Drago, che ne causò la sconfitta. Vinse pertanto la Civetta, che superò un acerbo contrasto con il Valdimontone.

…Questa corsa riuscì alquanto divertente – scrisse il Griccioli -, diverse Contrade si disputarono la vittoria. Con molta probabilità avrebbe vinto la Lupa, ove correva Luchino, se al 3° giro non fosse stata chiappata da Ministro, fantino del Drago. Finalmente la Civetta, dopo molto contrasto con il Montone, il cui fantino cadde al 3° giro al Casato, vinse il palio, correndoci il fantino Domenico Laschi d.o Bechino [S. Griccioli, “Palii – Descrizione (4 luglio 1717 – 2 luglio 1804)”, AC Aq. 2/R,].

Ma ecco il verbale del Comune:

Adi 2 Lug.o 1761.

Si conferirono gl’Ill.mi Sig.ri Giudici sopra le Mosse al Prato di S.Agostino, e messe in ordine tutte le Contrade a forma della nota ai medesimi trasmessa, e assieme il Palio proceduto dai Trombi, si incaminarono verso la pubblica Piazza, e giunti alla bocca del Casato ivi si fermarono. Ed intanto gl’Ill.mi Sig.ri Giudici sopra le Mosse, essendosi portati al Palco dei Sig.ri Giudici dell’Arrivo a prendere la permissione, fecero intanto introdurre il Palio, e successivam.e le Contrade colle loro Insegne, girando attorno la Piazza; ed intanto dal pubblico Banditore fu fatto pubblicare il consueto Bando qui annesso per i soliti luoghi della med.a; e ciò terminato fu collo Sparo del Mortaretto dato il segno della Ritirata, e venuti i Cavalli al Canape furono dai dd.i Sig.ri Giudici delle Mosse posti ai suoi luoghi, e ritiratisi dd.i Sig.ri al suo solito luogo presso il Verrocchio, fu dato il Segno della Tromba, e contemporaneam.e calato il Canape si partirono i Cavalli dalla Mossa, e fatte le tre solite girate attorno alla Piazza, il primo a passare il Palco fu il Cavallo della Contrada della CIVETTA, come nella Nota posta sotto n° 8, al Capitano della quale, attesa la relazione dei Sig.ri Giudici sopra le Mosse essere stata legittimam.e data la Mossa, fu ordinato dall’Ill.mi Sig.ri Giudici sopra l’Arrivo per allora concedersegli il Drappellone, Baccile, e Mazza, conforme stava appeso, per dover poi in atto della restituz.e del d.o Baccile consegnarseli Tolleri Sessanta in moneta destinati per quella Contrada che avesse vinto il Palio, e così terminata la Festa si partirono dal Palco, in ogni [ACS 686-380 cit.: verbale del Palio del 2 luglio 1761.].

La Civetta possiede ancora il drappellone di questo Palio. È il più antico di quelli rimasti alla Contrada del Castellare. Questo “cencio” misura cm 150 per cm 50; risulta mutilato della parte inferiore. Lo spezzone conserva in alto il busto di Maria Vergine di Provenzano coronato di stelle, collocato su di un cumulo di nubi, e due stemmi. Sono le armi gentilizie dei Deputati della Festa Agostino Fabiani Gigli e Anton Maria Del Cotone; è andato perduto il terzo stemma, quello del deputato Tommaso Bucci.

 

Capitano: Antonio Masotti

Drappellone con il simulacro della Vergine di Provenzano sulle nubi e con le tre armi dei Deputati della Festa, decorate con nastri. Il paliotto, che reca dipinta l’immagine di Santo Stefano Protomartire e l’arme della famiglia De Vecchi, dovrebbe riferirsi ad una carriera rionale organizzata dalla Lupa.

“Ricorsa” di mezz’Agosto indetta dalla Contrada della Lupa per rinuncia della Civetta vittoriosa nella carriera di Luglio.

Corrono secondo ordine alla mossa: Bruco, Pantera, Onda, Civetta, Istrice, Chiocciola, Oca, Nicchio, Torre e Giraffa.

 

La Contrada della Civetta aveva vinto il 2 luglio 1761 il Palio di 60 Tolleri in onore della Vergine di Provenzano, ma essa rinunciò ad organizzare la Ricorsa per motivi che non si conoscono. Assunse allora l’iniziativa la Contrada della Lupa, che a luglio era stata clamorosamente sconfitta. Questa, per “ripicca” nei confronti della Civetta, il 20 luglio 1761 chiese al Granduca il permesso di organizzare la Ricorsa a sue spese, offrendo un premio di 40 Tolleri. Diciamo subito che la Civetta fu ammessa a partecipare alla Carriera e riportò nuovamente il successo, facendo, come suol dirsi, “cappotto”: il primo del genere nella storia del Palio!

Altro evento da rimarcare fu la richiesta di partecipazione a questa Carriera avanzata da Munistero, vale a dire dalla Contrada della Quercia, che mai in precedenza aveva corso il Palio o preso parte individualmente alle feste pubbliche, in quanto componente delle Contrade della Chiocciola. Sorprendentemente, in violazione del Bando di Violante Beatrice di Baviera, la Biccherna accettò l’istanza di partecipazione di questa sedicente Contrada, ma le proteste delle vere Contrade convinsero i Provveditori ad escludere Monastero dal sorteggio.

 

Capitano: Antonio Masotti

Drappelloncino di una carriera rionale, usato dalla Contrada della Civetta in luogo del palio originale del 16 agosto 1761, andato evidentemente perduto. La data sembra comunque autentica. Il paliotto, che reca dipinta l’immagine di Santo Stefano Protomartire e l’arme della famiglia De Vecchi, dovrebbe riferirsi ad una carriera rionale organizzata dal Nicchio.

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Corrono secondo ordine alla mossa: Bruco, Oca, Selva (a sorte), Civetta, Onda, Pantera, Giraffa (a sorte), Drago, Montone (a sorte) e Torre.

 

Fu questo l’anno del secondo “cappotto” della Contrada della CIVETTA, che già aveva vinto entrambi i Palii corsi nel medesimo anno nel 1761. Il successo nella corsa di Provenzano del 1778 fu merito del fantino Mattia Mancini detto Bastiancino, che approfittò della lotta tra il fantino dell’Oca e quello del Drago. Questo Palio lo doveva vincere l’Oca, che ci correva Batticulo, se Luigi Sucini, che correva nel Drago, non avesse tenuto Batticulo all’ultima girata alla voltata del Casato. Fu a questo punto che Bastiancino si fece sotto ai due, e in faccia a casa Cerretani li passò entrambi, andando a vincere il Palio.
La Contrada della Civetta conserva la metà superiore del drappellone dipinto dal pittore Pietro Fraticelli. Vi si vedono il busto della Madonna di Provenzano e mezzo stemma del Nobile Deputato Giovan Battista Pannellini (o Pannilini). Nella parte andata perduta c’erano le armi degli altri due Signori della Festa, e cioè gli stemmi di Luzio Borghesi e di Giuseppe Bargagli.

Questa Carriera venne indetta dai tre Deputati Gio. Batta Pannilini, Luzio Borghesi e Giuseppe Bargagli il 6 giugno 1778.

Per la prima volta dopo 118 anni, per l’interramento della pista, non furono precettati i Camarlenghi dei Terzi extramoenia. Tale obbligo riguardante i Comunelli delle Masse era stato abolito, insieme ad altre “corvées”, con decreto Leopoldino del 28 ottobre 1777. Il compito di mettere il tufo in Piazza venne assunto direttamente dalla Biccherna, che utilizzò anche una macchina a forma di tinello per innaffiare la pista.

La tratta fu eseguita in Piazza del Campo secondo la procedura consueta.
Il Palio fu regolarmente corso il 2 luglio. Ecco il processo verbale redatto dal cancelliere di Biccherna [“Processi dei Palj dal 1770 al 1792”, ACS 687-381. Atti del Palio del 2 luglio 1778]:

“Adi 2 Luglio 1778.
L’Ill.mi Sig.ri Giudici Sopra le Mosse essendosi trasferiti nel Prato di S.Agostino a forma del Biglietto statoli trasmesso, e messe in ordinanza le Contrade a forma della nota statale mandata, e prima fatto procedere il Palio assieme con i Trombi, e dietro al med.mo le dieci Contrade poste ai suoi Luoghi, e giunti alla bocca del Casato si fermarono; ed intanto fatto introdurre il Palio nella Pubblica Piazza, avendo di già presa l’opportuna permissione dai Sig.ri Giudici Sopra l’Arrivo, e fatta la consueta girata per la Piazza, fu posto, ed appeso al luogo del Palco. Dopoi fatte introdurre le Contrade con le loro Insegne, fu ordinato al pubblico Banditore, che pubblicasse il consueto Bando per tutti i luoghi della Piazza, e fatto il giro dalle Contrade con le loro Insegne, fu ordinato lo Sparo del Mortaretto per la ritirata, e venuti i Cavalli al Canape con le loro divise, e posti ai suoi luoghi toccatili in sorte, e dato il Segno colla Tromba, e calato contemporaneam.e il Canape, si partirono le dieci Contrade dalla Mossa, e fatte le tre solite girate per la d.a Piazza, il primo a passare il Palco dei Sig.ri Giudici dell’Arrivo fu il Cavallo della Contrada della CIVETTA, posto sotto n° 4. Ed essendo stata fatta dalli Sig.ri Giudici Sopra le Mosse la relazione ai Sig.ri Giudici dell’Arrivo di essere stata buona e leggittima Mossa, fu ordinato dalli Sig.ri Giudici dell’Arrivo che si consegnasse il Palio, e Drappellone con il Baccile al Cap.no di d.a Contrada, e così dissero, pronunziarono, in ogni. E scesi i Sig.ri Giudici dal Palco fu posto fine alla Festa.”
Latt.o Balestri Canc.re.

Il premio della corsa fu pagato al capitano Giuseppe Dinelli ed al camarlengo della Civetta Niccolò Marescotti.

Parte del denaro incassato, e cioè ben 35 Tolleri (l’equivalente di 5 fiorini), furono versati al parroco della Chiesa di S. Pietro alle Scale in Banchi in base ad un accordo sottoscritto il 16 giugno 1773 tra il curato don Giuseppe Ciolfi ed i Deputati della Contrada cav. Fabio Accarigi e cav. Alessandro Sansedoni per dare effetto ad una disposizione testamentaria del contradaiolo Galgano Perpignani, pittore e civettino, deceduto in Bologna nel 1771. Nei primi due capitoli del concordato era stato fissato che alla Contrada dovessero essere corrisposti la quota di un fondo speciale per la partecipazione alle Carriere di luglio, una dote annuale da assegnare per concorso ad una giovane contradaiola ed altri benefici. Il parroco, in quanto curatore testamentario, si era impegnato a mettere a disposizione della Civetta anche la chiesa e la sagrestia: in S. Pietro la Contrada poteva celebrare le funzioni religiose, poteva tenere le adunanze e conservare i propri beni; in cambio però era tenuta a pagare due libbre di cera bianca per la festa del Santo Patrono ed a corrispondere 5 fiorini per ogni vittoria riportata nel Palio del 2 luglio e 3 fiorini per ogni successo nella Ricorsa d’agosto. In segno di riconoscenza verso il benefattore, la Civetta aveva l’obbligo di curare l’esposizione di una propria bandiera con l’arme dei Perpignani presso l’altare di Sant’Antonio da Padova esistente nella chiesa; inoltre, al termine del “giro” per la festa titolare, i Civettini dovevano fare una sbandierata con l’alzata e bruciare due fastella di scopo dinanzi all’abitazione dei Perpigani presso la Croce del Travaglio [A. FIORINI, “La Contrada Priora della Civetta e le sue sedi”, in “Contrada Priora della Civetta. Le sedi storiche”, Genova 1984,].

Capitano: Giuseppe Dinelli

Drappellone del Palio del 2 luglio 1778. La Contrada della Civetta, che lo vinse, ne conserva soltanto la metà superiore, riconoscibile dallo stemma del Deputato della Festa Gio. Batta Pannilini. La metà inferiore è andata perduta. La data apposta ai lati dello stemma (1780) è un errore. Pittore: Pietro Fraticelli.

16 agosto, ricorsa di mezz’Agosto organizzata per iniziativa di privati cittadini con pubblica sottoscrizione

Corrono secondo ordine alla mossa: Tartuca, Bruco, Nicchio, Montone, Onda, Lupa, Civetta, Giraffa, Leocorno ed Istrice.

 

Secondo “cappotto” della Contrada della Civetta.

I sopradiciò del Palio furono Smittio Merciajo al Casato de’ Bicchi, Niccolò Farulli, e Bartaletti Sellajo, cioè Borio. Così il Bandini indica i cittadini che a mezzo di pubblica questua fecero ricorrere un Premio di Tolleri 40 moneta dalle Contrade il 17 agosto 1778 per il pubblico divertimento della Città, come ancora de’ Forestieri che intervengono alle Feste [A. F. Bandini, “Relazione delle Carriere seguite nella Piazza del Campo di Siena dall’Anno 1526 a tutto il…(1843)”, BCS, ms E III/2 31].

I promotori della Ricorsa in realtà furono quattro, perché insieme ai citati Liborio Bartaletti, Demetrio Bicchi e Niccolò Farulli, c’era anche un certo Lazzero Fallani. Costoro il 1° di agosto supplicarono umilmente S.A.R. acciò volesse degnarsi dargliene la permissione, ed avendo ottenuto subito il Concedesi come si domanda, si recarono di corsa in Biccherna per attivare la procedura paliesca. Per tale effetto depositarono i 40 Tolleri del premio e quelli per le spese della Cancelleria presso la Cassa Fiscale e chiesero ai Provveditori di far affissare il consueto editto per le Contrade. Il termine per l’iscrizione alla Ricorsa fu stabilito per il 5 agosto.

Entro tale data si presentarono i capitani di 15 Contrade; risultarono assenti quelli del Drago e della Pantera.

Il Consiglio della Contrada della Civetta, anche se aveva vinto il Palio dello scorso 2 luglio, aveva deciso di segnarsi ugualmente alla Ricorsa. La riunione fu tenuta nella chiesa di S.Pietro in Banchi la sera del 4 agosto 1778. Votarono a favore ben 99 contradaioli; contrario fu uno soltanto. Per capitano venne confermato Giuseppe Dinelli

Non essendo considerata la “ricorsa” un palio ordinario, per stabilire il lotto delle partecipanti si procedette con l’estrazione a sorte di tutte e dieci le Contrade come per le carriere straordinarie.

La tratta fu eseguita il 14 agosto davanti alla porta del Tribunale di Biccherna. Il Palio ebbe luogo il 16 agosto.

Con non poca sorpresa di tutti i Senesi, il Palio fu vinto nuovamente dalla Contrada della CIVETTA, che realizzò così il suo secondo “cappotto”. Si sussurrò che la Civetta vincesse in seguito ad accordi e raggiri corsi fra i fantini; certo è che essa aveva avuto uno dei migliori cavalli (lo stornello di Luigi Cetti) ed aveva ingaggiato uno dei fantini più bravi (Luigi Sucini detto Nacche).

Alcune notizie sull’andamento della corsa possono leggersi nel manoscritto attribuito al Bandini; segue il verbale del Comune redatto dal cancelliere Lattanzio Balestri:

(1778), 17 agosto. Vinse la CIVETTA con Fantino Gigi Susini, fatto ricorrere dal Pubblico; il Cavallo era bianco del figlio del Cetti, che faceva l’Oste a S. Giovannino, e d.o Cetti fa il Barbiere, e fu una belliss.a corsa combattuta tra tre Contrade, cioè dall’Onda, Civetta, e Tartuca. Nella prima girata vi fu delle nerbate, alla Pianata si tennero alla seconda girata, Batticulo che correva nella Tartuca, e Gigi che correva nella Civetta, che vinse [BCS, ms E III/2 31].

Adi 17 Agosto 1778.

L’Ill.mi Sig.ri Giudici Sopra le Mosse essendosi trasferiti nel Prato di S.Agostino, ove vi erano tutte le Contrade adunate assieme col Palio, ed avendo principiato ad inviare il Palio verso la pubblica Piazza, e dietro al med.mo le respettive Contrade a forma della nota stata trasmessa alli dd.i Sig.ri Giudici, e fermate alla Bocca del Casato fu intanto presa la permissione dalli Sig.ri Giudici dell’Arrivo per cominciare la Festa, fu fatto introdurre il Palio nella pubblica Piazza, e fatta la consueta girata fu appeso al Palco, ed intanto furono fatte introdurre le Contrade colle sue Insegne, e fatto pubblicare per tutti i soliti Luoghi della Piazza il Consueto Bando, e intanto avendo le d.e Contrade fatto il giro della Piazza, fu ordinato lo Sparo del Mortaretto, e venute tutte e dieci le Contrade al Canape, e posti i Cavalli ai suoi Luoghi, fu dato il Segno colla Tromba, e contemporaneam.e calato il Canape, si partirono le dieci Contrade, e fatte le solite tre girate per la Piazza, la prima a passare il Palco dei Sig.ri Giudici dell’Arrivo fu la Contrada della CIVETTA, ed attesa la relazione dei Sig.ri Giudici delle Mosse essere stata buona, e legittima la Mossa, fu ordinato consegnarsi il Baccile, e il Drappellone al Cap.no della Civetta, e così dissero, e smontati i Sig.ri Giudici dal Palco si diede fine alla Festa [“Processi dei Palj dal 1770 al 1792”, ACS 687-381. Atti della Ricorsa del 17 agosto 1778:].

 

Capitano: Giuseppe Dinelli

 

Il drappellone di questa Carriera è andato perduto.

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Corrono secondo ordine alla mossa: Nicchio (a sorte),  Istrice (a sorte), Selva, Civetta, Montone, Bruco (a sorte), Pantera, Drago, Giraffa e Torre.

 

I Deputati della Festa per il 1780 furono Alessandro Lucarini Saracini, Felice Griffoli e Giovan Gastone Bichi Borghesi. Il 3 giugno 1780 essi fecero il deposito della somma occorrente per far correre il Palio nelle mani del camarlengo di Biccherna Alibrando Parigini e chiesero ai Provveditori che venisse data esecuzione al benigno rescritto della Consulta granducale. Alle Contrade fu concesso di potersi iscrivere alla corsa entro il 19 giugno.

La mattina del giorno 20, alla presenza dei Capitani, ebbe luogo il sorteggio delle tre Contrade che non correvano d’obbligo.

Dalla tratta, eseguita secondo la procedura consueta la mattina del 29 giugno, uscì come grande favorito del Palio il Nicchio, che aveva ingaggiato come fantino il grande Bastiancino. Ma il palio fu vinto con molta fortuna dalla CIVETTA, che per fantino aveva Begnamino di Belforte, soprannominato Maremmano.

Per la verità alla Contrada dei Pispini era toccato in sorte un cavallo assai veloce, ma assai difficile da far curvare. Durante il primo giro Bastiancino si era mantenuto prudentemente quinto; poi, al secondo giro, rotti gli indugi, aveva sorpassato tutte le Contrade che aveva avanti. Così facendo giunse a S. Martino troppo veloce e non riuscì più a riprendere il cavallo, il quale oltre tutto  girò assai largo per le nerbate ricevuta da dietro da Ciocio, fantino della Selva. Bastiancino tentò di riportare in linea la propria cavalcatura, ma tirò così forte le briglie che gli si spezzarono. Non poté cos’ evitare una caduta rivinosa davanti al Corpo di Guardia (cioè prima della Cappella), nella quale furono coinvolte quasi tutte le Contrade; soltanto la Civetta poté passare senza cadere e vinse il Palio.

La relazione finale del segretario della Civica Comunità Lattanzi Balestri non fa cenno agli episodi della corsa, ma si limita a sancire la vittoria della Civetta con il consueto linguaggio burocratico.

L’Ill.mi Sig.ri Giudici Sopra le Mosse essendosi trasferiti nel Prato di S. Agostino a forma del Biglietto statoli trasmesso, e messe in ordinanza le Contrade a forma della nota statali trasmessa, e prima fatto procedere il Palio assieme con i Trombi, e dietro al med.mo le dieci Contrade poste ai suoi Luoghi, e giunti alla bocca del Casato si fermarono; ed intanto fatto introdurre il Palio nella Pubblica Piazza, avendo già presa licenza dalli Sig.ri Giudici Sopra l’Arrivo, e fatta la consueta girata per la Piazza, fu posto appresso al Palco. Dopo fatte introdurre le Contrade con le loro Insegne, fu ordinato al pubblico Banditore, che pubblicasse il consueto Bando per tutti i luoghi della Piazza, e fatto il giro dalle Contrade con le loro Insegne, fu ordinato lo Sparo del Mortaretto per la ritirata, e venuti i Cavalli al Canape con le loro divise, e posti ai suoi luoghi toccatili in sorte, e dato il Segno colla Tromba, e calato contemporaneamente il Canape, si partirono le dieci Contrade dalla Mossa, e fatte le tre solite girate per d.a Piazza, il primo a passare il Palco dei Sig.ri Giudici dell’Arrivo fu il Cavallo della Contrada della CIVETTA, posto sotto n° 4. Ed essendo stata fatta la relazione dalli Sig.ri Giudici Sopra le Mosse ai Sig.ri Giudici dell’Arrivo essere stata buona e legittima la Mossa, fu ordinato dalli Sig.ri Giudici dell’Arrivo che si consegnasse il Palio, Drappellone con suo Baccile al Cap.no della d.a Contrada, e così dissero, pronunciarono, e dichiararono in ogni. E scesi i Sig.ri Giudici dal Palco fu posto fine alla Festa [“Processi dei Palj dal 1770 al 1792”, ACS 687-381. Verbale del Palio del 2 luglio 1780:]. (Adi 2 Luglio 1780)

 

 

Priore: Assunto Ferretti

Capitano: Bartolomeo Sardelli

 

Drappellone del Palio del 2 luglio 1780 vinto dalla Civetta. La Contrada conserva solamente la metà superiore del “cencio”, dove è stata apposta una data sbagliata (1778). L’arme del Deputato Alessandro Saracini (uno dei tre Signori della Festa del 1780) non lascia dubbi sulla data esatta del drappellone. Mancano le armi Griffoli e Bichi Borghesi. Pittore: Pietro Fraticelli.

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Corrono secondo ordine alla mossa: Aquila, Drago, Onda (a sorte), Civetta, Pantera (a sorte), Tartuca, Torre, Istrice, Lupa (a sorte) e Selva.

 

Il nuovo provvedimento di sorteggiare l’ordine di mossa sul Palco dei Giudici e di comunicarlo ai fantini pochi attimi prima dell’abbassamento del canape (innovazione applicata per la prima volta in occasione della carriera d’agosto del 1788) non aveva dato i frutti sperati, perché i fantini avevano causato ugualmente una partenza tumultuosa. Anche i dirigenti delle Contrade avevano protestato. Inoltre, l’effettuazione del sorteggio sul palco dei Giudici nell’imminenza della carriera era sembrata un’operazione non ben fatta a motivo dell’insufficienza del tempo per compierla; così il 9 giugno 1789 fu stabilito di effettuare il sorteggio la mattina del giorno del Palio presso la Cancelleria della Comunità Civica e di comunicarne l’esito ai Capitani per mezzo di due Caporali della Truppa Civica poco prima che i fantini muovessero verso il verrocchio. Questi sistema, salvo rarissime eccezioni, fu praticato fino al 1870.

Pertanto, la mattina del Palio, presso la Cancelleria della Comunità Civica, fu proceduto al sorteggio speciale dell’ordine di mossa secondo quanto stabilito con delibera del 9 giugno 1789. Risultò l’ordine seguente:  1. Aquila,  2. Drago,  3. Onda,  4. Civetta,  5. Pantera,  6. Tartuca,  7. Torre,  8. Istrice,  9. Lupa, 10. Selva

Il pomeriggio, verso le ore cinque e trenta, i Giudici delle Mosse si recarono in Piazza di Sant’Agostino per ordinare le comparse delle Contrade e farle muovere verso il Casato. Il corteo entrò in Piazza del Campo alle ore sei e mezzo. Quando toccò ai fantini entrare dalla Bocca del Casato per schierarsi con i loro cavalli al canape, i Giudici Anton Vincenzo Del Taja e Antonio Forteguerri comunicarono loro l’ordine determinato dal sorteggio del mattino.

Ecco il verbale del palio redatto dal cancelliere aggiunto Giuseppe Bandiera:

Adi 2 Luglio 1788.

Gl’Ill.mi SS.ri Giudici Sopra le Mosse, essendosi trasferiti circa le ore cinque e mezzo pomeridiane di questo sud.o giorno in sequela del Biglietto stato Loro trasmesso come in Atti nel Prato di S. Agostino, fecero in primo luogo porre in ordinanza tutte le dieci Contrade secondo l’Estrazione seguita delle medesime nel dì 29 Giugno cad.e come in Atti. E successivamente fecero precedere il Palio con i soliti Trombi, e dietro al medesimo le dieci Contrade colla sud.a ordinanza, le quali giunte alla Bocca del Casato, si fermarono. Indi dopo qualche poco di tempo fecero i detti SS.ri Giudici introdurre il Palio in Piazza, e fatta la solita girata per la medesima, fu dopoi fatto attaccare il d.o Palio nel Palco de’ SS.ri Giudici dell’Arrivo. Susseguentemente fatte introdurre tutte le dette dieci Contrade nella sud.a Piazza colle Loro Insegne, con avere fatto nell’atto dell’introduzione di ciascuna Contrada consegnare al Capitano della medesima la Nota della Tratta seguita questa mattina per gli Posti della Mossa, quale li fu fatta consegnare da due Caporali della Civica Truppa, fu allora ordinato al Pubblico Banditore, che pubblicasse il consueto Bando per tutti i Luoghi soliti della Piazza. Finalmente fattosi il giro della d.a Piazza da tutte le predd.e Contrade, fu allora ordinato lo Sparo della Bomba, e venuti i Cavalli al Canape colle Loro respettive divise i Cavalli, e Fantini, e posto ciascuno di essi al suo Luogo, e secondo l’Estrazione seguita in questa mattina come in Atti, fu dato allora il Segno della Mossa colla Tromba, e partiti tutti i Cavalli, fu il primo a passare il Palco de’ SS.ri Giudici il Cavallo della CIVETTA, di quelli che compirono tutte le tre Girate, posto nella Nota di che in Atti sotto n° 2; Ed essendo stata fatta la Relazione dagli predd.i SS.ri Giudici delle Mosse a quelli dell’Arrivo, che la Mossa era stata buona, e legittima, fu ordinato da questi la consegna del Palio con il suo drappello, e Baccile al Capitano della d.a Civetta, e così dissero, e dichiararono in ogni. E dopoi scesi dal Palco, fu così dato fine alla Festa [“Processi dei Palj dal 1770 al 1792”, ACS 687-381. Verbale del Palio del 2 luglio 1789].

 

Il diarista Bandini racconta nel modo seguente le vicende salienti di questa corsa:

[2 luglio 1789]

“Alle ore sei, e mezzo fu dato ordine alli Nobili Sig.ri Giudici, che le Contrade entrassero nella Piazza, la prima delle quali fu la Selva, e l’ultima la Civetta.

Fatte adunque le solite sbandierate, fu intimato il mastio per dare il segno alli Fantini che si accostassero alla Mossa, il primo luogo l’ebbe al canape la Pantera, e l’ultimo la Selva, fu data la mossa in buona forma, e per una girata, e mezzo vantaggiata fu prima la Pantera, il Fantino della quale era Gigi Susini, poscia li passò avanti l’Aquila, il Fantino Felloni d.o Biggiari, e di poi la Lupa, il Fantino d.o il Maremmano, dopo la voltata del Casato all’ultima girata l’Aquila, vedendo che il suo Cavallo non reggeva più, si stese sopra il med.mo, e chiappò la coda del Cavallo della Lupa, e poscia si accostò alla testa del Cavallo, combattendo i due Fantini Aquila e Lupa, in questo frattempo la CIVETTA, essendosi sempre mantenuta terza e quarta, tirò a sfondare, e li riuscì passare avanti ai combattenti Aquila e Lupa, e riportò il Palio per la lontananza di un Cavallo, e messo circa. Il Fantino della Civetta era Dorino [A. F. Bandini, “Diario” ad annum (1789), BCS, D III 5].”

Sempre il Bandini registra il Giro della Vittoria della Civetta e le feste da essa effettuate il 25 ed il 26 luglio 1789 in occasione della Festa Titolare, dedicata a S. Cristoforo.

In precedenza la Contrada della Civetta in passato aveva festeggiato S. Pietro. Il nuovo santo era stato scelto come Patrono della Contrada nel 1786, e cioè quando essa si era trasferita dall’oratorio di S. Pietro alle Scale in Banchi alla chiesa di Piazza Tolomei.

[3 luglio 1789]

“Questa mattina secondo il solito si fa girare il Palio per la Città, con la Contrada vincitrice, per fare mance al Fantino, non solo dai Protettori, come ancora dai Geniali della med.ma [Op. cit.].”

[25 luglio] .

“Festa ancora nella Chiesa Curata, e Gentilizia di S. Cristofano in Piazza Tolomei, a cui la Contrada della Civetta vi fa feste con musica ed Indulgenza.

La Contrada della Civetta in quest’oggi è abitar d’una Corsa d’Asini, con premio di uno stacco di mezzalanina scura, da principiare la corsa dalla piaggia della strada del Refe Nero, e girando da S. Vigilio, e poscia da Re Osteria, e devono riuscire nella Piazza dei Tolommei.

Sortita della Civetta, e Torre (…), ogniuna separata, per fare le SS.re, e SS.ri per la Festa dell’Anno 1790; E per fare il rendevus alli Nobb. SS.ri Protettori della med.ma [Op. cit.].”

[26 luglio] 

“Quest’oggi pure la Contrada della Civetta fa correre un Palio di Cavalli alla Lunga, con premio in denari da darsi la mossa alla Colonna di Piazza Tolommei, ed avere il termine la Carriera alla Cura della Magione [Op. cit.].”

 

Priore: …

Capitano: Venanzio Colombi

Drappellone di taffettà bianco di cm 195 x cm 60 dipinto dal pittore Fraticelli con il busto della Vergine di Provenzano circondato da nubi scure. Sotto sono rappresentate le armi dei tre Deputati della Festa Corti, Bargagli, Cinughi De’ Pazzi. Lungo i bordi laterali del drappellone si sviluppa una sobria decorazione.

Palio del 16 Agosto in onore di Maria Vergine Assunta in Cielo

Corrono secondo ordine alla mossa: Giraffa (a sorte), Onda,  Pantera (a sorte), Nicchio (a sorte),  Aquila, Civetta, Drago, Lupa, Tartuca e Leocorno.

 

Palio corso durante la dominazione francese della Toscana.
Innovazioni nel corteo delle comparse.

Questo Palio venne indetto il 27 luglio 1811 per ordine del Maire Giulio Ranuccio Bianchi, Ciamberlano della Granduchessa di Toscana. Alle Contrade venne notificato che potevano presentare le loro deliberazioni per partecipare alla Carriera entro la data del 5 agosto; la mattina del giorno seguente, alle ore 10, avrebbe avuto luogo l’estrazione a sorte per determinare il lotto delle partecipanti.

Il diarista Bandini riferisce che il 15 agosto si ebbe una solenne cerimonia in Cattedrale. Avanti di questa funzione furono dispensati dei doni a cinque fanciulle per Contrada, alle 17 Contrade, in luogo del Teatro gratis, E furono dispensate sei doti di scudi sei per una dal Maire in contemplazione della Gran Festa di S. Napoleone… [Op. cit.].

Per il Palio le Contrade si radunarono a Sant’Agostino e fecero il loro ingresso in Piazza verso le ore diciotto e trenta. Durante la sfilata, obbedendo ad un preciso ordine del Maire, gli alfieri “spiegarono” i loro vessilli, ma non poterono effettuare sbandierate. Ogni fantino partecipò alla passeggiata storica su di un cavallo da parata o soprallasso. Questa disposizione non rappresentava una novità, perché l’uso del soprallasso era contemplato anche nel Bando del 10 maggio 1721, ma la norma era spesso disattesa. Queste prescrizioni, mirate ad ordinare e ad accelerare il corteo, non furono ben comprese dai contradaioli, ritenendole una bizzarria dell’amministrazione francese, ma furono ribadite anche nell’Ordinanza di Polizia del 1 luglio 1812.

I fantini rispettarono ben poco i posti loro assegnati al canape; fecero confusione ed i cavalli risultarono tutti ammassati.
Il Palio comunque fu assai bello, anche se non si registrarono particolari contrasti a colpi di nerbo. All’abbassamento del canape scattò in testa il Leocorno, seguito dalla Giraffa, ma passò subito avanti l’Onda. Per due giri e mezzo furono prime a turno, senza nerbarsi o tenersi, Onda, Pantera e Drago. Al terzo giro a S. Martino queste Contrade vennero superate dalla Civetta, che conquistò un vantaggio incolmabile per avere il Drago serrato ai palchi Pantera e Onda. Seconda arrivò la Tartuca. La Contrada della CIVETTA vinse con il fantino empolese Piaggina, nei primi tempi detto anche Stiaccino, Piaccina e Fiorentino, e con il cavallo morello maltinto del sellaio Vignozzi.

1811, 16 Agosto. Vinse il Palio la Contrada della CIVETTA correndovi Piaggina nel Cavallo morello maltinto del Vignozzi Sellajo. La Corsa fu bella perché furono prime per un poco la Giraffa subito dopo la mossa, indi l’Onda per più di una girata, poi il Leocorno fu secondo per un piccolo tratto, che poi restò indietro, ed alla terza girata cadde. E la Pantera gareggiò coll’Onda, e fu per un poco prima, indi entrò primo il Drago verso l’ultima girata, ma fu passato poco dopo dalla Civetta che vinse il Palio, essendo arrivato secondo a vincita di Palio il cavallo della Tartuca. [“Palii – Descriz. dal 1650 al 1856”, ASS, Archivio preunitario n. 692].

 

Il diarista Bandini si lamenta che in questo Palio “garoso” vi furono poche nerbate:

“Dato il segno della Mossa si presentarono al Canape quasi tutti in un monte. Fu data la mossa (…), e la prima fu il Leocorno, poscia passò avanti la Giraffa, ed Onda con Brandino, in seguito la Pantera, Onda, e Drago, ed alla terza girata passò la Civetta con Piaggina sopra, e riportò la Gloria. Fu bello perché garoso, ma vi seguirono poche nerbate, se non che fra le due Contrade Onda con Brandini, ed il Chiarini fantino della Pantera.”

[A. BANDINI, “Diario” ad annum cit.,].

 

Secondo l’anonimo autore del manoscritto “Il Palio di Siena. Vittorie e premi”, precedentemente ricordato, la corsa piacque a tutti gli spettatori:

“…Fu dato il Segno per andare i Cavalli alla Mossa, e vi andarono quasi tutti in un monte, si messero al Canape, ma si tirò via. Scappò primo il Leocorno, ma per poco, che lo passò subbito la Giraffa, questa pure per poco, giacché passò avanti l’Onda, Fantino Niccolò Chiarini, e il Drago, fantino il Figlio di Piaggina, e per due girate e mezzo furono prime alternativamente, ora una, ed ora un’altra di queste tre Contrade, ma senza nerbarsi, né tenersi, alla voltata di S. Martino della terza girata passò prima la Civetta, Fantino Piaggina, e vinse il Paljo di due Cavalli staccati dalla Tartuca, che era seconda, con il Fantino un ragazzo detto Ferrino, le altre tre Contrade, Onda, Pantera, e Drago, si fermarono quasi per essere impedite alla terza girata alla voltata del Casato, e nerbandosi, perché il Drago col suo Cavallo serrò ai Palchi la Pantera e l’Onda, e si dovettero fermare, ma con poche nerbate, e questo trattenimento fatto dalle già dette tre Contrade fece sì che si vantaggiò la Civetta, e ne vinse il Palio, come già si è detto di sopra.
Questa è stata una bella e garosa Carriera, ed è stata molto plaudita nel generale dal gran numero di Spettatori d’ogni rango, e d’affollato Popolo, e la Piazza era un bel colpo d’occhio a vedersi, che ne son restati contenti tutti i Forestieri. Alle ore 6 1/2 era già corso il Palio, e tutti gli Spettatori vi hanno cavato l’ora della passeggiata alla Lizza, che era un piacere a vedersi, giacché è stata in quest’anno abbellita di statue, e sedili mercé le cure e le premure del Sig.re Maire Giulio Bianchi.
E’ riescita bella la Carriera, perché i partiti erano tra i Fantini di non tenersi, né tampoco nerbare, lasciar fare ai Cavalli.”

[“Il Palio di Siena. Vittorie e premi riportati dalle 17 Contrade etc.”, ms. propr. privata].

 

Il processo verbale del segretario comunale Fineschi registra la vittoria della Civetta con le solite espressioni formali:

A di 16 Agosto 1811.
I Sigg.ri Girolamo Gigli, e Luigi Romualdi, Deputati sopra le Mosse, essendosi portati circa le ore cinque pomeridiane al Prato di S. Agostino ordinarono alle Contrade ivi radunate di portarsi alla Bocca del Casato ed ivi fermarsi avendo fatto precedere il Palio con i soliti Trombi.
Di poi portatisi in Piazza, e fatta la solita girata, fecero introdurre il Palio, e dopo aver girato fu fatto attaccare nel Palco dei Sigg. Giudici dell’Arrivo.
Susseguentemente fatte introdurre le dieci Contrade con le loro insegne, dopo aver fatto nell’atto dell’introduzione consegnare al Capitano di ciascuna Contrada la Nota della Tratta seguita nella mattina per i posti della Mossa per mezzo dell’Agente di Polizia Sapori, fu allora ordinato al Banditore che pubblicasse il Bando per tutti i luoghi soliti di Piazza, e di poi fu ordinato lo Sparo della Bomba, e venuti al Canape colle loro respettive divise Fantini, e Cavalli, e posto ciascuno di essi al luogo assegnatoli secondo la d.a estrazione, fu dato il Segno della Mossa con la Tromba, e partiti tutti i Cavalli, il primo a passare la Banderola fu il Cavallo della Contrada della CIVETTA, di quelli cioè che compirono le tre girate, e posto nella Nota di che in Atti sotto n° 6. Ed essendo fatta la Relazione dai Sigg. Giudici della Mossa a quelli dell’Arrivo essere stata buona, e legittima Mossa, fu ordinato da questi consegnare il Palio al Capitano della d.a Contrada della Civetta. E fu dato fine alla Festa [“Processi dei Palj dal 1793 al 1815”, ACS 688-382. Atti del Palio del 16 agosto 1811].

 

Priore: Giuseppe Canale

Capitano: Giuseppe Becheroni

Antonio Hercolani, emblema della Contrada della Civetta. Prima metà del secolo XIX.
Drappellone dominato da due soli elementi iconografici: l’Assunta e un grande emblema con l’aquila napoleonica. Non vi sono i monogrammi dei Giudici delle Mosse.

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Corrono secondo ordine alla mossa: Montone, Pantera, Nicchio, Drago, Leocorno, Onda (a sorte), Civetta, Torre (a sorte), Oca (a sorte) e Chiocciola.

 

Per questo Palio la tratta avvenne nel tardo pomeriggio del 29 giugno.
Sempre in occasione di questo Palio il Maire Giulio Ranuccio Bianchi firmò due provvedimenti: una “Notificazione”, assai severa, per i proprietari dei palchi ed un’”Ordinanza di Polizia” riguardante le Contrade.
Con la “Notificazione” furono ribaditi i criteri costruttivi dei palchi già fissati nel 1788, avvertendo i proprietari di far eseguire i lavori a persone capaci.
Il secondo provvedimento intese offrire alle Contrade un sistema uniforme all’occasione delle Corse nella pubblica Piazza, con lo scopo di formare un Regolamento da osservarsi per le medesime.
L’Ordinanza fu data alle stampe nella tipografia di Francesco Rossi e Figlio e venne affissata in città il 1 luglio 1812. Il nuovo Regolamento del Palio, firmato dai Deputati alle Mosse e da quelli alle Riprese (in precedenza si chiamavano Giudici delle Mosse e Giudici dell’Arrivo o della Vincita), confermò le novità introdotte il precedente anno nel corteo storico, imponendo agli alfieri di sfilare in Piazza a bandiera spiegata, ma senza fermarsi per effettuare sbandierate (art. 5). Fu ribadita la norma del 1805 che imponeva a ciascuna Contrada, la mattina del Palio, entro mezzogiorno, di presentarsi presso l’Ufficio Comunitativo per sottoporre il vestiario del proprio fantino ad un controllo delle autorità paliesche (art. 9). Infine fu ordinato ai fantini di schierarsi al canape rispettando i posti assegnati e di mantenere un distanza tale da rendere impossibile l’afferrarsi l’un l’altro (art. 10).

La mossa del Palio vide schierate le Contrade nel seguente ordine: 1. Montone, 2. Pantera, 3 Nicchio, 4. Drago, 5. Leocorno, 6. Onda, 7. Civetta, 8. Torre, 9. Oca, 10. Chiocciola.

Dalla mossa, data dai signori Girolamo Gigi e Luigi Borghesi, uscirono in testa Drago, Montone e Civetta. La Chiocciola, che aveva un buon cavallo, ebbe l’ultimo posto al canape e partì in sesta posizione; poi a S. Martino cadde rovinosamente e finì la sua corsa. Drago e Montone, pur nerbandosi furiosamente, fecero una corsa di testa; però, al terzo giro al Casato, Vecchia afferrò le briglie del cavallo del Drago, rallentandone l’azione. Ciò bastò all’esperto Piaggina per superare le due Contrade e vincere il Palio per la CIVETTA.

La cronaca del Bandini conferma la vittoria a sorpresa della Contrada di Piazza Tolomei:

[2 luglio]
La mossa fu data verso le ore 23, e fu poco immatura, ma ottima per evitare i soliti sconcerti dei Fantini. Scappò il Montone con Vecchia, Drago con Chiarini, e Chiocciola con Brandino, che alla prima girata verso il Palazzo del Marchese cadde, ma il Cavallo seguitò a correre per tutte e tre le girate. Ma il Drago ed il Montone si mantennero a vicenda ora primo l’uno ora l’altro, ma alla terza girata e doppo la voltata del Casato si cominciarono a tenere, e nerbare, che finalmente il Chiarini sbardellò Vecchia presso il Canape, ed in questo frattempo che lottavano questi due, passò avanti e vinse il Palio la CIVETTA con sopra Piaggina, e fu tutto terminato, con poca soddisfazione della Chiocciola, del Bruco, e del Montone, che questi se lo aspettavano il Palio sopra [A. BANDINI, “Diario” ad annum (1812), BCS, D II 5].

Un altro manoscritto ottocentesco riporta ulteriori particolari:
1812 – Il 2 Luglio si è corso il solito Paljo di 60 Tolleri, e lo ha vinto la Contrada della CIVETTA (…).
Alle ore sette fu dato il Segno con la Bomba, acciò i Fantini con i loro Cavalli si presentassero al Canape, e vi sono andati per regola secondo i loro posti assegnati, e senza tumultuare, e così era l’ordine dato ai Fantini dai SS.ri Deputati della Mossa (cioè il Sig.re Girolamo Gigli, e il Sig.re Cav.e Barone Luigi Borghesi Bichi) e accostati i Cavalli con i loro Fantini al Canape, fu data la Mossa, la quale riescì bella, e inaspettata ai Fantini, e sortì primo il Drago, con un buon Cavallo, Fantino Niccolò Chiarini, e poscia il Montone, e la Civetta, e consecutivamente tutto il resto in truppa e la Chiocciola Fantino Brandino, e che aveva un buon Cavallo, li toccò l’ultimo posto, andò al Canape di mezzo galoppo, sortì il sesto, e alla Fonte li aveva arrivati quasi tutti, meno che il Montone, e il Drago, ed era per passarli prima di arrivare alla voltata di S. Martino verso il Palazzo Chigi, li diede giù il Cavallo per avere voluto chiamare per prepararlo alla voltata, e cadde il Cavallo e il Fantino, e allora molto più si avvantaggiò il Drago, e il Montone, e alternativamente ora era primo uno, ed ora un altro, e alla terza girata alla voltata del Casato era primo il Montone, ed era per passarli avanti il Drago, e a forza di nerbate se lo teneva a dietro, ma non giovandoli stese la mano, e lo tenne per la briglia, e nel atto di tenerlo il Fantino del Drago diede una tratta al Fantino del Montone, e che era il Rossi d.to il Vecchia, lo sbardellò giù da Cavallo e cadde, e in questo contrasto il Drago perse del tempo, e la CIVETTA Fantino Piaggina spronò il Cavallo, che era terzo, e poco avanti il Palco dei Sig.ri Giudici passò avanti e vinse il Paljo, e così si è avverato il detto: “Inter duos Litigantes, Tertium Gaudet” [“Il Palio di Siena. Vittorie e premi riportati dalle 17 Contrade etc.”, ms. propr. privata].

Poco particolareggiato è il racconto del secondo cancelliere della Civica Comunità Antonio Danesi, che aggiornò il manoscritto “Palii – Descriz. dal 1650 al 1856” con il seguente resoconto:

1812, 2 Luglio. Vinse il palio la Contrada della CIVETTA col Cavallo morello di Giovanni Bettazzi, e col Fantino detto Piaggina. Dalla Mossa scappò Primo il Drago, che alla voltata di S. Martino fu passato dal Valdimontone, il quale si mantenne quasi sempre primo fino all’ultimo della Corsa, avendo sempre appresso il Drago, che per un altro poco rientrò primo, ma avendo voltato il Valdimontone al casato nell’ultima girata, si azzuffarono a poca distanza dalla Vincita del Palio, ed il Fantino del Valdimontone cadde sbardellato, ed allora entrò prima la Civetta, e vinse il Palio.[“Palii – Descriz. dal 1650 al 1856”, ASS, Archivio preunitario n. 692].

 

Priore: Giuseppe Canale
Capitano: Gaetano Franci

Drappellone scandito in due parti: nella metà superiore è la consueta immagine della Madonna di Provenzano ornata dalle volute speculari di esili tralci variopinti; in basso, in un cerchio formato da una corona di foglie d’alloro, sono collocate le iniziali dei Deputati della Festa: sopra DP (Deifebo Pieri) e sotto FD (Flaminio Dei) e GC (Giovanni Cosatti). Anche nella parte inferiore vi è la decorazione con tralci vegetali, che qui contorna la data.

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Corrono secondo ordine alla mossa:  Civetta (a sorte), Istrice, Giraffa, Tartuca, Leocorno (a sorte), Chiocciola (a sorte), Aquila, Bruco, Selva e Lupa.

 

In questo Palio le Contrade furono fatte allineare alla mossa tre volte, poiché i fantini cercarono di ostacolare la Civetta, che era ritenuta la favorita in quanto aveva il miglior cavallo ed il miglior fantino; inoltre uno dei due mossieri, il barone Luigi Borghesi Bichi, era protettore della Contrada.
Nonostante la coalizione dei fantini contro la Civetta, non appena cadde il canape, Piaggina approfittò della confusione e scappò via per primo, rimanendo poi sempre in testa senza alcun contrasto. La Chiocciola e la Selva caddero a S. Martino al primo giro; la Giraffa e il Bruco si scambiarono furiose nerbate, perdendo la possibilità di riagguantare la CIVETTA, che conseguì la sua terza vittoria in tre anni.

L’estrazione dei posti al canape, operazione diretta dai Deputati alle Mosse Luigi Borghesi e da Alessandro Mignanelli, aveva dato il seguente risultato: 1. Civetta, 2. Istrice, 3 giraffa, 4. Tartuca, 5. Leocorno, 6. Chiocciola, 7. Aquila, 8. Bruco, 9. Selva, 10. Lupa.

La mossa e la corsa del Palio furono caratterizzate – come abbiamo accennato all’inizio – dall’inutile contrasto di tutte le Contrade contro la Civetta. Fu cattiva la mossa, e pessima la Carriera – sta scritto nel manoscritto dell’archivio storico del Comune di Siena -, perché fino a tre volte furono rimandati indietro i Cavalli per le solite bricconate dei Fantini nel barattarsi i Posti per tenere al Canape la Civetta; e quando meno se l’aspettavano fu suonata la Tromba, e partita prima dal canape la Civetta, si mantenne sempre tale fino a vincita di palio, e non vi fu alcun contrasto [“Palii – Descriz. dal 1650 al 1856”, ASS, Archivio preunitario n. 69].

1813 – Il 2 (luglio) si è corso il solito Palio di 60 Tolleri e lo ha vinto per il terzo anno la Contrada della Civetta (…).
In questa Corsa non v’è stata niente di gara, e brutta Carriera, è stata una cattiva Mossa per motivo del solito giro e partiti dei Fantini, i Sig.ri Giudici della Mossa fino a tre volte gli hanno fatti andare al Canape i Cavalli, e per motivo delle baronate dei Fantini per volere abbarattare il posto per tenere la Civetta, Fantino Piaggina; dopo la terza volta è stato dato il segno con la Tromba, è sortita prima la Civetta, e sempre prima s’è mantenuta fino alla vincita, senza alcun contrasto, né tampoco nerbate; alla prima girata a S. Martino son caduti la Chiocciola, Fantino Brandino il minore, e la Selva Fantino Serafino Rossi fratello di Vecchia; alla terza girata vi son corse un poche di nerbate tra i Fantini della Giraffa Pettiere, e il Fantino del Bruco Brandino il Maggiore, e che se badavano a sé forse avrebbero arrivato la Civetta, e chi sa se allora avesse vinto…[ “Il Palio di Siena. Vittorie e premi riportati dalle 17 Contrade etc.”, ms. cit.,].

Non volendo i Fantini andare alle Mosse con unione, uno dei Giudici Barone Luigi Borghesi Bichi gli fece ritirare alla Bocca del Casato fino alla quarta volta, ma non gli riuscì di dare una mossa unita, anzi pare che lo facesse a bella posta perché la Civetta, di cui egli è Protettore, avendo il primo posto, fosse al canape, e che gli altri fossero in confusione, talmente che scappò prima la Civetta, e si mantenne prima sempre, avendo alle costole Brandino con il Bruco, ma alla terza girata scappò il Maremmano con la Giraffa, che se doveano fare un’altra poco di Carriera al certo la Giraffa restava vincitrice. Onde non ci seguì aneddoti nessuno, e riportò il Palio la CIVETTA, con Piaggina sopra [A. BANDINI, “Diario” ad annum (1813), BCS, D II 6].

Infine, ecco il verbale del segretario della Comune Fineschi, documento conservato nella filza “Processi dei Palj dal 1793 al 1815”, ACS 688-382:

“A di 2 Luglio 1813.

I predetti Signori Cav. Barone Luigi Bichi Borghesi, (e Alessandro Mignanelli) Deputati sopra le Mosse, in seguito di Biglietto loro trasmesso essendosi portati circa le ore cinque pomeridiane al Prato di S. Agostino ordinarono alle Contrade ivi radunate di portarsi alla Bocca del Casato ed ivi fermarsi avendo fatto precedere il Palio con i soliti Trombi.
Di poi portatisi in Piazza, e fatta la solita girata, fecero introdurre il Palio, e dopo aver girato fu fatto attaccare nel Palco dei Sigg. Giudici dell’Arrivo.
Susseguentemente fatte introdurre le dieci Contrade con le loro insegne, dopo aver fatto nell’atto dell’introduzione consegnare al Capitano di ciascuna Contrada la Nota della Tratta seguita nella mattina per i posti della Mossa per mezzo dell’Agente di Polizia Sapori, fu allora ordinato al Banditore che pubblicasse il Bando per tutti i luoghi soliti di Piazza, e di poi fu ordinato lo Sparo della Bomba, e venuti al Canape colle loro respettive divise i Cavalli, e Fantini, e posto ciascuno di essi al luogo assegnatoli secondo la referita estrazione, fu dato il Segno della Mossa con la Tromba, e partiti tutti i Cavalli, il primo a passare la Banderola fu il Cavallo della Contrada della CIVETTA, di quelli cioè che compirono le tre girate, e posto nella Nota di che in Atti sotto N° 1, ed essendo fatta la Relazione dei Giudici delle Mosse a quelli dell’Arrivo di essere stata buona, e legittima Mossa, fu ordinato da questi consegnarsi il Palio al Capitano di d.a Contrada.”

E così disse. E fu dato fine alla Festa.

Avendo gli altri fantini cercato di impedire la vittoria di Piaggina, questi non volle elargire alcuna mancia ai suoi colleghi. Ciò esacerbò tutti i fantini, che, in occasione del Palio d’agosto, formarono una nuova coalizione contro il fantino empolese, riuscendo, questa volta a fermarlo.

 

Priore: Giuseppe Canale
Capitano: Giulio Granai

Drappellone simile, nella struttura iconografica, a quello vinto dalla Civetta nell’anno precedente. Infatti ripropone i medesimi fregi decorativi con piume stilizzate e colorate (colori delle Contrade ?) e i disadorni monogrammi dei Deputati della Festa. Nel cerchio centrale si leggono le lettere intrecciate dei cittadini Deputati delle Festa: Giulio Cesare Piccolomini (GP), Giuseppe Arditi (GA) e Porzio Martelli (PM). Dimensioni in cm: 190 x 60.

Palio straordinario del 30 Marzo in onore dell’Imperatore d’Austria Francesco I e del Granduca di Toscana Ferdinando III

Corrono secondo ordine alla mossa: Istrice, Chiocciola, Torre, Giraffa, Tartuca, Leocorno, Bruco, Drago, Civetta e Onda.

 

Il corteo delle Contrade ispirato all’allegoria: “Il Trionfo della Pace”.

Dopo le straordinarie espressioni di entusiasmo della cittadinanza senese nei confronti del Granduca Ferdinando III e della sua famiglia dell’agosto 1818, non passò molto tempo perché Siena tributasse ad altri ospiti regali la sua simpatia e il suo affetto.
Nei primi mesi del 1819 venne nella nostra città addirittura l’Imperatore d’Austria Francesco I° (già Francesco II di Lorena). Della comitiva imperiale, in viaggio verso la Città Eterna per una visita al Papa Pio VII e al Re di Napoli, facevano parte la figlia Maria Luisa, consorte di Napoleone (in esilio a Sant’Elena) e madre del Re di Roma, e il Principe di Metternich, ministro asburgico. Fu creata una Deputazione che mettesse a punto il progetto della festa, il tema della quale (“Il Trionfo della Pace”) fu ideato dallo stesso Governatore Bianchi, e il 16 marzo fu proceduto alla tratta delle dieci Contrade che dovevano correre. La sorte favorì: 1. Leocorno, 2. Drago, 3. Giraffa, 4. Onda, 5. Tartuca, 6. Chiocciola, 7. Torre, 8. Civetta, 9. Bruco e 10. Istrice.
Il 18 marzo, dopo la nomina dei Deputati della Festa, ed alla presenza dei medesimi e dei Capitani, furono attribuite per sorteggio alle dieci Contrade Arti e Deità, cui dovevano ispirarsi per allestire la propria comparsa. La tratta di queste figure, eseguita per mezzo di due diverse Urne, stabilì che l’Onda doveva rappresentare l’Agricoltura e Vertunno, la Giraffa la Primavera e Flora, la Civetta il Commercio e Mercurio, il Drago l’Abbondanza e Pomona, il Bruco l’Astronomia e Urania, la Tartuca l’Arbia (sic), la Chiocciola la Vittoria e la Vittoria Alata, l’Istrice Bacco, il Leocorno la Navigazione e Giasone, la Torre le Messi e Cerere.

Composizione poetica della Contrada della Civetta presentata in occasione del Palio straordinario del 30 marzo 1819. ACS 689-383. Atti del Palio straord. del 30 marzo 1819.

Il 28 marzo ebbe luogo la tratta dei cavalli, che il giorno precedente erano stati provati, orologio alla mano, nel Passeggio della Lizza. Presiedettero alle operazioni i Deputati ai Pubblici Spettacoli.

Intanto, tra il 26 e il 29 marzo erano giunti in Siena tutti gli attesi ospiti, compreso il Granduca di Toscana Ferdinando III.
Il 30 marzo, a metà del pomeriggio, gli augusti ospiti si recarono al Casino dei Nobili, nella cui terrazza era stato innalzato un grande padiglione, sotto il quale presero posto a sedere.
Per la fausta circostanza, alle terrazze ed ai balconi di tutti i palazzi della Piazza erano stati esposti drappi ed arazzi. Sulla pista tutta la nobiltà rese più decorato lo spettacolo con carrozze e livree di gala. Un invito speciale a farsi vedere in carrozza era stato rivolto alle Signore.
La festa si svolse nel rispetto delle disposizioni contenute in un “Regolamento”, emanato per la circostanza.

Purtroppo non vennero dati alle stampe disegni riproducenti il cocchio della Pace e le otto bighe. Furono invece pubblicate le composizioni poetiche che da ciascuna biga furono dispensate al pubblico per spiegarne il soggetto.
Terminata la sfilata di tutte queste Deità e Arti Liberali, il drappellone con l’arme dei Lorena venne attaccato sul Palco dei Giudici eretto davanti al Casino dei Nobili. Quindi si diede il solito segno della Bomba alla voltata di S. Martino, e si sfilarono i Cavalli corridori al Canape.
Le Contrade si schierarono con le “monte”, che erano state registrate la stessa mattina del 30 nelle Stanze dell’Ufficio Comunitativo, in occasione dell’ispezione ai vestiari dei fantini ad opera dei Deputati Ballati Nerli e Finetti.

Almeno ufficialmente non fu effettuata la tratta dei posti che i fantini avrebbero dovuto tenere al canape. Comunque, lo schieramento fu predeterminato e i Deputati agli Spettacoli, onde evitare il più possibile qualunque intrigo, ed inconveniente, lo comunicarono al Caporale Rugiadi soltanto all’ultimo momento, quando i cavalli stavano dirigendosi al canape.
Purtroppo il solito ciaccione di Saverio Faiticher, scozzone dell’I. e N. Cavallerizza – scrisse il Bandini – volle muovere dalla fila una Contrada, cioè quella del Leocorno, onde i cavalli delle altre Contrade si presentarono male, che in prima venivano quasi tutti alla sua fila; solo tre Contrade presso gli stecconi erano al Canape, le altre in tumulto, e per ovviare qualche sconcerto fu data la mossa ove scappò prima la Chiocciola con il fratello di Ciccina, la seconda il Drago con Botto, la terza la Giraffa con Brandino, la quarta la Civetta con il piccolo Chiarini. [A. Bandini, “Diario” ad annum (1819), BCS, D II 12].
La corsa risultò assai movimentata. Per un po’ furono in testa la Chiocciola, che andò diritto al Casato, e il Drago, che cadde a San Martino durante il secondo passaggio. Vinse la CIVETTA, che riuscì a superare indenne un contrasto con la Torre.
Racconta ancora il Bandini: La Chiocciola andò al Casato, onde perse assai, ed il Drago primo cadde a S. Martino alla seconda girata, e passò avanti la Civetta, che riportò il Palio, benché la Torre con il Fantino Ciccina gli stesse assai alle costole. La vincita del Palio era alla Fonte, ove nel mezzo della Linghiera del Casino giù nel Palco vi erano i Giudici, e fu consegnato il palio alla Contrada vincitrice… [Op. cit.].

Lo storico drappellone con la Lupa Senese e l’arme dei Lorena del Palio straordinario corso il 30 marzo 1819 in onore dell’Imperatore d’Austria Francesco I°, fratello del Granduca di Toscana Ferdinando III.

Ma ecco la relazione ufficiale della festa, compilata dal cancelliere Antonio Danesi:

“Adì 30 Marzo 1819
Gli Illustrissimi Sigg.ri Deputati M.se Cav. Ferdinando Ballati Nerli, e Cosimo Finetti Giudici delle Mosse circa le ore tre pomeridiane essendosi portati al Prato di S. Agostino ordinarono alle Contrade ivi radunate d’incamminarsi alla volta della Bocca del Casato con le Comparse, ed ivi schierarsi a forma del Regolamento di detti SS.ri Giudici alligato al presente Processo, e fermarsi fino a nuovo ordine, avendo fatto già disporre precedentemente nella d.a Via del Casato le dieci Bighe, e il Cocchio Trionfale, e collocato il solito Drappellone del Palio nella Biga della Chiocciola rappresentante la Vittoria. Dipoi portatisi in Piazza, e fatte le solite girate, e presi gli ordini opportuni dal R. Padrone al Casino, fecero introdurre le Comparse, le Bighe, e il magnifico Cocchio rappresentante il Trionfo della Pace a forma del Regolamento s.a divisato, essendo stato fatto attaccare il Palio nel Palco dei SS.ri Deputati alla Vincita situato sotto la Ringhiera di d. Casino dei Nobili.
In seguito fu ordinato al Banditore Francesco Vermigli che pubblicasse il solito Bando per tutti i consueti luoghi della Piazza, e quindi venne dato l’ordine per lo sparo del Mortaletto nella Pianata.
Venuti dipoi al Canape con le loro respettive Divise i Cavalli e i Fantini, e messo ciascuni di Essi al Posto assegnatoli dai prefati Sigg.ri Giudici della Mossa fu dato il segno per calare il Canape con la Tromba secondo il solito, e partiti tutti i Cavalli il primo a passare la Banderola posta dirimpetto ai SS.ri Giudici della Vincita fu quello della Contrada della Civetta, di quelli cioè che compongono le tre girate, e segnato nella Nota di che in Atti sotto N.° 8; Ed essendo fatta la Relazione dai SS.ri Giudici delle Mosse a quelli dell’Arrivo essere stata buona e legittima Mossa fù da questi ultimi ordinato consegnarsi il Palio al Capitano della detta Contrada della Civetta; E così dissero e dichiararono in ogni.
E in tal guisa fu dato fine alla Festa che riuscì assai brillante, e popolosa, non essendovi accaduto il più piccolo sconcerto. [“Processi dei Palj di Piazza dal 1816 al 1830”, ACS 689-383. Atti del Palio straord. del 30 marzo 1819].”

Lo spettacolo offerto dalle Contrade fu assai ammirato dai Principi. L’Imperatore Francesco I° lo definì “una Festa Magistrale”.
A sera tutta la Corte intervenne ad un sontuosissimo ricevimento nel palazzo e giardino del Governatore Giulio Ranuccio Bianchi e poi al Teatro dei Rinnovati, illuminato a giorno. Nel pomeriggio del giorno successivo quasi tutti i membri della Corte Imperiale partirono da Siena, entusiasti per le accoglienze ricevute.

 

Priore: Giuseppe Alessandri

Capitano: Giulio Granai

Drappellone metà bianco e metà nero, colori della Balzana. Nella parte superiore è dipinta la Lupa, simbolo di Siena, e l’arme dei Lorena; nella parte inferiore sono le insegne nobiliari dei quattro Deputati della Festa: Ballati Nerli e Finetti (coppia superiore); Bellanti e Mellini (coppia inferiore).

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Corrono secondo ordine alla mossa: Chiocciola, Aquila, Nicchio, Civetta, Bruco, Pantera, Onda, Montone (a sorte), Tartuca (a sorte) e Drago (a sorte).

 

La tratta per l’assegnazione dei cavalli ebbe luogo alla data consueta del 29 giugno. Presiedettero l’operazione i Deputati agli Spettacoli Adriano Gori Savini e Francesco Bandiera.

Il 30 giugno venne esposto il drappellone del Palio alla Porta della Comunità Civica (…), con la Madonna di Provenzano, e con le armi dei SS.ri Festajoli già descritti la sera del 2 Luglio 1827 e sono: Cav. Alfonso Landi, Cav. Antonio Palmieri, ed Auditore Mori Ubaldini Nob. Sanese [A. Bandini, “Diario” ad annum (1828), BCS, D I 3].
Lo stesso giorno, i preliminari palieschi si conclusero con la nomina dei Giudici dell’Arrivo, ai quali come segno di notifica e di distinzione furono inviati un paio di guanti bianchi di pelle.

L’ultimo adempimento spettò ai due Deputati ai Pubblici Spettacoli e Giudici delle Mosse, i quali procedettero alla segnatura dei fantini ed alla determinazione dei posti al canape mediante sorteggio segreto, che questa volta venne regolarmente verbalizzato, accompagnando ai nomi delle Contrade anche quelli dei fantini.

Il Palio fu vinto dalla Contrada della CIVETTA con il cavallo baio del Sig. Giovanni Batazzi.
La corsa risultò priva di interesse, perché fu sempre in testa la Civetta, anche se il fantino Giovanni Buoni dovette difendersi con il nerbo dal cavallo scosso della Tartuca, che, dopo aver disarcionato il fantino al secondo passaggio a San Martino, tentò a più riprese di mettere la testa avanti. Dietro alla Civetta ed al cavallo scosso della Tartuca giunse l’Aquila, che si era mantenuta sempre in terza posizione. Alla seconda girata, quasi all’altezza della Cappella, cadde anche il Bruco.

Il successo della Civetta fu dovuto essenzialmente alla bravura e all’onestà del suo fantino. Il merito di Bonino fu riconosciuto anche dal Bandini, che pure parteggiava per i colori della Tartuca. Infatti il diarista, nel concludere il racconto degli “Aneddoti della Corsa”, definì Bonino un “galantuomo”.

[2 luglio 1828]
In quest’oggi secondo il consueto vi è la Carriera nella Piazza del Campo fatta dai SS.ri del Brio, e Contrade correnti, come si è in addietro notato (…).
Alle Ore sei, e messa c.a sono entrate nella Piazza del Campo le Contrade d’ordine dei SS.ri Giudici della Mossa Nob. Sig. Cosatti facente funzioni per il Sig. Cav. Rettore Adriano Gori Savini per essere in Firenze, e del Sig. Canc.re Francesco Bandiera, con i respettivi Cavalli, e Fantini.

S’accostarono al Canape, doppo che le Comparse avevano fatto quasi il suo giro, fu dato il segno con la bomba (I nerbi furono dati alla metà della Casa Cerretani, e non allo steccone del Casato, cosa assaj nuova). Il Cavallo del Drago s’avvide del Canape e cominciò a fare dei salti del montone, ed il fantino si gettò dal Cavallo, e lo stesso Cavallo appettò il Canape e rovesciò, anche il Nicchio, che aveva il primo posto corse al Canape, ed appettò e rovesciò.

Furono rimandati indietro, ma il d.o Cavallo del Drago non vi voleva più indosso il fantino, bisognò chiamare un Omo che lo prendesse alla testiera, altrimenti faceva i soliti salti del Montone. In questo frattempo essendo tutti in un gruppo, ed appresso il Canape, onde per evitare altri scondej il Mossiere diede il segno, scappò la Chiocciola, ma poco stiede prima perché la passò la Civetta con Buonino, il meglio Cavallo che era della Tartuca, essendo scappato sesto, alla seconda girata voleva voltare stretto a S. Martino.

La Civetta lo strinse allo steccone ed egli batté così forte nel med.mo, che dal dolore cadde verso il principio della voltata alle Botteghe dell’Argentiere Bernardi, ed il Cavallo seguitò la Civetta, e se alla terza girata alla voltata del Casato la Civetta non gli dava una nerbata nella testa, vinceva lo scosso della Tartuca, che vi mancò poco alla vincita che non passasse. Gli altri fecero la fila dell’oche.
Questo Cavallo della Civetta con Buonino non era considerato; è veramente il d.o Buonino un galantuomo, giacché non mette in mezzo le Contrade in cui corre [A. BANDINI, op. cit.]

Ecco il verbale comunale con la registrazione della vittoria della Contrada della Civetta:

“I predetti Sigg. Giudici delle Mosse in seguito del solito avviso essendosi portati circa le Ore 5 pom. del pred.o giorno 2 Luglio stante al prato di S. Agostino ordinarono alle Contrade ivi radunate d’incamminarsi alla Bocca del Casato e quivi fermarsi avendo fatto precedere il palio con i soliti Trombi.
Di poi portatisi in piazza, e fatte le consuete girate fecero introdurre il palio, che dopo aver girato fù fatto attaccare nel Palco dei Giudici della Vincita alla Costarella dei Barbieri.
Susseguentemente fatte introdurre le dieci Contrade con le loro Insegne, e Comparse fù ordinato al Banditore Tommaso Vermigli, che pubblicasse il consueto Bando per tutti i soliti posti della Piazza, e dopo che le dette Comparse ebbero fatto il solito giro venne ordinato lo Sparo della Bomba, e venuti al Canape i Fantini a Cavallo con le respettive Loro divise, e posto Ciascuno di Essi al posto assegnatogli fù dato il segno della Mossa con la Tromba, e partiti tutti i Cavalli dal Canape, il primo a passare la Banderola dopo le tre girate fù il Cavallo della Contrada della CIVETTA segnata nella Nota di che in Atti sotto Num.6. Ed essendo fatta Relazione dai predetti SS.i Cav. Gori Savini, e D.e Bandiera Giudici delle Mosse ai nominati Giudici della Vincita essere stata buona, e legittima Mossa, fù ordinato da questi ultimi consegnarsi il Drappellone del Palio al Capitano della d.ta Contrada.
E così dissero, e dichiararono in ogni; E fu dato fine alla Festa.

[“Processi dei Palj di Piazza dal 1816 al 1830”, ACS 689-383. Verbale del Palio del 2 luglio 1828].”

 

Flaminio Rossi, “Cavallo e fantino della Contrada della Civetta”, disegno tratto dal manoscritto: “Elenco delle vittorie riportate da ciascuna Contrada sul Circo Massimo della Città di Siena (1832)”, ed. Cambi, suppl. al n. 54 de “Il Carroccio”, Siena 1994.

 

 

 

 

Priore: Assunto Quadri

Capitano: Stefano Michi

Drappellone di cm 190×56. Sotto l’immagine della Madonna di Provenzano sono allineati verticalmente le armi gentilizie dei Deputati della Festa Landi, Palmieri e Mori Ubaldini, tutte e tre di pregevole fattura. Lungo i bordi del “cencio” corre una sobria decorazione realizzata con un nastro avvolgente un’esile pertica. Pittore Alfonso Fraticelli.

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Corrono secondo ordine alla mossa: Lupa (a sorte), Selva (a sorte), Aquila, Tartuca (a sorte), Drago, Chiocciola, Civetta, Onda, Montone e Bruco.

 

Esattamente due anni dopo, la Civetta tornò alla vittoria con il fantino Francesco Bianchini detto Campanino. Il cavallo fu un morello dell’ortolano Salvadore Felli (che vinse nuovamente ad agosto per i colori dell’Istrice).

Secondo i cronisti dell’epoca, la mossa del palio fu pessima, perché fu disturbata dal nervoso comportamento del cavallo del Drago, i cui salti convinsero i Giudici ad abbassare il canape prima del tempo per evitare il peggio. Scapparono primi la Tartuca e il Montone, ma ambedue non riuscirono a superare la curva di San Martino. Si trovò così a guidare la corsa la Civetta, che non fu più raggiunta. Le Contrade Chiocciola, Selva, Bruco ed Aquila, rimaste alle spalle della Civetta, caddero una dopo l’altra; ultima fu la Lupa a grande distanza.

La maggior parte dei fantini si era coalizzata contro l’Onda e il Montone. Il cavallo dell’Onda, su cui correva il Gobbo Saragiolo, fu ostacolato con trattenute dai fantini di diverse Contrade, tra cui quello dell’Aquila, che poi finì sul tufo.

In un manoscritto coevo si legge:

 

1830. Il due Luglio si corse il solito palio nella gran piazza grande detta del Campo, con le solite dieci Contrade, sette delle quali d’obbligo, e tre secondo il consueto a sorte, e in quest’anno lo vinse la Contrada della Civetta. Le dieci Contrade che correvano avendo fatto il solito giro della Piazza, l’Ill.mi Sigg.ri Giudici, Cav.re Celio Brancadori e Luigi Romualdi, Giudici delle Mosse, fecero accostare per ordine i dieci Fantini delle dieci respettive Contrade al canape, e confusamente tutti in un monte. Fu data la mossa e scappò p.mo il Montone, che ci correva un maremmano, e seconda la Tartuca, che correva il Figlio di Brandino, il quale condusse in S. Martino il Montone, e alla voltata di S. Martino alla prima girata entrò prima la Civetta, seconda la Chiocciola, e la Selva, che cadde alla porta del Capitano Bargello, e alla seconda girata precisamente al palazzo del Sig.re Marchese Chigi cadde la Chiocciola, che ci correva Bonino, ma il cavallo scosso di detta Chiocciola non continuò più altrimenti a girare, il Gobbo Saragiolo, che correva nell’Onda fu chiappato da Stecco che correva nell’Aquila alla volata di S. Martino alla seconda girata fino alla voltata di Pescheria, dove si diedero di gran nerbate (…) che alla fine il detto Stecco gli portò via lo zucchino al Fantino dell’Onda, e nell’istante cadde, ma il cavallo scosso della Contrada dell’Aquila riprese la sua carriera, e fino a vincita di palio si mantenne sempre secondo; il suddetto Gobbo s’incontrò alla pianata con il fantino della Contrada del Bruco. Cadde per non essere da meno degl’altri e alla terza girata alla voltata del Casato, il sudd. Gobbo, che era quarto, s’incontrò con il fantino del Drago che ci correva Ghiozzo. Anche qui vi seguirono di molte nerbate e finalmente a vincita di palio si portò il premio la Contrada della Civetta, il Cavallo scosso dell’Aquila venne secondo, e terza l’Onda, e quarto il Drago, e tutti l’altri rimasti seminati per la Piazza. Questi dieci Fantini erano divisi in due partiti, ed erano otto contro due: Selva, Tartuca, Civetta, Bruco, Drago, Chiocciola, Lupa, Aquila contro Montone, e Onda, Questa Contrada ha fatto una bellissima Comparsa analoga alla suddetta Contrada dell’Onda; la Corsa non riescì molto di soddisfazione del Pubblico [“Il Palio di Siena. Vittorie e premi riportati dalle 17 Contrade etc.”, ms propr. privata].

Entrarono in Piazza le Contrade circa le ore 6. Fatte le solite sbandierate, fu dato il segno della mossa, ma la mossa fu tumultuaria mediante il Cavallo del Drago, che incominciò a saltare, fare dei salti del montone, onde i Mossieri, che erano i Sig.ri Priori Comunitativi Cav. Celio Brancadori Perini, Tommasi, e Luigi Romualdi, credettero bene di dare le mosse per ovviare degli sconcerti che potevano nascere se non facevano calare il canape; scappò prima la Tartuca con il Fantino Brandani Carlo, d.o il Brutto, ed alle costole il Montone con il Cavallo della lunga del Ciaj, con il Maremmanino alle costole, ma la Tartuca per sbrogliarsi del med.o svoltò alla prima girata larga che andò a cadere al Botteghino di Soldo, ma il Montone andò a S. Martino, ed essendoci il Sergente Mariani della Truppa di Fortezza, non volle che rientrasse in corso, quando poteva rientrare per essere la prima girata, dopo questa non poteva rientrare, a forma delle Capitolazioni. Passò avanti la Civetta, con Francesco Bianchini d. Campanino, che si portò bene, avendo per altro alle costole la Chiocciola Buoni Giuseppe (sic) d. Bonino, che alla terza girata cadde alla metà del Palazzo Chigi, onde perdé il Palio. Cadde il Bruco con il fantino Menghetti Luigi d. Piaggina, siccome cadde l’Aquila Grazzi Francesco d. Stecco, ma per altro il Cavallo girò, e se non gli facevano paura alla voltata del Casato, con le grida, e le smanacciate, al certo era per passare e vincere il Palio [A. BANDINI, “Diario” ad annum (1830), BCS, D I 5].

Al momento che i Giudici stavano per consegnare il Palio – scrive il Nannini -, avvennero un po’ di chiassate fra contradaioli della Selva e dell’Onda, seguite da pugni, ma fu sedanto ogni cosa, e ritornata la calma il Palio fu consegnato ai Civettini, che a bandiere spiegate lo portarono a Provenzano per ringraziamento alla Madonna [G. Nannini, “Il Palio nei secoli”, ms BCS].

Il verbale del Palio del 2 luglio 1830 per conto della Civica Comunità venne redatto dal commesso Pio Stasi:

“I predetti Sigg. Giudici della Mossa in seguito del solito avviso essendosi portati circa le Ore 5 pom. del pred.o giorno 2 Lug.o stante al Prato di S. Agostino ordinarono alle Contrade ivi radunate d’incamminarsi alla Bocca del Casato e quivi fermarsi avendo fatto precedere il Palio con i soliti Trombi.

Di poi portatisi in Piazza, e fatte le consuete girate fecero introdurre il Palio, che dopo avere girato fu fatto attaccare nel Palco dei Giudici della Vincita alla Costarella dei Barbieri.

Susseguentemente fatte introdurre le dieci Contrade con le loro Insegne, e Comparse fu ordinato al Banditore Tommaso Vermigli, che pubblicasse il consueto Bando per tutti i soliti posti della Piazza, e dopo che le predette Comparse ebbero fatto il solito giro venne ordinato lo Sparo della Bomba, e venuti al Canape i Fantini a Cavallo con le respettive Loro divise, e posto Ciascuno di Essi al posto assegnatogli fu dato il segno della Mossa con la Tromba, e partiti tutti i Cavalli dal Canape, il primo a passare la Banderola dopo le tre girate fu il Cavallo della Contrada della CIVETTA segnata nella Nota di che in Atti sotto N. 3. Ed essendo fatta Relazione dai predetti SS.i Cav. Celio Perini Brancadori e Luigi Romualdi Giudici delle Mosse ai nominati Giudici della Vincita essere stata buona, e legittima Mossa, fù ordinato da questi ultimi consegnarsi il Drappellone del Palio al Capitano della detta Contrada.

E così dissero, e dichiararono in ogni. E fu dato fine alla Festa [“Processi dei Palj di Piazza dal 1816 al 1830”, ACS 689-383. Verbale del Palio del 2 luglio 1830].”

Il  bel drappellone del Palio corso il 2 luglio 1830 con le piume riproducenti i colori delle dieci Contrade partecipanti. Siena, Sede della Contrada Priora della Civetta

Palio del 16 agosto in onore di Maria Vergine Assunta in Cielo

Corrono secondo ordine alla mossa: Chiocciola, Nicchio, Istrice (a sorte), Montone (a sorte), Oca, Onda, Giraffa, Aquila (sorte), Civetta, Drago.

In occasione di questo Palio si cercò di assicurare maggiore regolarità della mossa, divenuta sempre più tumultuosa a causa della rivalità e dei “partiti” tra i fantini, con un nuovo meccanismo. Fu approntato un congegno che facesse cadere di colpo il canape; nel contempo veniva dato fiato, mediante un mantice, ad una tromba, il cui suono segnalava la legittimità della mossa. Il nuovo sistema, basato su un verrocchio ad argano, era stato inventato dal nobile Sig. Tiberio Bichi Borghesi.

Quando venne inaugurato, il nuovo verrocchio ad argano funzionò bene. Il Bandini riferisce che la mossa fu lesta e si può dire buona, e quasi improvvisamente il canape cadde senza che i fantini se ne accorgessero [A. Bandini, “Diario senese” ad annum (1838), BCS, D I 13.

Vinse la Carriera la Contrada della CIVETTA col cavallo morello di Giovanni Soldatini, soprannominato Aquilone. Il fantino vincitore fu Giuseppe Straccali detto Peppone o Beppaccio (e anche Canestro), il quale riuscì a partire primo dal canape ed a mantenere la posizione per tutti e tre i giri, nonostante un certo contrasto da parte del Drago. La Giraffa, che aveva un buon cavallo, cadde alla seconda girata a S. Martino, seguito a terra dal fantino dell’Istrice; nelle retrovie caddero anche l’Aquila e il Montone.

Ecco la cronaca dell’ultimo “Diario” del Bandini:

16 Agosto 1838

Alle 6 1/2 si sono presentate le Contrade nella Piazza del Campo (…)

La mossa fu lesta e si può dire buona, perché i fantini al solito non stiedero nelle regole, ma fu la mossa improvvisa, cadendo il Canape senza che i fantini se l’aspettassero (…). Scappò prima la Chiocciola, ma la Civetta con il Cavallo del Soldatini, forte, si avanzò la prima, ebbe dei contrasti dietro alla med. con il Nicchio, ma poi il Drago con il Gobbo Saragiolo la perseguitò, e se la Civetta, e suo fantino forte non lo avesse tenuto con le nerbate nella testa del Cavallo, e nel viso del Fantino, e lo tenne indietro, altrimenti la Civetta perdeva il Palio, ed il Drago con il fantino il Gobbo perse il Palio [A. BANDINI, op. cit.].

Il verbale ufficiale di questa Carriera, redatto dal commesso comunale Angelo Bartoli, non contiene nessun accenno all’inaugurazione del nuovo meccanismo per dare la mossa e, come sempre, non fornisce alcun dato cronachistico.

Adì 16 Agosto 1838.

L’Ill.mi Sigg.ri Nobili Conte Gio. Batta Ottieri della Ciaja, e Conte Tiberio Borghesi Deputati Delegati ai Pubblici Spettacoli, essendosi portati circa le Ore Cinque pomeridiane al Prato di S. Agostino, ordinarono alle Contrade, ivi radunate di portarsi alla Bocca della Via del Casato, e quivi fermarsi, avendo fatto precedere il Palio secondo il consueto, ed a forma del Regolamento quì annesso per corredo.

Dipoi portatisi in Piazza, e fatte le solite girate fecero introdurre il Palio, che venne attaccato al Palco dei SS.ri Giudici dell’Arrivo situato alla Costarella, e quivi ordinarono al Banditore Luigi Machelli pubblico Banditore che pubblicasse il solito Bando.

E successivamente fatte introdurre le Contrade con le Bandiere, Comparse, e Carro; ed a forma del ridetto Regolamento, e fatto il giro della Piazza, venne ordinato lo Sparo della Bomba.

In seguito venuti al Canape con le loro Divise i Cavalli, ed i Fantini, e collocato ciascuno di Essi al Posto assegnatogli come sopra, fu dato il Segno della Mossa con la Tromba, e partiti tutti i Cavalli dal Canape, il primo a passare la Banderuola, dopo aver fatto le tre girate fu quello della Contrada della CIVETTA….

Ed essendo fatta Relazione dai SS.ri Giudici delle Mosse a quelli dell’Arrivo essere stata buona, e legittima Mossa, fù ordinato da questi ultimi consegnarsi il Palio al Capitano della detta Contrada della Civetta; e così dissero, e dichiararono in ogni; Ed in tal guisa fù dato fine alla Festa [“Processi dei Palj di Piazza dal 1831 al 1843”, ACS 690-384. Atti del Palio del 16 agosto 1838].

Quest’anno non assistette alla manifestazione senese alcun membro della famiglia granducale; per contro furono presenti tantissimi spettatori.

Per la prima volta i Capitani delle Contrade, che all’epoca partecipavano alla sfilata delle comparse vestiti come ogni altro figurante, in base ad una deliberazione del Civico Magistrato del 7 agosto 1838 potettero assistere alla corsa del Palio stando nell’ultimo gradino dei due palchi situati davanti a quello dei Giudici. Per contro, sul palco dei Giudici trovarono posto ben trenta impiegati comunali, invitati dal Sig. Conte Gonfaloniere.

Il corteo delle Contrade fu regolato allo stesso modo dello scorso anno. Per primi sfilarono i dieci tamburini delle Contrade; seguì il Carro con il drappellone e con le bandiere delle sette Contrade esclusa dalla corsa. Si presentarono  poi nell’ordine: le comparse delle dieci Contrade partecipanti alla Carriera, i loro dieci alfieri in coppia, la Banda Civica, le sette coppie di alfieri delle altre Contrade, i fantini sui soprallassi, i cavalli destinati alla corsa condotti a mano dai rispettivi barbareschi.

Drappellone di cm 190×50 di modesta fattura. In alto campeggia, a tutta figura, l’Assunta, seduta su di un trono di nuvole; sotto sono dipinte le armi della Città e quelle gentilizie dei due Deputati ai Pubblici Spettacoli Rinieri De’ Rocchi e Bandiera; lungo i bordi sono rappresentate le bandiere delle dieci Contrade. Sulla sinistra: Giraffa, Istrice, Montone, Drago e Civetta; sulla destra: Onda, Chiocciola, Nicchio, Oca e Aquila.

Palio del 16 agosto in onore di Maria Vergine Assunta in Cielo

Corrono secondo ordine alla mossa: Aquila, Giraffa, Drago, Istrice, Onda (a sorte), Leocorno (a sorte), Oca, Civetta, Montone, Bruco (a sorte).

 

Anche se quest’anno non fu presente in Siena la famiglia granducale, la festa di Santa Maria d’Agosto, Avvocata e Patrona di Siena, richiamò un gran numero di Forestieri, attratti soprattutto dal Palio, reso più bello dal corteo delle Contrade con i nuovi costumi. In occasione di questa Carriera, infatti, la Comunità Civica completò la realizzazione dei nuovi vestiari all’italiana, iniziata l’anno precedente.

Per dare il via alla Carriera occorsero due mosse. In occasione della prima caddero il Drago, il Bruco e l’Oca, per essersi presentati al canape in maniera troppo precipitosa. Schierate nuovamente le Contrade, la mossa fu cattiva – si legge nel “Diario” di Don Silvio Burgassi – e la carriera pessima, perché la Civetta scappò prima e tale si mantenne fino alla vincita; le altre Contrade, eccettuato il Drago e Bruco, o caddero o si fermarono [S. BURGASSI, “Notizie intorno alle pubbliche Feste e Corse etc.”, vol. 2°, op. cit.,].

La corsa, dunque, non fu molto interessante, perché la CIVETTA con il fantino soprannominato Campanino e con il cavallino morello detto Aquilone di proprietà del Sig. Giovanni Soldatini dimostrò una netta superiorità sulle altre concorrenti. Con Aquilone la Contrada era pervenuta al successo anche nel Palio dell’Assunta di due anni prima. Il suo fantino dovette difendersi soltanto dagli attacchi del Drago, condotto dal Gobbo Saragiolo. Campanino tenne indietro il rivale nerbando la testa del cavallo del Drago; ma forse questo sarebbe passato se all’ultimo giro non fosse stato parato da Giacco, fantino del Montone, che si era fermato ad aspettarlo.

Il Montone era caduto alla prima girata; aveva tentato di rientrare in gara, ma poi era caduto definitivamente nel tentativo di parare il Drago; con esso era rovinato sul tufo pure la Giraffa.

La cronaca più completa è dell’anonimo autore del manoscritto “Il Palio di Siena. Vittorie e premi riportati dalle 17 Contrade etc.”, il quale fu certamente spettatore di questa Carriera:

1840  –  16 Agosto

Fu vincitrice di questa Giostra la Contrada della Civetta con il Cavallo del Sig.re Gio. Soldatini, guidato dall’abile Fantino sopra chiamato Campanino, che tale si può chiamare segnando con la presente la Sesta Vittoria riportata nella Nostra Piazza del Campo ed in età piuttosto fresca.

Secondo il consueto la Festa di S.a Maria d’Agosto di quest’Anno fece un richiamo d’infiniti Forestieri, quali sicuramente saranno poco restati soddisfatti della più bella Festa quale è stata sempre quella della Corsa alla Tonda, giacché la decorazione della medesima (non ostante i bellissimi Vestiari del tutto nuovi, che alle Sette Contrade, che non corsero nell’Agosto 1839 fossero comprati sempre a spese della Comunità) fu malissimo distribuita, come malamente fu data la mossa dai soliti Ill.mi Sig.ri Giudici Cav.re Tommaso Piccolomini, e Nob.e Gio. Batta Ciaja, essendosi da scusare per qualche poco il Sig.re Cav.re Piccolomini, al quale essendoli riuscito a stento di condurre in buon ordine i Dieci Cavalli fino alla distanza di braccia 25. dal Canape fece cenno al Sig.re Ciaj di calarlo; (ma questo quasi credendo di tenere a freno delle tartuche, e non Cavalli regolati da Fantini avidi tutti della Vittoria non eseguì l’ordine, ostinazione, che cagionò la caduta dei Fantini delle Contrade Drago, Bruco, e Giraffa, e nuovamente il primo il povero Gobbo Saragiolo che a stento aiutato da due assistenti rimontò il suo Cavallo.

Si credeva, che come al solito dovessero tutte tornare in dietro i Cavalli, quando inaspettatamente senza che fossero in buon ordine, si calò il Canape, e primo a partire fu il Campanino sul Cavallo della Civetta; giunti alla voltata di S. Martino riescì (nonostante la caduta) al Fantino del Drago Gobbo Saragiolo di entrare secondo quasi persuaso di superare il suo Antagonista Campanino, ma questo (lo) aspettò continuamente perquotendo il Cavallo del Gobbo all’indietro, fece tanto da rendere infruttose le tante sue fatiche, e giunse vittorioso al posto determinato.

Non ometterò (di) descrivere, che le altre 8 Contrade componenti la Giostra poco o nulla poterono fare perché disgraziate nell’avere dei Cavalli, non adattati per la Corsa di Piazza, ma per portare al Barroccio delle Pietre, nonostante fecero quello che poterono ma non tanto da rendere soddisfazione al Pubblico, che giustamente incolpò i Deputati alla scelta dei Cavalli, non essendo presumibile, che in una Città come Siena non si potessero trovare Dieci Cavalli, se non di eguali forze, ma almeno tali da far nascere un poca di gara nella Corsa.

Se omisi di descrivere in tempo debito le evoluzioni dei Reali Cacciatori, dirò adesso, che queste furono benissimo eseguite, ed in particolare l’ultima, quale serve a rendere del tutto libero lo Stadio, per la quale risquoterono infiniti applausi.

Se questa Corsa non soddisfece del tutto il Pubblico fù di letizia l’esito della medesima agl’Abitanti, e Geniali della Contrada della Civetta, che con questa segna la Decimasettima Vittoria riportata…[ “Il Palio di Siena. Vittorie e premi riportati dalle 17 Contrade etc.”, ms di proprità privata].

Ed ecco, infine, la verbalizzazione ufficiale della vittoria della Civetta, ancora una volta compilata dal commesso Angelo Bartoli:

Adì 16. Agosto 1840.

L’Ill.mi Nobili SS.ri Conte Gio. Batta Ottieri della Ciaja, e Cav. Tommaso Piccolomini Giudici Delegati alle Mosse, essendosi portati circa le ore Cinque pomeridiane al Prato di S. Agostino, ordinando alle Contrade – ivi radunate – di portarsi, in marcia regolata, alla Bocca del Casato e quivi far alto; avendo fatto precedere il Carro con il Palio secondo il consueto, ed a forma del Regolamento qui annesso per corredo.

Di poi portatisi in Piazza, e fatte le solite girate fecero introdurre il Palio nel Palco degli Ill.mi SS.ri Giudici dell’Arrivo, ed ivi esposto, e situato a tale oggetto di rimpetto la Banderuola alla Costarella dei Barbieri, e quivi ordinarono al Banditore Luigi Machelli Pubblico Banditore di Notificare il solito Bando al Popolo

E successivamente fatte introdurre le Contrade con le Bandiere, Comparse, e Carro; ed a forma del ridetto Regolamento, e fatto il Giro della Piazza, venne ordinato lo Sparo della prima Bomba.

In seguito venuti al Canapo i Cavalli ed i Fantini, con le Loro Divise, e collocati ciascuno di Essi al Posto assegnatoli in sorte come sopra, fu dato il Segno della Mossa con la Tromba Meccanica, e – partiti tutti i Cavalli dal Canapo – il Primo a passare la Banderuola, dopo aver fatto le Tre Girate, fu quello della Contrada della CIVETTA, col Cavallo di Giovanni Soldatini segnato sotto N.° 4. nella Nota di che in Atti.

Ed essendo fatta Relazione dagl’Ill.mi Signori Giudici della Mossa, a quelli dell’Arrivo, di essere stata buona, e legittima Mossa, fu ordinato da questi ultimi consegnarsi il Palio al Capitano della Contrada della Civetta Vincitrice, e così dissero, e Dichiararono in ogni; Ed in tale guisa fu dato fine alla Festa [“Processi dei Palj di Piazza dal 1831 al 1843”, ACS 690-384 cit. Verbale del Palio del 16 agosto 1840].

 

Priore: Assunto Quadri

Capitano: Salvatore Poggiolini

Drappellone  di cm 186 per 52, dominato nella metà superiore dallo stereotipo della Madonna Assunta; nella metà inferiore è la parte araldica con le armi del Comune (Balzana e Leone del Popolo) e quelle dei Deputati agli Spettacoli Nerucci e Cospi Billò. Verticalmente, lungo i bordi, sono disposte le bandiere delle dieci Contrade: Montone, Istrice, Giraffa, Drago e Leocorno a sinistra; Onda, Civetta, Bruco, Oca e Aquila a destra.

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

La Carriera in onore di Maria Santissima, Vergine di Provenzano, fu disputata regolarmente il 2 luglio 1846. Tre Contrade giunsero insieme al bandierino. La vittoria fu riconosciuta, dopo una corsa emozionante, alla Contrada della CIVETTA, con il fantino diciottenne David Bianciardi detto Sagrino e con il cavallo baio bruciato del Sig. Giovanni Bianciardi detto “Masoni”.

La storia di questo Palio è davvero singolare e merita di essere subito raccontata.

Erano molti Anni – scrive Flaminio Rossi – che non era stata eseguita una Corsa bella, e gareggiata quanto questa del 2. Luglio 1846. Sette Cavalli dal principio fino all’ultimo si trovarono sempre aggruppati insieme, talché a fatica poté discernersi il Vincitore; poiché essendosi mantenuti a vicenda per primi l’Oca, l’Istrice, e la Civetta, nel giungere alla meta, sembrava che la Vittoria dovesse rispondere per l’Oca, quando il Cavallo della Civetta trapassò quasi con uno scatto quello dell’Oca nel punto stesso designato alla Vincita. Né vi fu Corsa a parer mio nella quale fosse distribuita sì gran Copia di nerbate quanto in questa.

Ma a disturbarne il completo fine sopraggiunse un incidente, che poteva essere foriero di gravi, e sanguinose conseguenze, se, anzi che la Civetta, era la Contrada Vincitrice una di quelle da potere stare a fronte dell’Oca.

Terminata in fatti la Corsa il Popolo era perplesso nel designare il vero vincitore indicando or l’Oca, ora la Civetta, poiché se non da coloro che si trovavano in faccia allo Steccone destinato per la Vincita, poteva con tutta sicurezza giudicarsene; i Giudici (Alessandro Sergardi ed Ottavio Spennazzi) per altro, siccome era di Giustizia, non esitarono a proclamare vincitrice la Contrada della Civetta, sebbene con urla strepitose gli Ocajoli gridassero a sé devoluto il Premio della Vittoria. Frattanto nel tempo che i Civettini muovevansi a ricevere il Drappellone, una quantità di Ocajoli irruppero presso il Palco dei Giudici, e due di Essi (un certo Poggiolesi, ed un certo Brizzi) fattisi caporioni salirono sul Palco stesso, strapparono a viva forza dalle mani dei Giudici il Palio, e non curato ostacolo alcuno, girarono per le Vie della Città quasi energumeni gridando Vittoria, Vero per altro, che a questo fatto non presero parte né i Capi della Contrada dell’Oca, né il maggior numero degli Ocajoli, i quali, verso le 24. si erano già persuasi di non essere Essi i Vittoriosi. Tutto rimase perciò in silenzio fino al giorno dipoi, perché anche i Civettini, sebbene avessero vinto il Palio, non potevano far pubbliche dimostrazioni di Gioja, perché non si ritrovava più il Drappellone, in segno della riportata Vittoria; questo tenevasi nascosto dal nominato Poggiolesi, che lo aveva, come si è detto, a viva forza strappato dalle mani dei Giudici, e solo dopo infinite persuasioni, poterono i Civettini averlo verso le ore 12. della detta mattina. I perturbatori furono debitamente puniti [F. ROSSI, “Le Contrade della Città di Siena”, vol. II, Siena 1848, rist. a cura dell’editore Forni].

La festa – si legge nel manoscritto “Palii – Descriz. dal 1650 al 1856” – ebbe principio con la consueta sfilata delle carrozze, ma in numero molto limitato. Precedute da uno Squadrone di Cacciatori a Cavallo, le Contrade entrarono in bella ordinanza della via del Casato nella Piazza. Ad eccezione di poche, facevano Esse nel maggior numero gradita comparsa, per la Decenza, e Montatura dei respettivi Uffiziali, i quali in abito moderno militare, e colorito a seconda di ciò che conveniva, procedevano con quell’ordine migliore, che a render grata la Festa concorre. Veniva quindi una numerosa Banda Musicale, che per amichevole convenzione fatta fra le due Bande (Civica, e dei Dilettanti), riunite insieme in questa occasione, e coll’aggiunta di alcuni Cittadini, e nobili Amatori di Musica, costituiva un bel complesso di Suonatori, essendo formata da circa ottanta individui. Per ciò questa straordinaria filarmonica riunione non poco accrebbe di lustro, ed ornamento alla Festa medesima, e molta fu la soddisfazione, che nel Pubblico eccitò, come chiaramente lo dimostrarono gli applausi continui in cui venne ricevuta da Esso.

Chiudeva infine il corteggio il consueto Carro, in cui vedevansi le Bandiere delle sette Contrade escluse dalla Corsa, ed il Palio da darsi al vincitore, che dopo essere stato consegnato ai Signori Giudici della Vittoria, e terminato il giro della gran Piazza, tutti presero i loro posti, aspettando con ansietà l’esito della Corsa, a cui già si preparavano i Fantini montati nei rispettivi Cavalli.

Si dava intanto il Segnale consueto, che ne annunzia il principio col solito Mortaletto, facevano i R.li Cacciatori sud.i il loro ultimo giro attorno il Circo, i Cavalli corridori si avvicinarono al Canape con sufficiente ordine, e quiete, ed erano insomma di già presso alle Mosse, a cui presiedevano come Giudici il Nob. Sig. Carlo Grisaldi Taja, ed il Sig. Ansano Lunghetti [Op. cit., ACS, ms. 692].

La carriera ebbe l’epilogo che abbiamo già diffusamente raccontato, ma è ugualmente interessante leggere la cronaca riportata nel manoscritto n. 692 dell’Archivio preunitario dal Comune di Siena.

Calato il Canapo scapparono tutti insieme i Cavalli, essendo però quello della Contrada dell’Onda avanti agli altri fino presso la Fonte, dove fu superato destramente dall’Oca, la quale si mantenne prima quasi fino all’ultimo della Carriera. Giunti alla piegata di S. Martino si trovarono del pari presso che tutti insieme, ed intanto il Montone (Gobbo detto Saragiolo) tentava ogni mezzo per avanzarsi con il suo bravissimo Cavallo, ma combattuto energicamente dal Fantino dell’Onda non poté ciò effettuare. Durò questa lotta accanita per tutto il tratto successivo della Corsa, mentre anche gli altri che tutti rimasero fra loro vicini tranne il Drago caduto a S. Martino, pur si battevano, e davasi mostra di destrezza nel contrastarsi il passaggio.

Già eran presso alla Meta prefissa, e nulla pareva che opporsi potesse alla Vittoria dell’Oca, quando quasi sul punto stesso della vincita, si trovò Ella ai lati l’Istrice, e la Civetta, e questa anzi avanzando di poco, ed all’impensata la testa del suo Cavallo, vinse il Palio con gran sorpresa di tutti, essendo il Fantino vincitore un tale soprannominato Sagrino.

Fin qui tutto aveva proceduto in buonissima regola, e gradito spettacolo avevano offerto le più diverse gare accadute senza pericolo di alcuno, mentre uno strano accidente sorse per poco a turbare la quiete, e gioja generale. Alcuni fanatici partigiani dell’Oca falsamente persuasi della vittoria, o piuttosto amanti dei disordini, e dei tumulti, assalirono per così dire il palco dei Giudici per la parte posteriore, che guarda la Costarella, e prepotentemente chiedevano la Bandiera. Trovando però viva, e giusta opposizione nei Signori Giudici Nob. Sig. Alessandro Sergardi, e Nob. Sig. Ottavio Spennazzi, se ne impadronirono a forza, e dopo aver maltrattati i medesimi non che molte altre ragguardevoli persone, ivi presenti, lo involarono ad onta che si gridasse loro da tutti non gli appartenere.

In mezzo a tale emergenza, mostrandosi i Giudici bastantemente fermi ed attaccati alla giustizia, si pronunziarono assolutamente per la Civetta, e nonostante che il Palio, ed il Fantino fossero portati in trionfo, e per la Contrada dell’Oca, alla Chiesa di Provenzano, e per la Città, furono però obbligati i rappresentanti della medesima a renderlo alla Contrada Vincitrice, come infatti fecero nella Mattina seguente, senza ulteriori difficoltà, umiliazione ben meritata, ed a cui applaudì tutta la Senese popolazione.

Così ebbe termine lo Spettacolo, il quale fu oltremodo gradito per la varietà degli Aneddoti occorsi, e per il regolare andamento con cui fu condotto. Che se accadde il disordine su enunciato, ciò per altro si limitò alla cognizione per il momento di quelle sole persone, che si provavano sul Palco dei Giudici, mentre la moltitudine, che si trovava sulla Piazza, di poco se ne accorse, tranne per la risoluzione manifesta di non dar subito il Palio come è di consuetudine [Op. cit.].

In una memoria conservata presso la Nobile Contrada dell’Oca si legge che il Poggiolesi ed altri di Contrada salirono nel Palco dei Giudici, Buttarono via la Sentinella e dagli insulti ai Giudici che il sopra nominato Ferd.o Poggiolesi resistette alla Forza, che fece tanto di portare via il Palio che per coscienza lo aveva vinto la Civetta. Come la mattina di poi lo ebbero, ma con stento a ragione (…) il ridetto Poggiolesi anguattato e non ci era maniera di persuaderlo ed il Med.mo soffrì 18 Giorni di Segrete. Del Med.mo Palio si conserva sempre la Memoria, cioè parte del Millesimo.

Gli altri individui che non erano a parte di questa sollevazione non soffrì nulla nessuno. La sera dopo il palio si girò per Siena come se si fosse vinto e senza essere molestati da nessuno ed ebbe ordine la Pulizzia di lasciarci fare che a sangue freddo si sarebbe calmato tutto [Nobile Contrada dell’Oca, “Memoria”].

Questa fu una bella carriera – riporta il manoscritto apocrifo “Il Palio di Siena. Vittorie e premi riportati dalle 17 Contrade etc.”, il cui autore, per quanto anonimo, dovrebbe essere un contemporaneo – perché venne molto combattuto con la Contrada del Oca che a vincita di Paglio le due Contrade vennero testa a testa ma per la verità vinze, come fu giudicato dai Giudici, la Civetta di tutta la testa del cavallo, ma per la prepotenza de Locaioli e per forza venne strappato di mano il Paglio e lo portarono nella sua contrada; da essi in quella sera venne festeggiato, ma l’indomani 3 Luglio si adunarono i Giudici con il Consiglio Comunale e deliberonno che la Contrada del Oca restituisse alla Contrada della Civetta il Paglio, e per ottenere questa restituzione convenne al Municipio di mandarci la forza; rimasti svergognati l’Ocaioli da tutta la cittadinanza restituirono il Paglio alla Civetta strappandole il millesimo che (è) solito farsi dappiedi nel drappello, perciò convenne ai Civettini rifare il millesimo da capo al drappellone  [“Il Palio di Siena. Vittorie e premi riportati dalle 17 Contrade etc.”, ms. propr. privata].

In effetti il drappellone conservato nel museo della Contrada Priora della Civetta risulta mutilato della parte inferiore; anche i due stemmi dei Deputati agli Spettacoli sono parzialmente rovinati. Il millesimo è apposto in alto, sopra la corona di stelle della Madonna di Provenzano.

Come si è detto, i contradaioli dell’Oca, protagonisti dell’assalto al palco dei Giudici, furono esemplarmente puniti. Pare che per il Palio d’agosto furono condannati al soggiorno obbligato in alcuni comuni della Provincia, affinché non dessero disturbo nel giorno della corsa. Fra questi vi fu anche il Poggiolesi.

 

Priore: Nobil. Sig. Cav. Giovanni Palmieri Nuti

Capitano: Sig. Gaetano Bandini

Drappellone di cm 176 per cm 55 con la tradizionale immagine della Madonna di Provenzano, con un grande emblema centrale partito contenente i simboli municipali e con gli stemmi gentilizi dei due Deputati agli Spettacoli. La decorazione consiste in grandi rami di rose.

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Corrono secondo ordine alla mossa: Istrice, Giraffa, Lupa, Aquila, Civetta, Montone (a sorte), Drago (a sorte), Onda, Oca (a sorte) e Pantera.

 

In occasione di questo Palio, la Contrada della Civetta, il cui Priore conte Bernardo Tolomei era anche Priore del Magistrato Civico e Deputato ai Pubblici Spettacoli, aveva voluto rinnovare per intero le monture della comparsa, facendole in forma di moderna divisa militare. La Civetta rinnovò anche il disegno della propria bandiera. Pure la rappresentanza dell’Onda si presentò in piazza con nuove uniformi per i propri Uffiziali.

Le comparse furono fatte sfilare disposte alternativamente e in coppia per evitare che vi fossero contestazioni e manifestazioni di tipo politico verso alcune Contrade, i cui colori potevano richiamarsi a quelli di certe Nazioni europee o al tricolore nazionale.

Dalla mossa scappò prima la Civetta, seguita dalle altre nove Contrade tutte in gruppo. L’Oca, a cui erano riconosciute possibilità di vittoria per aver avuto dalla sorte il buon cavallo del Guglielmi, fu subito attaccata con il nerbo dai fantini dell’Aquila e del Montone e, successivamente, dal fantino della Lupa. Alla Fonte, al secondo giro, cadde il fantino del Drago e poco dopo anche quello della Pantera; la Giraffa, invece, prese la Via del Porrione a causa di una bastonata data al suo cavallo da uno spettatore, contradaiolo dell’Oca, che si era collocato in prossimità della curva dal lato interno della Piazza. La CIVETTA con il fantino soprannominato Piccolo Campanino o Cieco di Campano e lo storno del Sig. Angelo Cicali si mantenne prima per tutta la corsa e così vinse il Palio seguita dall’Oca, che non riuscì mai a passare in testa.

Ecco due cronache di questo Palio. Nel primo testo la cronaca è limitata alla narrazione delle vicende della sola corsa. E’ tratto dal manoscritto del sacerdote Silvio Burgassi:

1856 – Il figliuolo di Campanino il 2 di Luglio correndo nella Contrada della CIVETTA vinse il palio che fù bruttissimo e di nessuna soddisfazione. Scappò prima l’Istrice e l’Aquila i quali cominciarono a nerbare l’Oca e la Giraffa; e in questo frattempo poté entrare prima la Civetta e tale si mantenne fino a vincita di palio. In questa corsa vi furono moltissime nerbate cioè fra l’Oca e Pantera, Oca e Lupa, Istrice e Giraffa la quale poi andò in S. Martino [S. BURGASSI, “Notizie intorno alle pubbliche Feste e Corse etc.”, vol. 2°, ms propr. privata.].

Il secondo testo riporta dei dati fondamentali circa questo Palio. Si tratta dell’ultima cronaca contenuta nell’importante manoscritto n. 692 dell’Archivio preunitario del Comune di Siena.

2 Luglio 1856: Vinse la Contrada della CIVETTA correndovi per Fantino Leopoldo Bianchini detto il piccolo Campanino nel Cavallo Storno di proprietà di Angiolo Cicali.

La detta Contrada rinnovò il Vestiario di moderna forma con Bandiera nuova sotto il Priore Conte Bernardo Tolomei, che rivestiva la qualità di Priore del Magistrato, e di Deputato ai pubblici Spettacoli.

Le Contrade ammesse alla Corsa erano Istrice, Civetta, Drago, Oca, Montone, Selva, Giraffa, Onda, Aquila, e Pantera.

La Carriera non rimase tanto garosa, perché i partiti fatti dall’Oca che si faceva sicuro il Palio con il Fantino detto Pierino di Chiusi, e col Cavallo del Guglielmi impedì il contrasto delle altre Contrade. Dalla mossa scappò prima la Civetta e dietro il Drago, e Lupa, quindi l’Oca venne contrastata dall’Aquila e dal Montone, quando alla Fonte si attrupparono le Contrade Pan-tera, Istrice, Onda, e Giraffa. Alla prima girata tutti si sostennero sul Cavallo, ma alla seconda il Gobbo che correva nel Drago cadde verso la Fonte, la Pantera cadde verso il Brachetti, e la Giraffa andò in S. Martino.

La Civetta si mantenne sempre prima inseguita dall’Oca, la quale non poteva in alcun modo passarla avanti per essere contrastata dalla Lupa, per cui rimase vittoriosa la Civetta.

La Giraffa fu supposto che andasse a S. Martino per causa di una legnata riportata da uno spettatore Ocajolo dalla parte interna dei Colonnini, il quale dopo la Carriera venne arrestato, ma nel giorno successivo fu rilasciato per mancanza di prove, talché terminò lo Spettacolo con calma, e niun’ inconveniente ebbe a dolersi … [“Palii – Descriz. dal 1650 al 1856”, ASS, Archivio preunitario n. 692].

 

Priore: Conte Bernando Tolomei

Capitano: Antonio Braccianti

Drappellone realizzato con una certa precisione, ma con semplicità compositiva. Al centro, sotto alle armi del Comune e sopra a quelle del Deputati agli Spettacoli Grottanelli De’ Santi e Tolomei, spicca il grande stemma del marchese Celso Bargagli Petrucci, Gonfaloniere del Magistrato Civico. Lungo i lati del “cencio” corre una sobria decorazione. Dimensioni: cm 195×55. Pittore: Adeodato Fraticelli.

Palio del 16 agosto in onore di Maria Vergine Assunta in Cielo

Corrono secondo ordine alla mossa: Giraffa (a sorte), Bruco (a sorte), Istrice, Leocorno, Pantera, Selva, Lupa, Aquila, Montone e Civetta (a sorte).

 

Le feste senesi di mezz’agosto del 1869 furono ricche di iniziative curate dalla Società delle Feste, un sodalizio nato quello stesso anno, che a poco a poco assunse importanza anche nell’organizzazione del Palio. Il Comitato Esecutivo del 1869 presieduto dal Cav. Carlo Bianchi Bandinelli, con l’appoggio del facente funzioni di Sindaco, Cav. Luciano Banchi, e della Giunta Comunale, propose gare, spettacoli e manifestazioni benefiche e culturali per i giorni 14, 15, 16, 17 e 18 agosto.

Naturalmente, anche se la Società delle Feste fin dal giugno aveva notificato al Sindaco che parte del Programma stesso è il Palio così detto alla Lunga con Cavalli sciolti da eseguirsi nell’interno della Città sulla via Romana, Ricasoli, di Città, ecc. (…) nato dalle molteplici premure e istanze che tanto a voce che per iscritto sono state fatte da moltissimi Cittadini, la manifestazione principale delle feste agostane restò la Carriera alla tonda delle Contrade, fissata per il pomeriggio del 16 agosto.

La mattina del 13 agosto ebbe luogo la tratta, presieduta dal Banchi, dalla Deputazione della Festa e dai Giudici delle Mosse. E il 14 ebbero ufficialmente inizio le grandi feste, reclamizzate anche in un “1° Bullettino delle Feste dell’Agosto 1869 in Siena”, uscito in forma di giornale il 14 agosto 1869 e composto di quattro pagine. Purtroppo, a causa del cattivo tempo, caratterizzato nei giorni 15, 16 e 18 da una pioggia insistente, il programma dovette subire delle sostanziali modifiche. Il giorno 15 fu fatta soltanto la Tombola, perché piobbe tutto il giorno, e seguitò ancora il 16 fino verso il mezzo giorno ….

La Società delle Feste cercò subito di correre ai ripari. La mattina del 16 agosto il Comitato Esecutivo si riunì per decidere le modifiche da apportare al programma, prolungando gli spettacoli fino al giorno 19, e poi fece pubblicare un grande manifesto per meglio specificare le variazioni apportate al programma. D’intesa con le autorità municipali il Palio alla lunga fu differito alle ore dodici di martedì 17 agosto e quello alla tonda al pomeriggio dello stesso giorno.

La sera del del 16 agosto smise di piovere e così alle ore 23 fu fatta la prova generale del Palio alla tonda, che il pomeriggio del 17 agosto poté essere corso senza timore della pioggia. Riportò il successo la favoritissima Contrada della CIVETTA, che aveva avuto in sorte il cavallo baio bruciato di Luigi Grandi noto come Sportaino. Il fantino che lo condusse vittorioso al bandierino era il giovane fantino senese Dante (Ariodante) Tavanti, soprannominato Il Citto.

Questo Palio fu poco gareggiato, poiché il baio di Sportaino si rivelò davvero un cavallo superiore agli altri [“Il Palio di Siena. Vittorie e premi riportati dalle 17 Contrade etc.”, ms. propr. privata].

La mossa fu bellissima – racconta Guido Nannini.  Scapparono in gruppo; il Montone per troppo spingersi cadeva alla discesa di S. Martino, la Giraffa fu costretta a rattenere il cavallo, e bastò quest’attimo per dare agio alla CIVETTA ad entrare prima. Vi furono molte nerbate fra le Contrade del Leocorno, Lupa e Istrice; la Selva si attriccò con il Bruco, e la Pantera con l’Aquila [G. NANNINI, “Il Palio nei Secoli”, BCS, ms P V 50].

Non sappiamo se il giorno seguente i Civettini poterono festeggiare la vittoria con il cosiddetto “giro in città”. Ne dubitiamo, perché il pomeriggio del 18 agosto venne un’acqua dirotta. Anche il programma della Società delle Feste subì dei pesanti condizionamenti

Per l’anno 1869 la Contrada della Civetta non aveva eletto né il Priore, né il Capitano. Le elezioni, tenute il 16 maggio 1869 avevano permesso di formare il seguente Seggio: Don Giuseppe Querci (Vicario); Ottavio Cambi (Camarlingo); Persio Marchi (Cancelliere); Giuseppe Capitani (1° Consigliere), Assunto Bartolotti (2° Consigliere). Erano stati eletti anche i cosiddetti cercatori o mangini nelle persone di Giovanni Lotti e Pellegrino Mariani.

 

Priore: (carica vacante)

Capitano: Il Seggio

Drappellone che per la foggia e per l’iconografia si diversifica un po’ dai palii precedenti. I tratti e lo stile sembrano essere quelli consueti del pittore Ulisse Goretti (probabile autore dei drappelloni di questi anni), ma i fregi ed ornati testimoniano un’attenzione nuova da parte del committente. L’immagine della Madonna d’Agosto, sebbene sia dipinta con ingenua semplicità, è eseguita con una certa cura. Così è anche per la parte araldica, composta dagli stemmi dei quattro membri della Giunta Municipale: Cav. Luciano Banchi; assessore anziano e facente funzioni di Sindaco, Avv. Domenico Mazzi, Cav. Avv. Agostino Pavolini, Cav. Ferdinando Rubini.

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Corrono secondo ordine alla mossa: Onda, Montone, Aquila, Lupa, Oca, Chiocciola, Selva, Civetta (a sorte), Istrice (a sorte) e Drago (a sorte).

 

Per la tratta, scelti i dieci cavalli da assegnare alle Contrade, risultò una prevalenza di femmine. Ebbero i migliori soggetti l’Oca, che si vide assegnato il famoso stornino del Pisani, la Civetta e la Chiocciola, che ricevettero le due ottime cavalle presentate da Enrico Fineschi. Anche il Valdimontone, che aveva avuto in sorte una cavallina baia di Gaetano Mancini, fu ritenuto fortunato.

La Contrada che riscuoteva i maggiori favori del pronostico era l’Oca, ma Nicchio e Torre si organizzarono per farle perdere la carriera. Così vinse la Contrada della CIVETTA con il fantino Angelo Romualdi detto Gilocche, Girocche e, talvolta, Scilocche.

Questo Palio- racconta l’anonimo autore di un manoscritto ottocentesco – volevano farlo vincere alla Contrada dell’Oca perché il fantino che doveva correre nella Civetta era un certo Lorenzo Franci, detto Birrino, il qual fantino per quanto giovane fosse correva voce che per mezzo del suo babbo fosse venduto alla Contrada dell’Oca; ma venne a convinzione questo a due Contrade, cioè Nicchio e Torre, essendo le medesime state in quel tempo in rivalità con l’Oca; si misero d’accordo e presero in protezione la Contrada della Civetta con le spese occorrenti a carico delle due Contrade sopra nominate; presa la direzione della Civetta da queste due Contrade, la prima cosa fu quella di levare il fantino Lorenzo Franci, e venne surrogato da Angiolo Romualdi che ne riportò la vittoria [“Il Palio di Siena. Vittorie e premi riportati dalle 17 Contrade etc.”, ms propr. privata].

La mossa fu poco bella e la carriera punto garosa, si legge nel manoscritto “Le Carriere nel Campo e le Feste Senesi etc.” pubblicato da A. Zazzeroni. Scappò prima la Civetta, e si mantenne sino alla vincita, 2a Oca, e 3a Chiocciola, ed il resto fecero come si suol dire la Fila delle Oche.

In un manoscritto conservato nelle Biblioteca Comunale, di cui fu autore Guido Nannini, si legge che la mossa fu bella, perché scapparono in gruppo Chiocciola, Montone e Civetta, la quale alla Fonte Gaia era già prima; intanto il Montone e la Chiocciola furono raggiunte dall’Istrice e dalla Selva, che si nerbarono per due giri della piazza; seguiva il gruppo l’Oca, il Drago, l’Aquila, l’Onda e la Lupa; la Civetta che si era mantenuta prima per tutti e tre i giri della pista vinceva il Palio con il fantino Angelo Romualdi detto Gilocche [G. NANNINI, “Il Palio nei Secoli”, BCS, ms P V 50].

Dopo il Palio, l’archivista municipale Assunto Ginanneschi, incaricato della Direzione delle Corse, notificò al Sindaco che i fantini Gaetano Bastianelli (Oca) e Mario Bernini (Istrice) avevano forzato la mossa con lo scopo di far nascere un disordine, come infatti ebbe luogo per la loro caduta al canape. Il Ginanneschi chiese la squalifica dei due fantini. Ma l’Amministrazione Municipale non prese alcun provvedimento contro i due, i quali potettero partecipare regolarmente al Palio dell’agosto.

 

Priore: Avv. Adamo Tanzini

Capitano: Giuseppe Montaini

Drappellone foggiato a coda di rondine, con belle decorazioni e fregi imitanti grottesche. In alto è la Madonna di Luglio; al centro sta la Lupa allattante i Gemelli, simbolo della Società delle Feste. Sotto alla parte araldica, composta dai tre stemmi del Comune e dell’antica Repubblica, è posta la scritta: CARRIERA DEL 2 LUGLIO 1876. Tutto il “cencio” è contornato con una larga bordura con motivi geometrici di color cobalto.

Corrono secondo ordine alla mossa: Onda, Civetta, Selva, Aquila, Giraffa, Oca, Nicchio, Tartuca (a sorte), Istrice (a sorte) e Leocorno (a sorte).

 

Alla tratta del 29 giugno furono presentati in Piazza soltanto dodici cavalli, tutti visitati dal veterinario comunale Dott. Tito Zucchini. Effettuata la scelta dei dieci ritenuti più idonei, i tre migliori cavalli andarono in sorte: alla Tartuca, che ebbe un ottimo morello dato in nota da Savino Merlotti; alla Civetta, che ricevette una cavalla baia scura, chiamata Farfallina, marcata con le lettere C.C., presentata da Remigio Bellini; all’Aquila, a cui toccò il morello balzano di Mariano Carlini, già di Giovanni Carlini.

La mossa del Palio fu bella, anche se al canape cadde subito il fantino dell’Istrice, il cui cavallo, partito scosso, fece poi regolarmente tutti e tre le girate. Scattarono in testa Aquila e Civetta e i due fantini (Moro e Boggione) si scambiarono molte nerbate fino a farsi sorpassare dalla Tartuca con Pirrino; ma al secondo giro la Civetta passò nuovamente al comando e si mantenne sempre prima fino alla conclusione vittoriosa.

Ecco la cronaca del manoscritto apocrifo di proprietà Zazzeroni, che riferisce di una singolare, quanto grave, scorrettezza del fantino Tavanti, il quale sostituì il proprio nerbo con un altro più pericoloso:

Al canape cadde l’Istrice perché volendo partir primo, batté nel canape e fece il capitombolo; il cavallo fece tutte e tre le girate scosso. La prima a scappare fu l’Aquila e Civetta fra le quali vi furono molte nerbate, terza era la Tartuca la quale avendo il miglior cavallo le passò tutte e due senza contrasto ma alla seconda girata alla salita del Casato (dopo molte nerbate) si lasciò passare dalla Civetta alla piegata del Casato e tale si mantenne fino a vincita di palio. Vi fu molto contrasto fra Nicchio e Oca, Leocorno e Onda che si nerbarono scambievolmente. Il fantino del Nicchio certo Dante Tavanti barattò il nerbo, gli fu dato una mazza ferrata ma subito gli fu levata detta mazza … [A. ZAZZERONI, “Le Carriere nel Campo e le Feste Senesi etc.”, op. cit.].

Il palio riuscì discretamente bello e con gara; la mossa pure fu bella – scrive il Griccioli, che sottolinea la bruciante sconfitta della favoritissima Tartuca e la rabbiosa reazione dei contradaioli di Castelsenio. La Tartuca scappata 3a dal canape a S. Martino entrò prima e tale si mantenne fino al 3° giro alla pianata dove fu passata dalla Civetta, che non più raggiunta vinse il palio. Alla vincita arrivò: 2a Tartuca, 3a Aquila, 4° Unicorno, 5° Nicchio, 6a Onda, 7a Oca, 8° Istrice, 9a Giraffa, 10a Selva.

La perdita di questo palio dispiacque in modo indescrivibile ai Tartuchini, giacché a ragione si erano fatta sicura la vittoria data la velocità e superiorità del loro cavallo. I componenti la comparsa nell’impeto della rabbia guastarono in parte le vesti, elmi, scudi, bandiere, ed il funzionante da capitano Sig.re Baldacci fu costretto a rifugiarsi in casa onde sottrarsi all’ira dei più facinorosi che ingiustamente lo avevano preso ad ingiuriare e minacciare [S. GRICCIOLI, “Palii – Descrizione (1852-1884)”, AC Aq. 4/R]..

Lo smacco tartuchino fu ironicamente descritto in versi da un anonimo poeta, che dette alle stampe sul giornaletto umoristico “Mira! Mira!” le seguenti ottave:

IL PALIO DEL 2 LUGLIO 1884

“Sopra il due di Luglio, io vi parlo
della carriera vinta: la Civetta
avendo meno forza il suo cavallo
colla Tartuca volle far vendetta.
Che di denari lei tiene il metallo
non è buona a impugnar la baionetta
e quando dette il tratto la stadera
la Civetta gli vinse la bandiera.

Che di comprar cavalli ebbe maniera
credendosi acquistare ogni partito
e quando si arrivò a cosa vera
la Civetta si armò di sprone ardito.
Credeva che di vincer esser sincera
perchè nel cuore gli cresce la ferita,
questa è la bravura dei Tartuchini
di aver perso bandiera e poi i quattrini.

Avanti era un giro in quei confini
e tu pigliasti tutto il paretaio
ancor tu avessi un pozzo di quattrini
pestereste sempre l’acqua nel mortaio,
contro la forza non giovano i quattrini
e non conta del cane quell’abbaio,
tu tenevi la bandiera nera e gialla
anche coi soldi non puoi rimediarla.

Tu hai fatto come la farfalla
e vedo che ti sei avvelenita
gira e rigira e non stai a galla
tu hai rotto l’asta e poi anche il vestito,
la verità già starà sempre a galla
e con te scioglierò ogni partito,
per questa volta non è colpa tua
Civetta vinse e perse la Tartuca.”

[“Mira! Mira!”, Anno I, n° 11 del 6 4 luglio 1884].

Anche la vittoria della Contrada della Civetta trovò una singolare esaltazione nel “Mira! Mira!” con un articolo a firma di un certo Pispolone. Era arricchito da una vignetta che raffigurava una civetta in groppa alla cavalla Farfallina lanciata verso la vittoria.

L’articolo riportava alcune note storico-mitologiche sulla Civetta ed esaltava il successo del bravo fantino.

 

LA CIVETTA

Non stuzzichiamo per carità il vecchio Testamento: tanto tutti sanno in che razza di postaccio fu collocata la Civetta nell’arca di Noè; piuttosto cerchiamo altrove.

Nella mitologia la Civetta, l’animale notturno che ha l’onore di uno speciale protettorato delle donne, ebbe un posto ragguardevole e illustre. Infatti dopo che Minerva ripudiò la Cornacchia, fu la Civetta che passò al servizio della dea della saviezza e delle arti, la quale nacque come si sa dal cervello di Giove, tutta armata, e, guardate combinazione, ballando un certo balletto, chiamato Pirrica. In Civetta poi fu cambiata Nittimene in castigo dell’incestuoso commercio avuto con suo padre Nitteo, re di Testo.

Oggi quell’uccellaccio, appartenente ai rapaci notturni, non serve ad altro che ad adescare i pettirossi e a fare strage di innocenti fringuelli. Siena però consacrò alla Civetta un monumento duraturo di gloria, appellando con quel nome una delle sue famose Contrade. (Qui l’articolo riporta sommariamente la storia di questa Contrada, e rammenta le principali comparse da essa fatte, poi continua:)

La sua storia gloriosa questa modesta Contrada come vedete l’ha, e mercoledì vi aggiunse una nuova pagina per la bella vittoria riportata da Santi Sprugnoli detto Boggione, il quale per la prima volta che vince il palio si portò da vero eroe addirittura.

La città tutta fu lieta del trionfo civettino, le donne in specie, ed io mi associo all’unanime allegrezza gridando: Viva il valoroso fantino Boggione, viva la CIVETTA, e addio a quest’Agosto.

In onore del fantino vincitore la Contrada della Civetta pubblicò anche un bel sonetto, stampato presso la tipografia Marchetti.

Nell’occasione della 25a vittoria riportata da SANTI SPRUGNOLI detto Boggione alla CONTRADA DELLA CIVETTA i componenti il Seggio offrono i seguenti versi:

 

“In ordin bello di partenza stanno
I frementi destrier, baldi in arcione
I dieci cavalier, della tenzone
I deputati giusto avviso danno.

Coraggio! avanti! gridan tutti, e fanno
Per la contrada lor ogni questione.
Tartuca forza! passala Boggione!
Si grida in mezzo a tanta gioia e affanno.

Alfin con slancio prodigioso, ardito
La Civetta toccò l’ambita gloria
D’aver fra i Palii il venticinque unito.

Viva Siena! che mentre la sua istoria
Ricorda con le feste e si dà vita,
Applaude di Boggione alla vittoria.”

Siena 2 Luglio 1884

 

Prima di concludere il resoconto di questo Palio occorre riferire che la grave scorrettezza del fantino del Nicchio, Dante Tavanti, fu giustamente punita. Come si ricorderà, questi si era permesso prima della mossa, e d’accordo con qualche contradaiolo rimasto ignoto, di cambiare il nerbo consegnatogli dalle guardie municipali con un altro più grosso e più pericoloso. Si trattava di un bastone (e non di una mazza ferrata, come riferito nella cronaca sopra riportata), che fu prontamente sequestrato dai Deputati allo Spettacolo Carlo Ferri e Sabatino Soldatini. I due Deputati rimisero alla valutazione della Giunta Municipale un severo rapporto; e, ipotizzando che vi fossero responsabilità anche da parte di altre persone, denunciarono il coinvolgimento morale del Capitano del Nicchio.

La Giunta Municipale concluse l’esame del caso il 15 luglio 1884 e, confortata anche dal parere del Prefetto di Siena, sospese il Tavanti dal correre in Piazza fino a tutto l’anno 1885. Nessun addebito, invece, fu mosso al capitano del Nicchio o ad altri contradioli.

 

Priore: Avv. Adamo Tanzini

Capitano: Il Seggio

Drappellone a stendardo ottimamente dipinto ed arricchito con motivi decorativi variamente modulati, ispirati alle grottesche romane. La Madonna e le armi del Comune (così come i bei medaglioni con i simboli delle 10 Contrade), oltre a rappresentare valori evocativi, hanno un chiaro intento ornamentale. Al centro, sotto alla Balzana chiusa in una corona di alloro, spicca il grande stemma del Sindaco Cav. Luciano Banchi. I simboli delle Contrade, incastonati nella decorazione del bordo, sono così disposti: Aquila, Oca, Selva, Civetta e Unicorno (a sin. dall’alto); Nicchio, Tartuca, Istrice, Onda e Giraffa (a des. dall’alto). Pittore: Cesare Goretti (?).

Palio del 16 Agosto in onore di Maria Vergine Assunta in Cielo

Contrade secondo ordine alla mossa: Onda, Oca, Selva, Nicchio, Civetta, Bruco, Tartuca, Leocorno (a sorte), Istrice (a sorte) e Aquila (a sorte).

 

Dopo la tratta, per giudizio unanime, la Contrada favorita per vincere il Palio era ritenuta la Civetta. Infatti – come spiega il Griccioli – questa Contrada ebbe la brava cavallina baia, detta Farfallina, proprietà di Genesio Sampieri, con la quale la stessa Contrada aveva vinto il palio del 1884; al Bruco toccò la cavalla baia di Baldassarre Marchetti vincitrice nel Luglio di quest’anno; l’Onda ebbe il cavallo del Franchi toccato nel Luglio alla Selva; l’Oca ebbe il grigio pomellato del Gracci toccato nel Luglio al Nicchio; l’Aquila ebbe il cavallo di Galgano Boscagli avuto nel Luglio dall’Onda; l’Unicorno ebbe pure un discreto cavallo, difficoltoso ad entrare nel canape, di Raffaello Bianciardi; il Nicchio ebbe la brava cavallina saura toccata nel Luglio all’Oca. Le altre Contrade ebbero dei cavalli cattivi; pure quello dell’Istrice sarebbe stato mediocre se avesse voltato senza difficoltà. Nell’insieme può dirsi che Civetta, Bruco, Onda, Oca, Nicchio, Aquila ed Unicorno ebbero un buon cavallo; senza dubbio il migliore toccò alla Civetta, e forse quello del Bruco poteva starle a confronto se non si fosse sentito male la sera della prova generale. Due prove furono vinte dal Nicchio, due dal Bruco, e due, fra cui la prova generale, dalla Civetta [S. GRICCIOLI, “Palii – Descrizione (1884-1902)”, AC Aq. 5/R].

Il Palio ebbe luogo alle ore sei pomeridiane di giovedì 16 agosto, preceduto dal consueto corteo storico. Sfilarono le dieci Contrade corridrici nell’ordine di ammissione alla corsa e dietro di esse seguirono le altre sette. La sfilata fu rallegrata da una fanfara composta di quindici suonatori.

Il mossiere Giuseppe Valteroni faticò non poco per far entrare tra i canapi il recalcitrante cavallo del Leocorno. Al via balzò in testa l’Oca, seguita a poca distanza dal Bruco e, più indietro, dalla Civetta. L’Oca guidò la corsa per due girate e mezzo. Ma all’ultimo giro la CIVETTA operò una rimonta eccezionale dalla terza posizione. La baia Farfallina, condotta abilmente dal fantino Lorenzo Franci detto Pirrino, guadagnò terreno con uno spunto velocissimo ed a S. Martino aveva già conquistato la testa della corsa. Non fu più raggiunta.

Bruco, Aquila, Nicchio e Onda, pur avendo buoni cavalli, figurarono poco. Diverse Contrade, invece di tirare a vincere, si nerbarono o si ostacolarono reciprocamente.

Ma vediamo la cronaca di questo Palio riportata in un manoscritto ottocentesco:

Giovedì 16 a ore 9 ant. solita corsa prova e a ore 6 pom. la consueta carriera (…). Mossa discreta, la prima a scappare fu l’Oca seguita sempre a poca distanza dal Bruco e Civetta. L’Oca fu prima per due girate e mezzo cioè alla voltata di S. Martino della 3a girata fu raggiunta dalla Civetta che era terza e con del contrasto la passò e vinse il palio; vi fu molte nerbate fra Istrice, Tartuca, Onda, Selva, e Aquila. Il Bruco avendo il miglior cavallo di tutti non poté vincere causa che la sera dopo la corsa della prova Generale venne al detto cavallo una forte emorragia di sangue che durò fatica a correre e nonostante molto figurò. Aquila, Nicchio e Onda con buoni cavalli poco figurarono. L’Unicorno toccò in sorte un cavallo che non voleva entrare mai fra i due canapi, sicché il fantino tanto per le prove come per il Palio gli convenne mandarcelo scosso e all’indietro e entrato dentro fra i due canapi allora montava a cavallo e partiva come gli altri, la sera del Palio alla prima girata a S. Martino l’Unicorno mancò poco che non cadde ma si rimise subito e continuò la corsa. Fu una bella carriera di molta gara e tante nerbate specialmente negli ultimi [ANONIMO, “Le Carriere nel Campo e le Feste Senesi etc.”, ms propr. Zazzeroni].

Nella sua cronaca Griccioli evidenzia la straordinaria rimonta della Civetta:

A dì 16 Agosto 1888

Il palio fu vinto dalla CIVETTA, e riuscì soddisfacente e con gara. La mossa non fu troppo bella, giacché prima a gran distanza dalle altre scappò l’Oca seguita dal Bruco che la raggiunse poco dopo la Fonte-Gaja, ma respinto prontamente da qualche nerbata andò subito perdendo terreno, mentre l’Oca rimaneva prima a grande distanza. La Civetta che durante il 1° giro erasi mantenuta terza a molta distanza dalle prime due, a cominciare del secondo giro si vide con rapidità eccezionale avanzarsi, passare il Bruco e accostarsi all’Oca in modo che al 3° giro a S. Martino voltarono insieme. L’Oca fece ogni sforzo col nerbo per tenere indietro la Civetta, ma questa alla Cappella era già prima, e non più raggiunta vinse il palio. Le altre Contrade poco figurarono, però i fantini si scambiarono molte nerbate.

Alla vincita arrivarono nell’ordine seguente: 1a Civetta, 2a Oca, 3° Bruco, 4° Nicchio, 5a Onda, 6a Aquila, 7° Istrice, 8° Unicorno, 9a Tartuca, 10a Selva [S. GRICCIOLI, op. cit.].

Non mancò di fare dello spirito relativamente a questo Palio il giornaletto “Mira! Mira!”, con un articolo a firma Nessuno, comparso in prima pagina nel n° 31, anno V, del 19 agosto 1888:

CIVETTA

I maligni dicono che ha vinto la Contrada delle donne: io so che ha vinto San Cristofano, per dato e fatto di Pirrino fantino egregio in Luglio e Agosto, e fiaccheraio per tutto il resto dell’anno. Quanta gente in piazza! Il vecchio e bellissimo spettacolo si ripete ogni anno a maggior soddisfazione di tutti: chi l’ha visto ci ritorna, chi non l’ha visto mai ci viene. Così seguitando arriverà un tempo in cui tutto il mondo verrà a Siena per le feste d’Agosto; specialmente quando le feste ci saranno.

Io ero a Provenzano quando i vincitori vennero accompagnati dagli alleati a ringraziare la Madonna della vittoria riportata. Mancava la cavallina, ma in compenso c’era Spiridione l’alfiere che intonò solennemente la “Maria mater gratiae”, mentre un ragazzo sbatacchiava la campanella e le bandiere sventolavano.

Intanto Torello, il duce, splendido nella sua armatura lucente, sotto l’elmo enorme dalle piume bianche, rosse e nere, pensava alla prossima festa, e mentre la colonna di Piazza Tolomei tentennava più del solito, tutte le civette della città mandavano al cielo in segno di giubbilo il loro grido: Tutto mio! Tutto mio!.

In Calzoleria, centro della Contrada, fu fatta un po’ di baldoria: venerdì sera illuminazione, palloni volanti, e “berci” di ragazzi. Poi più niente: la Civetta è una Contrada calma.

Del resto ci rivedremo a cena.

E così finirono anche le feste in onore dell’Assunta del 1888, peraltro quest’anno povere di spettacoli, avendo la Società delle Feste curato, a parte il Palio, soltanto una Tombola pubblica in Piazza V. Emanuele per mercoledì 15 agosto, con il premio di £ 100 alla cinquina e £ 300 alla Tombola, a profitto di varij Istituti della Città.

In onore di Pirrino la Contrada della Civetta fece pubblicare dallo stabilimento tipografico C. Nava il seguente sonetto:

Onore al bravo fantino LORENZO FRANCI detto Pirrino che nel dì 16 Agosto 1888 riportava alla Contrada della Civetta LA 26a VITTORIA i componenti la detta Contrada esultanti pubblicarono il seguente SONETTO:

“Ferve la gara; e mentre i dieci eletti
Campion corrono a pruova, immensa piena
Di gente in preda a discordanti affetti
Tumultua nella piazza ampia di Siena.

Pugnan col nerbo, e l’uno all’altro stretti
Raddoppian tutti al corridor la lena;
Quand’ecco eromper da trecento petti
Un grido per la queta aura serena.

Vinto hai Campion! della CIVETTA al vento
Si dispiegan le seriche bandiere,
Cui si stringon d’attorno e cento e cento.

Tu vincesti, o LORENZO; è la tua gloria;
E siano al tuo valor lodi sincere,
Mentre noi ripetiam: NOSTRA VITTORIA!”

Priore: Avv. Adamo Tanzani

Capitano: Il Seggio

Drappellone ricco di motivi ornamentali e simbolici. In alto, in piedi sulle nubi e sul mondo, è una radiosa figura di Maria Santissima, Assunta in Cielo tra quattro Angeli. In basso è la Lupa Senese accucciata accanto ai Gemelli sullo sfondo di un ameno ambiente agreste. Nella parte centrale, infine, dominano i motivi araldici con le tre armi del municipio senese, cinte da corone di lauro, e i quattro blasoni dei membri della Giunta Municipale (Aristodemo Ficalbi, Domenico Mazzi, Ernesto Nasimbeni e Giovan Francesco Pollini), ornati di celate ed appesi alle corone di alloro.

Corsa di decisione del Palio alla Romana indetto dalla Società delle Feste

Contrade partecipanti alla CORSA DI DECISIONE: Chiocciola, Nicchio e Oca (Vincitrice).

Contrade partecipanti alla CORSA DI CONSOLAZIONE: Istrice, Selva, Lupa, Leocorno, Aquila, Pantera, Giraffa, Civetta e Drago.

 

La Società delle Feste volle arricchire i festeggiamenti di ferragosto, chiamando le Contrade a gareggiare in batterie per contendersi la vittoria in un Palio “alla romana”; a quelle escluse dalla Carriera di decisione fu consentito di disputare una corsa di consolazione.

Il sorteggio delle Contrade ebbe luogo domenica 2 agosto 1891, previa autorizzazione del Municipio. Fu deciso di effettuare tre batterie composte ciascuna da quattro partecipanti. Pertanto, presso la sede della Società delle Feste furono tirate a sorte dodici Contrade:   1. SELVA,   2. PANTERA,   3. NICCHIO,   4. CHIOCCIOLA,   5. ISTRICE,   6. GIRAFFA,   7. DRAGO,   8. OCA,   9. LUPA,  10. CIVETTA,  11. UNICORNO,  12. AQUILA [ACS, Postunitario, Carteggio X A, cat. X, busta 18 (1890-’93), tit. 1, inserto: “Feste straordinarie eseguite nell’Agosto 1891 per cura della Società delle Feste”].

Le condizioni poste dalla Società delle Feste alle Contrade per partecipare a questo Palio erano state specificate in una lettera, che il Segretario del sodalizio aveva inviato ai Priori delle 17 Contrade in data 15 luglio.

Domenica 16 agosto fu corso il Palio dell’Assunta e lunedì 17 ebbero luogo le corse alla romana.

I cavalli furono dati in sorte alle Contrade la mattina stessa del 17 agosto.

Nel pomeriggio le Contrade si presentarono in Piazza Vittorio Emanuele senza comparse; i cavalli furono portati direttamente nell’entrone del Comune come fosse una semplice prova.

Dapprima furono disputate le quattro batterie.

Alla 1a batteria – scrive il Griccioli – presero parte: Chiocciola, Istrice, Selva e Lupa; vinse la CHIOCCIOLA con il fantino Massimo Tamberi detto Massimino. Alla 2a presero parte: Unicorno, Aquila, Pantera e Nicchio; vinse il NICCHIO con il fantino Genesio Sampieri detto Moro. Alla 3a presero parte: Giraffa, Civetta, Oca e Drago; vinse l’OCA con il fantino Francesco Ceppatelli detto Tabarre [S. Griccioli, “Palii – Descrizione (1884-1902)”, AC Aq. 5/R].

Alla corsa decisiva presero dunque parte: Chiocciola, Nicchio e Oca.

La finalissima tra queste tre Contrade non ebbe storia. Vinse la Contrada dell’OCA, che aveva avuto in sorte la cavalla baia detta “Farfallina”, superfavorita, di proprietà del Sig. Galgano Boscagli, vincitrice pure il giorno avanti nella Tartuca. Seconda arrivò la Chiocciola, e terzo il Nicchio.

Questa fu la 10a ed ultima vittoria riportata dalla brava “Farfallina”, che nel 1884 (2 luglio) e nel 1888 (16 agosto) aveva portato al successo anche i colori della Civetta.

Successivamente – prosegue il Griccioli – ebbe luogo fra le altre 9 Contrade la corsa consolazione. Vinse la CIVETTA con il fantino Lorenzo Franci detto Pirrino e la cavalla baia bruciata, stella in fronte, di Angelo Butini, toccata il giorno avanti alla Pantera, la quale partita prima dal canape sempre si mantenne tale, nonostante il continuo contrasto avuto dalla Giraffa che fu 2a con il fantino Emilio Lazzeri detto Fiammifero e la cavalla saura di Carlo Vallesi, avuta il giorno avanti dal Drago. Terza fu l’Aquila con il fantino Celso Cianchi detto Montieri e la cavalla baia, stella in fronte, di Pasquale Mattii che il giorno avanti ebbe la Civetta [S. GRICCIOLI. Op. cit..].

I fantini della Lupa e della Pantera erano caduti durante il secondo giro.

Il giornale “Il libero cittadino” scrisse che, mentre gli Ocaioli festeggiarono la loro vittoria con molta allegria, i Civettini non si presentarono neppure a prendere il bel “paliotto commemorativo” della corsa di consolazione. Non sappiamo che fine fece il cimelio; certo è che la Contrada del Castellare non lo possiede.

 

Priore: Oreste Mariotti

Capitano: Luigi Rogani

In palio (Premi per la carriera di decisione): (omissis…)
In palio (Premi per la carriera di consolazione): £ 25 alla Contrada, e £ 25 al proprietario del cavallo. Paliotto “commemorativo” destinato alla Contrada vincente nella corsa di consolazione decorato con grottesche ed arabeschi in oro e con le scritte SOCIETA’ DELLE FESTE – CORSE ALLA ROMANA 17 AGOSTO 1891 – CORSA DI CONSOLAZIONE. In alto recava dipinta la Lupa con i Gemelli, emblema della Società delle Feste. Sotto alle scritte c’era uno scudo verde con l’ancora bianca. In fondo alle due lunge appendici laterali del drappellone erano raffigurati lo stemma azzurro con la scritta “Libertas” e quello rosso con il Leone del Popolo. (Questo paliotto è andato perduto).
Paliotto primo premio

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Corrono secondo ordine alla mossa: Civetta, Leocorno, Pantera (a sorte), Oca, Nicchio (a sorte), Lupa, Tartuca, Selva, Giraffa (a sorte) e Montone.

 

Questo Palio fu voluto dalla cittadinanza e corso con questua tra i cittadini. Il Municipio dette soltanto il permesso di correre, ma non volle altri oneri, avendo utilizzato i fondi destinati alla corsa in onore della Madonna di Provenzano per organizzare la Carriera Straordinaria del 29 maggio 1893, disputata nell’ambito delle feste universitarie per l’inaugurazione del Monumento ai Caduti di Curtatone e Montanara.

La soppressione del Palio aveva suscitato le proteste dei contradaioli più rispettosi delle tradizioni senesi, contrari a trascorrere la festa della Visitazione della Vergine senza il consueto omaggio della Carriera alla tonda in onore della Madonna di Provenzano. Un comitato di cittadini, il cui consiglio direttivo era composto da Filiberto Tonicini (Presidente), Lodovico Sanelli e Vittorio Braccini (Consiglieri) , Paolo Vannini (Economo), Vincenzo Ramalli (Cassiere) si offrì di reperire la somma necessaria per correre il Palio, purché ovviamente il Comune concedesse i necessari permessi e purché acconsentisse a gestirlo secondo regolamento. Anche diversi Capitani di Contrada appoggiarono incondizionatamente il progetto e si impegnarono a sostenerne le spese.

Il 12 giugno la Giunta Municipale, ritenuto che la precedente deliberazione con la quale veniva soppressa per quest’anno la Corsa del 2 Luglio, era ispirata dalla necessità di non portare più forte aggravio alle finanze del Comune, e che l’istanza suddetta avrebbe per scopo di esonerare l’Amministrazione Comunale da qualsiasi maggiore onere, invitò il Consiglio Municipale ad emettere il suo parere in merito alla petizione.

Il Consiglio si riunì il 16 giugno, presieduto dal Sindaco f.f. Ercolano Cantini, e, dopo alcune osservazioni da parte di alcuni consiglieri, si pronunziò favorevolmente.

Come primo adempimento, l’Amministrazione Municipale convocò i Capitani per procedere all’estrazione delle tre Contrade necessarie per completare il lotto delle partecipanti. Spettava il diritto di correre il Palio del 2 luglio 1893 alle Contrade: TARTUCA, VAL DI MONTONE, LUPA, SELVA, CIVETTA UNICORNO e OCA. Uscirono a sorte: PANTERA, NICCHIO e GIRAFFA.

L’assegnazione dei cavalli alle Contrade poté essere effettuata con le consuete formalità la mattina del 29 giugno. I migliori soggetti toccarono: alla Pantera ed alla Civetta; erano discreti anche i cavalli andati in sorte all’Unicorno, al Nicchio, alla Lupa e all’Oca; era mediocre quello della Tartuca; erano cattivi quelli avuti dal Montone, dalla Giraffa e dalla Selva.

Il Palio, coso domenica 2 luglio, fu vinto dalla CIVETTA, che confermò i pronostici della vigilia, benché la Pantera le contendesse il successo fino al bandierino.

La mossa fu molto brutta. Il fantino della Tartuca palesò un atteggiamento molto riluttante, rifiutandosi di far entrare il proprio cavallo tra i canapi e disattendendo gli ordini del mossiere (tanto che, poi, venne squalificato) e al via caddero Oca e Leocorno per aver forzato la mossa. la carriera, tuttavia, riuscì ugualmente interessante per l’eccezionale gara tra la Civetta (Bozzetto) e la Pantera (Fiammifero). Dal canape partì con leggero vantaggio la Civetta, seguita dal cavallo scosso dell’Oca e dalla Pantera. Dall’inizio al termine della corsa Bozzetto e Fiammifero si scambiarono ripetuti colpi di nerbo. In qualche momento sembrò che la Pantera potesse passare e prendere del vantaggio, ma con destrezza eccezionale Bozzetto riuscì sempre a contrastarla, vincendo per la sola lunghezza della testa del proprio cavallo.

Il Griccioli scrive che dal canape partì prima la Civetta seguita alle spalle dalla Pantera, e per tutta la corsa ambedue i fantini si nerbarono a vicenda; vi fu qualche momento che sembrò dovesse la Pantera passare prima, ma a furia di nerbate venne continuamente tenuta indietro dalla Civetta la quale rimase vincitrice per avere la sola testa del proprio cavallo innanzi a quello della Pantera. Terza a qualche distanza arrivò il Nicchio, 4° Lupa, 5° Montone, 6° Giraffa, 7° Selva, 8° Tartuca. Al canape caddero, per volere partire con troppa sollecitudine, con i propri cavalli, i fantini dell’Unicorno e dell’Oca [S. GRICCIOLI, “Palii – Descrizione (1884-1902)”, AC Aq. 5/R].

Nel manoscritto di Guido Nannini si commenta che tante persone ricordavano di non avere mai più visto un Palio così combattuto e bellissimo [G. NANNINI, “Il Palio nei Secoli”, BCS, ms P V 50].

All’arrivo vi fu qualche incertezza tra i Giudici della Vincita, che erano i Sigg. Giulio Cartigliani, Luigi Poggi e il Cap. Ettore Susini, tanto che il palio non fu consegnato subito alla Civetta ma dopo poco, attese le richieste insistenti di alcuni appartenenti alla Pantera, che ritenevano la propria Contrada vincitrice. Finalmente venne riconosciuto il successo della Contrada della Civetta con grande gioia del suo Capitano Sig. Gaetano Inglesi.

Il Seggio della Contrada vittoriosa per l’anno 1893 era completato dai Sigg.: Oreste Mariotti (Priore), Silvestro Benazzi (Vicario), Luigi Mariotti (Camarlingo), Settimo Giglioli (1° Consigliere), Gaetano Inglesi (2° Consigliere), Antonio Fantacci (3° Consigliere), Giulio Cosi (Cancelliere).

In onore del bravo Bozzetto, la Contrada della Civetta, che per la prima volta si definì “Priora” per aver accolto nella propria sede le riunioni del Comitato dei Priori, pubblicò il seguente componimento poetico:

Ad ULISSE BETTI detto BOZZETTO fantino forte e leale che onorò la CONTRADA PRIORA DELLA CIVETTA della 28a vittoria il 2 Luglio 1893 i componenti la medesima offrono:

 

“A te onesto, a te prode e vincitore
Or sia gloria, or sia festa, ed or sia onore,
Che di vittoria riportato è il vanto
Della vittoria che invocammo tanto!
E a noi scolpita sempre in mezzo al cuore
La memoria sarà del tuo valore.
Scorrono i giorni, cangiano l’età,
Bella sorride nuova civiltà,
Ma valore e fortezza son la gloria
Di tutti i tempi, e santa è la vittoria!
E vittoria ci arrise!… e lieti in coro
A te plaudiamo del novello alloro.”

 

Resta da dire, infine, che la Commissione che aveva fatto correre questo Palio fece conoscere alla cittadinanza il risultato della sottoscrizione volontaria, pubblicando presso la tipografia Cooperativa la nota dei sottoscrittori ed i versamenti effettuati, nonché il resoconto finale completo.

 

Priore: Oreste Mariotti

Capitano: Gaetano Inglesi

Drappellone, il cui impianto iconografico sposa una raffinata ornamentazione con la più classica simbologia religiosa e laica. Dall’alto in basso: la Madonna di Provenzano, le tre armi del Comune, la Lupa senese, gli emblemi degli assessori Cantini Ing. Ercolano, Pollini Avv. Giovan Francesco, Lisini Dott. Alessandro, Bandini Cav. Ilario disposti 1-2-1, la targa con la scritta: CARRIERA 2 LUGLIO 1893.

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Corrono secondo ordine alla mossa: Drago, Giraffa, Chiocciola, Oca, Bruco (a sorte), Selva (a sorte), Civetta (a sorte), Onda, Montone e Torre.

 

Gli anni Trenta del secolo scorso segnarono l’inizio della rinascita della Civetta dopo un lungo periodo di amarezze e delusioni. La vittoria del Palio di luglio del 1934, dopo 41 anni di astinenza, motivò un nucleo di ottimi dirigenti, che seppero dare alla Contrada, oltre che un nuovo oratorio ed una nuova sede, anche una serie di vittorie strepitose in Piazza nel periodo a cavallo della II Guerra Mondiale.

Le prove eliminatorie e la tratta del palio del ’34 dovettero essere rinviate al primo pomeriggio del 29 giugno, perché la pioggia, caduta abbondante durante la notte, aveva totalmente guastato la pista. La formazione delle batterie dei 18 cavalli dati in nota e l’inizio delle prove ebbero inizio circa le ore 15. Per la prima volta fu imposto ai barbareschi di presentarsi alla cerimonia indossando la montura di Piazza.

Il miglior cavallo di tutti toccò alla Civetta – scrive il Griccioli – (ebbe quello che aveva avuto la Lupa nell’Agosto precedente); venivano poi quello del Drago (quello con cui la Tartuca aveva fatto “cappotto” nel ‘33), alla Giraffa e al Montone (gli stessi avuti da queste due Contrade nell’Agosto precedente). Erano discreti quelli della Torre e della Selva; toccarono cattivi all’Onda, all’Oca, al Bruco, alla Chiocciola [S. Griccioli, “Palii: 16 agosto 1931 (cont.) –1937”, AC Aq. 13/R].

Il tempo magnifico favorì la storica festa inquadrandola in uno sfarzo di luce e di colore, mettendo così in piena evidenza i suoi valori coreografici e determinando ondate di entusiasmo e di ammirazione accentuate dalla trepida attesa dei contradaioli, che avevano la maggiore probabilità di vittoria.

Fin dalla sera precedente erano giunte migliaia di persone anche con i treni popolari di Roma e Perugia: nelle ore del pomeriggio l’animazione nelle vie giunse al punto da impedire la circolazione delle vetture.

Sgombrata la pista, pochi minuti avanti le 18, la moltitudine immensa che gremiva la vasta conchiglia, i palchi, le ringhiere e le finestre del Campo, meraviglioso nella sua eterna armoniosa bellezza, acclamò a lungo in un travolgente trasporto di devozione a Casa Savoia il Re vittorioso e la di Lui Augusta Figlia, Principessa Maria, apparsi alle trifore del civico Palazzo, circondati dal seguito e dalle autorità cittadine (…).

Dopo lo svolgimento del corteo, effettuatosi in perfetto ordine e fra l’entusiasmo generale, e dopo la sbandierata collettiva dei 17 alfieri dinanzi al Palazzo Comunale, uscirono dalla Corte del Podestà i 10 fantini per recarsi alla mossa. Fra i due canapi furono chiamati nell’ordine seguente: 1 Drago, 2 Giraffa, 3 Chiocciola, 4 Oca, 5 Bruco, 6 Selva, 7 Civetta, 8 Onda, 9 Valdimontone, 10 Torre.

La mossa fu un poco sollecita in quanto Montone e Torre erano appena entrati; ma questo fu colpa loro e non del mossiere, come in seguito si volle dire. Essi entrarono fra i canapi uniti e quasi di passo, onde il mossiere appena furono entrati, ad evitare disgrazie, dette la mossa. Prima a partire con scatto fulmineo fu la Civetta, che – data la superiorità del cavallo – tale si mantenne indisturbata per tutta la corsa, ed a piccolo galoppo arrivò alla vincita prima di sei o sette colonnini.

La gara mancata per il primo posto si ebbe invece animata nel gruppo dei secondi. Il Drago, con un cavallo che giustamente poteva aspirare al palio, entrato primo fu costretto dalla Giraffa a partire fra gli ultimi, quindi preso sotto il nerbo della Chiocciola poteva a S. Martino solo voltare 3°, mentre 2a voltava la Giraffa. Liberatosi dal nerbo della Chiocciola passava nuovamente sotto quello della Giraffa e solo al principio del 3° giro passava secondo, ma ormai era tardi: la vittoria della Civetta era decisa…. Dietro a queste due erano Montone, Torre e Selva, che si scambiarono non poche nerbate, specialmente fra Torre e Montone. A S. Martino al 3° giro la Torre passava 3a, ed alla vincita arrivava affiancata al Drago. L’Oca, chiamata al canape fra Chiocciola e Bruco, veniva stretta fra queste due e partì fra gli ultimi, ed appena partita fu presa sotto il nerbo del Bruco, che giunti al Casato al primo giro lo strinse contro i palchi, facendo così cadere il fantino, ed il cavallo scosso si fermò. Alla vincita arrivarono: 1 CIVETTA, 2 Drago, 3 Torre, 4 Giraffa, 5 Montone, 6 Selva, 7 Onda, 8 Bruco, 9 Chiocciola.

Quasi tutte le Contrade salutarono con gioia la vittoria della Civetta. Il tanto desiderato palio fu portato a Provenzano e quindi nella Chiesa di S. Cristoforo, sede della Civetta, dove venne cantato il solenne “Te Deum”.

Nel rione della Civetta regnò fino a tarda ora una vivace allegria, alla quale contribuirono non poco gli appartenenti alle Contrade amiche ed alleate della Civetta [S. GRICCIOLI, op. cit.].

Stando ai ricordi dei vecchi contradaioli della Civetta, quando il drappellone fu portato in Provenzano, nessuno, tra essi, sapeva il “Maria Mater Gratiae”, perché erano ben quarantuno anni che la Contrada non riusciva a vincere un palio. La Civetta non aveva neppure una chiesa per accogliere le consorelle negli annuali giri di onoranze. I civettini si affidarono perciò alle robuste voci dei figuranti delle Contrade alleate ed amiche, mentre loro continuavano a piangere ed abbracciarsi.

In questi ricordi rivivono anche un favoloso rinfresco nel chiostro di S. Cristoforo, con tanta gente in casa dei Traballesi – che avevano il figlio Sandro militare a Trapani, arrestato perché sospettato di spionaggio, avendo ricevuto un telegramma con queste parole: “Civetta prima stop torna subito” – e con tanto gelato bianco, rosso e nero; una generosissima distribuzione di vino sulle scale della chiesa di S. Cristoforo, specialmente ad uso e consumo degli abituali clienti di Porsenna (famoso vinaio); un susseguirsi di splendidi fuochi artificiali, sparati dall’angolo attiguo alla stesso chiesa, già meta finale delle serate dei clienti suddetti.

Il giorno seguente la comparsa della Contrada Priora della Civetta fece il tradizionale giro della città, portando in trionfo il drappellone appena conquistato dopo quarantuno anni. Il giovane fantino Corrado Meloni detto Meloncino (figlio dell’affermato e plurivittorioso fantino Angelo Meloni d. Picino) distribuì alla cittadinanza un sonetto firmato “Brume”.

La vittoria del 2 luglio fu solennemente festeggiata dalla Contrada della Civetta la sera del 9 settembre 1934.

La Piazza Tolomei, rammemorante episodi salienti di storia e di leggenda – scrisse Silvio Griccioli nel suo manoscritto –, era stata addobbata con ricchezza e con gusto su progetto del Sig. Giacomo Cenni, ed eseguito dalla Ditta Chiantini e Ciacci. La simpatia generale circondante la vittoriosa Contrada fu rilevata dalla partecipazione unanime alla festa delle 16 consorelle, le quali inviarono per l’addobbo della Piazza Tolomei e delle adiacenti vie del Re, Calzoleria, Banchi di sopra, Banchi di sotto, etc., bracciali e bandiere. Fu merito di un gruppo appassionato di giovani coadiuvato dal Seggio con a capo il Priore Comm. Avv. Guido Ricci e del Capitano Sig. Rodolfo Angelucci, aver ridonato alla Civetta un palpito di rinascita, galvanizzata finalmente (dopo 41 anni) dalla vittoria, ed averla riportata ad una dignitosa posizione fra tutte le consorelle.

Nella mattinata, in una sala del Palazzo Tolomei, fu offerto un ricevimento, al quale intervennero i Priori e i Capitani delle 16 consorelle, e tutte le maggiori autorità cittadine. Al principio del ricevimento un araldo in costume della Contrada intuonò con una chiarina d’argento le prime note della marcia del Palio. Nello scalone dello storico palazzo adorno di piante ornamentali facevano servizio d’onore i paggi della Contrada. Alle ore 20,30 ebbe luogo nella Piazza Tolomei, riccamente addobbata ed illuminata, la tradizionale cena, alla quale fra il più schietto entusiasmo presero parte oltre 150 commensali fra civettini e simpatizzanti. Fino a tarda ora nella Contrada in festa affluì grandissimo numero di visitatori.

“Meloncino”, fantino vincitore, fu festeggiatissimo, e dalla Contrada gli fu offerto un ricco dono in ricordo della vittoria.

Seguendo l’antica simpatica tradizione, in un apposito recinto, in prossimità della mensa, era il cavallo vincitore, al quale non mancarono carezze per parte dei numerosi visitatori [S. GRICCIOLI, op. cit.].

La cena della Vittoria in Piazza Tolomei e il ricevimento nel salone dell’Azienda Autonoma di Turismo nel palazzo omonimo furono due esempi di signorilità e di buon gusto, mentre una ricca galleria di cartelloni umoristici in Via del Re (oggi Cecco Angiolieri) provocò qualche risentimento negli amici della Selva, che forse non avevano compreso che alcune frecciate un po’ pungenti non erano dirette tanto a loro, quanto all’esimio scrittore senese Gigi Bonelli, che aveva malamente bistrattato la Civetta nell’operetta “Rompicollo” e nel film “Palio”.

 

 

Priore: Guido Ricci

Capitano: Rodolfo Angelucci

Drappellone carico di prezioso calligrafismo, dove fragili eleganze di un liberty un po’ attardato si accompagnano a reminiscenze di “gothic revival”. In basso due putti reggono lo stemma della balzana ed hanno in mano l’uno il ramo d’alloro, l’altro la statuetta alata della Vittoria. Entro una cornice goticheggiante  tiene il campo la lupa che allatta i gemelli; dietro ad essa, in secondo piano, la città di Siena vista da Porta Ovile è riprodotta con abbondanza di particolari, ma con scarsa verosimiglianza, a giudicare dalla presenza di alcune torri assolutamente inedite. In alto un drappo rosso trapunto di stelle: entro un piccolo tabernacolo sta la Madonna di Provenzano. Pittore: Vittorio Emanuele Giunti.

Palio del 16 Agosto in onore di Maria Vergine Assunta in Cielo

Corrono secondo ordine alla mossa: Civetta, Selva, Onda, Leocorno, Drago (a sorte), Bruco (a sorte), Tartuca, Istrice, Oca e Lupa (a sorte).

 

In occasione di questo Palio, per la prima volta, la cerimonia del pubblico sorteggio delle Contrade ebbe luogo domenica pomeriggio alle ore 18, nella Sala del Concistoro, e – data la circostanza – una folla mai veduta occupò l’intera piazza de Il Campo, ansiosa di conoscere quali bandiere sarebbero state esposte all’ultime trifore del Civico Palazzo insieme a quelle delle sette Contrade partecipanti di diritto al Palio del 16 agosto. Tra queste c’era la Civetta. Furono sorteggiate: Drago, Lupa e Bruco.

 

La mattina del 13 agosto 1937, dopo le prove di selezione, ebbe luogo la tratta.

La sorte fu particolarmente favorevole con le Contrada della Civetta, dell’Oca e del Leocorno. Dei cavalli assegnati, avevano riportato vittorie in precedenti carriere: Ruello (Nicchio ’32, Civetta ’34, Istrice e Lupa ’35, Giraffa ’36); Folco (cappotto nella Tartuca ’33, e Lupa ’37); Aquilino (Drago ’36).

Una cronaca completa del Palio lo storico Alberto Tailetti, che continuò in tal modo i diari del Griccioli.

Siena ha vissuto magnificamente la sua storica giornata – esordisce con la sua cronaca del Palio il Tailetti -. L’anima del popolo ha vibrato intensamente con tutto il suo entusiasmo per il “suo” Palio, che ha veduto la popolazione cittadina triplicarsi. Migliaia di forestieri e di comprovinciali sono giunti fino dal 15 e si sono trattenuti usufruendo delle facilitazioni ferroviarie. L’autoraduno nazionale, in occasione della Mostra dei Vini, ha portato centinaia di macchine e altri visitatori appassionati come gli aviatori giunti a Pian del Lago per il 1° Avioraduno Naz. “Città del Palio”.

La città è tutta imbandierata nelle case arazzate e ai confini delle Contrade: al Civico Palazzo sventolano i 17 vessilli serici con una nota di grazia e di eleganza.

Un senso agonistico ancor più vivo caratterizza oggi la gara senese.

Nel pomeriggio le comparse si sono recate dopo la vestizione e la benedizione, all’Arcivescovado e al Palazzo del Governo, ammiratissime e acclamate per le vie stipate di folla.

Alle 18 circa il corteo suggestivo ha fatto ingresso nel Campo, gremitissimo come forse mai, al suono del Campanone: gli spettatori sono rimasti colpiti per l’ordine per l’ordine del corteo smagliante di colori e di suoni, per la imponenza delle comparse vestite dei costumi del più puro Rinascimento, per la bravura degli alfieri, insuperabili nelle sbandierate, ammiratissima quella finale collettiva.

Le Contrade hanno percorso la piazza inondata di luce e animata da forte vento ristoratore, come segue: 1° Leocorno (Fantino: Fernando Leoni d. Ganascia), 2a Selva (Pieraccini Dino d. Bubbolino), 3a Oca (Luschi Vieri d. Cittino), 4a Civetta (Fortunato Castiello d. Napoletano), 5° Istrice (Arzilli Primo d. Biondino), 6a Onda (Pietro De Angelis d. Romanino), 7a Tartuca (Maggi Romolo d. Sgonfio), 8° Drago (Gallorini Donato d. Donatino o L’Ardito), 9a Lupa (Torrini Tripoli d. Tripolino), 10° Bruco (Funghi Ferruccio d. Porcino).

Seguono le altre sette che non corrono, e cioè: 11. Torre, 12 Nicchio, 13 Giraffa, 14 Chiocciola, 15 Aquila, 16 Pantera, 17 Valdimontone.

Lo sfilamento è perfetto e magnifico: dopo le Corporazioni e le Magistrature, entra il Carroccio col palio dipinto da Aldo Marzi.

Recato il drappellone sul Palco dei Giudici, sono usciti i barberi partecipanti alla corsa, i cui fantini venivano muniti del nerbo. Tra la tensione dell’immensa moltitudine si è avuto la seguente chiamata al canape: Leocorno, Bruco, Civetta, Selva, Oca, Drago, Tartuca, Onda, Lupa e Istrice.

Avvenuta la partenza, regolarissima, dei dieci cavalli, in testa a cui trovavansi Leocorno, e poi Selva e Lupa, Istrice, Onda e Bruco, il mossiere ha dato segnale di mossa non valida. La decisione ha suscitato vive discussioni e fermento nella Piazza, avendo percorso molti cavalli, eccetto l’Oca, anche due giri. Rientrati i cavalli nel cortile del Podestà e procedutosi a una seconda mossa fra il nervosismo generale, sono stati così chiamati i cavalli: Civetta, Selva, Onda, Leocorno, Drago, Bruco, Tartuca, Istrice, Oca e Lupa. Gran confusione alla mossa; la Lupa di rincorsa è ancora ferma quando l’Oca scatta velocissima e le altre sono ammucchiate al canape. Ma questa seconda mossa, irregolare, è ritenuta valida: l’Oca, scattata prima con netto vantaggio, è in testa. Al termine del 1° giro entra in giuoco la Civetta, che sorpassa l’Oca e si mantiene prima nonostante gli sforzi di Ganascia sul Leocorno con Ruello. Al primo giro, a S. Martino, la Selva, che minacciava fortemente l’Oca pel primo posto, era caduta. Nel corso dei tre giri caddero pure Onda, Istrice e Tartuca. L’arrivo fu il seguente: CIVETTA, Leocorno, cavallo scosso della Lupa, Bruco, Drago e Oca, quindi i cavalli dell’Onda e della Tartuca, scossi, e Lupa e Istrice.

Il drappellone fu salutato dal quasi unanime sventolio delle bandiere delle Contrade e recato in Duomo e quindi a S. Cristoforo: i Civettini festeggiarono con giubilo la meritata vittoria di “Folco” col fantino Fortunato Castiello detto “Napoletano” e col Capitano Cav. Antonio Casini [A. TAILETTI, “Palii: 16 agosto 1931 (continuaz. Griccioli) –1937”, AC Aq. 13/R].

Il 17 agosto la comparsa della Civetta col fantino “Fortunato” e con Folco, il cavallo vincitore, percorse la città, ovunque fatta a cordiali accoglienze. Il sonetto celebrativo, siglato E.F.B., esaltava la 29a vittoria della Civetta.

I festeggiamenti per la vittoria riportata nel Campo furono tenuti dalla Contrada Priora della Civetta nella giornata di domenica 26 settembre 1937.

Il tempo era splendido e luminoso – scrive il Tailetti –. Tutte le vie di Contrada erano arazzete e imbandierate e adorne di gustose illustrazioni della vittoria: i festeggiamenti sono iniziati con cerimonie religiose nella Chiesa di Contrada e alle 11 in una sala del Palazzo Tolomei è stato servito un ottimo rinfresco agli invitati, fra cui si notavano le Autorità cittadine e i rappresentanti delle Contrade. Era presente al completo il Seggio della Civetta col Priore Comm. Avv. Guido Ricci. Per la scala e nelle sale del Palazzo, magnificamente adorno, prestavano suggestivo servizio in costume i paggi.

Caratteristico e indovinato è riuscito l’addobbo di Piazza Tolomei, ove la sera i “civettini” si sono riuniti a cena: la bella piazza era stata trasformata in un gran padiglione floreale, illuminato da migliaia di lampadine elettriche multicolori e adorno di bandiere.

Durante al cena, cui sono intervenuti moltissimi contradaioli, è regnata la più schietta allegria e sono echeggiati i canti di gioia e le note di una musica cittadina.

Il rione e la piazza sono stati invasi da enorme folla fino a tardissima ora [A. TAILETTI, op. cit..].

Un cartello della festa, imperniata sull’illuminazione della facciata della chiesa di S. Cristoforo, recava i seguenti versi dettati dal civettino Giulio Alessi, che poi compose anche il sonetto distribuito durante i festeggiamenti:

“Questa volta il caso è stato bello,
l’altr’anno a batter Folco fu Ruello,
ed ora questo qui da gran birbante
ha reso al gran Ruello il suo purgante!”

 

Priore: Guido Ricci

Capitano: Antonio Casini

Drappellone caratterizzato da una Lupa che dagli spalti di mura turrite ringhia minacciosa contro gli eventuali aggressori della città medioevale. Di contro, lo sventolio festoso del  gonfalone con la Balzana e delle bandiere dei Terzi sostiene l’ascesa dell’Assunta verginalmente pallida. L’intonazione del dipinto si appoggia su pochi colori: il bianco, il rosso e il nero, che sono quelli della Contrada vincitrice. Accanto alla Madonna sta, più alta e svettante che mai, la Torre del Mangia. Pittore: Aldo Marzi.

Palio del 16 Agosto in onore di Maria Vergine Assunta in Cielo

Detto “Palio della Ricostruzione”

Corrono secondo ordine alla mossa: Tartuca, Montone, Drago (a sorte), Civetta (a sorte), Leocorno, Torre (a sorte), Giraffa, Chiocciola, Nicchio e Istrice.

 

L’estrazione delle Contrade partecipanti alla prima Carriera dell’Assunta del dopoguerra, unitamente a VALDIMONTONE, TARTUCA, NICCHIO, CHIOCCIOLA, ISTRICE, GIRAFFA, LEOCORNO, che correvano di diritto in quanto rimaste escluse dall’ultimo Palio del 16 agosto disputato nel 1939 prima dello scoppio del conflitto mondiale, ebbe luogo alle ore 18 del 15 luglio 1945 in una sala del Comune. Fin dal mattino i vessilli di queste sette Contrade erano stati esposti alle trifore del civico Palazzo.

Il tempo splendido favorì nel tardo pomeriggio l’affluenza di tantissimi contradaioli nel Campo; al popolo si aggiunse la comparsa del Bruco, che “girava” per rendere le onoranze ai Protettori per la Festa Titolare.

L’estrazione di DRAGO, CIVETTA e TORRE (ad opera rispettivamente dei rappresentanti di Chiocciola, Torre e Drago) fu salutata da grandi applausi. L’esposizione all’ultima trifora della bandiera della Torre suscitò una gioia incontenibile tra i contradaioli di Salicotto, che improvvisarono un corteo per accompagnare con le proprie bandiere la comparsa del Bruco in Via del Comune

Tra le operazioni preliminari della carriera va ricordato il concorso bandito dall’amministrazione comunale fra gli artisti senesi per la pittura del drappellone. La competizione fu vinta dal pittore Dino Rofi, che sotto l’immagine della Madonna d’agosto volle rappresentare la ripresa delle attività cittadine e la ritrovata libertà, raffigurando uno scalpellino seminudo intento a scolpire sul frammento di una colonna di marmo la parola “LIBERTAS”. Ai piedi ha un cesto di frutta e a destra dei covoni di grano; al centro, dietro una lupa-doccione gettante acqua dalla bocca, il tripudio delle bandiere delle 17 Contrade e la bianca Cattedrale con l’Assunta e gli angeli. Purtroppo l’artista non riuscì a reperire i colori necessari per completare la pittura del drappo e dovette lavorare con mezzi di fortuna. Il Rofi si era ripromesso di ritoccare il proprio lavoro in un secondo tempo, ma la Contrada della Civetta, vincitrice del Palio, volle che l’assenza completa delle dorature ed i colori tenui di tutta l’opera restassero a testimoniare le difficoltà del periodo post-bellico.

Il 13 agosto, il tempo nebbioso e poco promettente non scoraggiò i senesi, che fin dalle prime ore del mattino affollarono il Campo per assistere alle batterie di selezione dei cavalli e alla tratta.  I migliori soggetti toccarono a Civetta, Istrice, Tartuca, Giraffa; i cavalli peggiori furono quelli andati in sorte a Leocorno, Torre, Montone, Chiocciola.

Durante la notte precedente la Festa, dopo le Cene propiziatorie, vi fu grande animazione in città, con pugilati e scontri anche con conseguenze serie per alcuni contradaioli un po’ ovunque, ma specialmente in Piazza Indipendenza dove gli Ocaioli si picchiarono con Nicchiaioli e Torraioli. Il fermento, a causa dei contusi e dei feriti, continuò l’indomani.

Al mattino, dopo la provaccia, cominciarono a formarsi gruppi di contradaioli, che volevano che per domenica 19 agosto fosse indetto un Palio straordinario per festeggiare la pace. Si ebbero subito riunioni in Comune con il Sindaco e coi Priori delle Contrade, mentre la folla rimase a lungo in sosta, ansiosa, nel Campo.

Il pomeriggio del 16 agosto, quando le comparse delle Contrade fecero il loro ingresso in piazza, applausi, fischi, clamori, dominarono l’aria limpidissima; gli alfieri eseguirono i giuochi delle bandiere con i virtuosismi di sempre che strappano l’applauso di tutti gli spettatori.

Quando in Piazza riecheggiarono gli squilli delle lunghe argentee chiarine dei trombetti del Comune sul Carro Trionfale si ebbe il fremito più forte. Alle 19,20, terminato il magnifico corteo fu eseguita la sbandierata collettiva finale quasi a ringraziare il cielo per la salvezza di Siena, intatta dalla furia della guerra. Chi non gustò nulla, né capì la commozione eroica di questo popolo cavaliere, dalla civiltà antichissima – commentò Alberto Tailetti, autore di questa cronaca -, furono i soldati alleati, che, ubriachi disturbarono il corteo e gli spettatori, invasero la pista, fecero sconce capriole, occuparono il Palco dei Giudici scacciandone i senesi, salirono sulla sommità dei materassi di S. Martino: veri bruti, il cui contegno nauseante disgustò tutti. I vigili urbani e i preposti alla festa, che è un rito, sudarono invano sette camicie per ridurli alla ragione.

Alle 19,24 il mortaletto echeggia – continua la cronaca del Tailetti –  e i cavalli escono dall’entrone: la folla strabocchevole che empie il Campo è tutta rivolta al gruppo multicolore, con una faccia sola emozionata. Il cavallo della Torre, innervosito, scatta in avanti. Giunti alla mossa vengono chiamati secondo l’ordine dell’elenco contenuto nella busta sigillata del Sindaco, aperta al momento.

Ecco entrare Tartuca, Montone, Drago, Civetta, Leocorno, Torre, Giraffa, Chiocciola, Nicchio e Istrice di rincorsa. I cavalli sono irrequieti e si agitano fra i canapi, facendo disordine: la tensione degli spettatori è al massimo e il punto culminante è ancora prolungato, perché il Nicchio è restio ad entrare. Ma all’improvviso un urlo altissimo segna l’inizio della gara e rimbomba per chilometri e chilometri. Nicchio e Istrice sono entrati a poche decine di secondi l’uno dall’altro e il canape è a terra. Il fantino della Tartuca, sul cavallo irrequieto, ha preso la testa, e lo seguono a una certa distanza Civetta, Chiocciola e Giraffa, sfilando nella stretta curva di S. Martino, ove gli alleati (pare dei neozelandesi) danno spettacolo coi loro lazzi inopportuni. La Giraffa è ostacolata in partenza dalla Torre; forti nerbature riceve in corsa la Tartuca da Chiocciola e Torre. Il primo giro è terminato nell’ordine surriferito. Ma alla mossa – si inizia il 2° giro – la Civetta è riuscita, tallonando la Tartuca, a raggiungerla e poi a superarla e a oltrepassare la Chiocciola. Il cavallo della Tartuca, febbricitante, non regge ormai più allo sforzo: l’urlo della folla sottolinea le varie fasi della corsa, che vede Folco ancora protagonista nel dramma che si avvia a conclusione. La Giraffa (con l’esordiente Giuseppe Gentili) ha un magnifico scatto in avanti al terzo giro, ma non ce la fa. La Civetta passa il bandierino mentre esplode il mortaletto e la pista è invasa da un popolo festante. L’Istrice è caduto a S. Martino al terzo giro. L’ordine d’arrivo è: CIVETTA con Primo Arzilli su Folco; 2a Giraffa, 3a Chiocciola e gli altri in gruppo, Nicchio, Torre, Tartuca, Istrice scosso, Montone, Leo, Drago.

Il Palio vien recato in Duomo dai Civettini, a cui si sono uniti molti militari Alleati, mentre S. Cristoforo scampana a festa e l’animazione dura fino a notte tardissima per Via del Re e nel Castellare.

Tra la cittadinanza e soprattutto tra gli sconfitti c’era ansia di sapere se gli amministratori comunali avrebbero concesso per domenica il Palio straordinario. C’era in molti non poca apprensione, dato che in Palazzo Pubblico erano aumentati coloro che erano contrari alla carriera a causa degli inconvenienti provocati sulla pista dai militari alleati durante l’odierna corsa. Il Sindaco cercò di convincere la folla da una trifora del Palazzo Pubblico, ma fu quasi costretto a dimettersi.

Durante il “giro della vittoria” con il drappellone di Rofi, la Contrada Priora della Civetta distribuì tre belle composizioni poetiche inneggianti al prode ed onesto fantino Primo Arzilli detto “Il Biondo”. Ne riportiamo una:

La Contrada Priora della CIVETTA esultando di gioia vivissima per la Trentesima Vittoria riportata nel “CAMPO” di Siena il 16 Agosto 1945 al merito grande del suo invitto Fantino Primo Arzilli detto “Il Biondo” da Campiglia Marittima O.D.C. il seguente SONETTO:

“Mentre la cruda Guerra, ch’ ha sconvolto
per anni senza fine il mondo intiero,
abbassa l’ armi, e de la Pace il volto
torna a consolare ogni uman pensiero,

il Popolo senese sta raccolto
nel “Campo” a celebrar Rito severo,
che ‘l nome suo ne la Storia ha scòlto.
Ferve la Giostra: un prode Cavaliero

che ‘l Nome sempre lo distingue “PRIMO”
vince nell’aspra lotta e a la CIVETTA,
– piccola sì, ma per Sapienza grande

che vola in vetta, non nel profondo imo –
dà l’ agognato Palio, ch’essa aspetta
ad aumentar sue glorie memorande.”

Il ’45 fu un anno storico per la Civetta. In quell’anno, infatti, per merito soprattutto del cav Virgilio Zazzeroni, Vicario della Contrada, fu portato a termine e consacrato in tempo utile per la festa della vittoria il nuovo oratorio di Via del Re (oggi Via C. Angiolieri), per la cui realizzazione erano state poste le premesse fin dal 1933, con l’acquisto dello stanzone dell’ex falegnameria Semplici.

Per la Cena della Vittoria dai Civettini fu dato alle stampe il numero unico: “Poini ma… boni”.

 

Priore: Guido Ricci

Capitano: Sabatino Mori

Drappellone ispirato alla fine della II guerra mondiale ed alla ritrovata libertà. Le bandiere di tutte e 17 le Contrade formano come un cuscino, che permette il passaggio armonico dal motivo religioso della parte superiore (con l’Assunta circondata da Angeli sopra la bianca Cattedrale) al motivo civile della parte inferiore. In questa un giovane uomo  è intento a scolpire su un rocchio di marmo la parola “Libertas”, L’assenza di dorature ed i colori tenui di tutto il drappellone testimoniano le difficoltà di un’epoca: la guerra era da poco terminata ed il pittore dovette lavorare con mezzi di fortuna. Pittore: Dino Rofi

Palio Straordinario del 18 Maggio in onore del VI centenario Cateriniano

Corrono secondo ordine alla mossa: Civetta, Aquila, Montone, Leocorno, Tartuca, Selva, Drago, Torre, Giraffa e Oca.

 

In occasione delle cerimonie indette per il VI Centenario della nascita di Santa Caterina, cui partecipò fervidamente tutta Siena, le Contrade furono sempre presenti.

Il pomeriggio del 29 aprile, giorno dedicato alla Santa senese, fu convocato in seduta straordinaria il Consiglio Comunale, che, con votazione palese, approvò quasi all’unanimità di correre un Palio straordinario dedicato all’evento. La Carriera fu fissata per domenica 18 maggio. La notizia fu recata all’Arcivescovo Mons. Toccabelli, che stava officiando in Fontebranda, il quale la comunicò ai fedeli plaudenti.

L’estrazione delle 10 Contrade partecipanti al Palio straordinario ebbe luogo il pomeriggio di domenica 4 maggio. Presiedette l’assessore Ing. Ugo Bartalini, il quale, iniziata la riunione e imbossolate le Contrade, estrasse la Contrada della Giraffa. Il rappresentante della Giraffa estrasse il Montone, quello del Montone il Leocorno. A seguire, la sorte fu benigna con la Civetta, la Torre, la Selva, l’ Oca, il Drago, la Tartuca, l’Aquila. I trombetti annunziarono alla folla l’inizio delle operazioni e l’uscita, una dopo l’altra, delle dieci bandiere, scatenando scoppi di entusiasmo, urla e fischi.

La pittura del drappellone del Palio fu affidata per concorso agli artisti Enea Marroni e Italo Migliorini, che fecero un lavoro all’epoca assai apprezzato e ritenuto suggestivo. In realtà il lavoro fu piuttosto semplice nell’impostazione e nell’esecuzione.

Il 15 maggio, Festa dell’Ascensione, la Festa senese ebbe inizio con la tratta dei cavalli.

Fin dalle prime ore, il Campo presentava il consueto caratteristico aspetto dei giorni del Palio, malgrado la fitta nebbia che di tanto in tanto sgocciolava una pioggerella insistente e noiosa.

Le eliminatorie videro la partecipazione di un bel gruppo di 16 soggetti, che, suddivisi in 5 batterie (l’ultima di due soli cavalli), furono attentamente selezionati. Fatti uscire gli animali “scartati”, alle 11,30 furono assegnati i barberi alle Contrade, presente gran folla nel Campo, ove frattanto era tornato il sereno.

I migliori cavalli fecero esultare i contradaioli dell’ Aquila (Piero, vittorioso in entrambi i Palii del 1946), dell’Oca, della Civetta, e della Selva, che però erano nuovi. Al Drago andò in sorte il vecchio glorioso Folco. Gli altri cavalli erano tutti mediocri. L’Oca festante accolse in trionfo il cavallino Cesare nella convinzione di poter finalmente portare in Fontebranda il tanto atteso Palio.

La prima prova vide molte cadute di cavalli e di fantini. Si rivelò difficile da condurre il cavallo della Civetta, il forte Brillante, tanto che per la seconda prova il capitano Sabatino Mori non riuscì a trovare la monta. Anche nelle prove successive il forte Brillante scaricò il proprio fantino (Anacleto Manzotti d. Coscia), finché, affidato alle cure dell’Arzilli, trovò il giusto assetto.

Il mattino del 18 maggio si presentò con una luminosa splendida giornata estiva, ma fresca. Tutta la città splendeva per la festa in onore della sua Santa, che in S. Domenico e in Fontebranda ricevette gli omaggi di numerosi devoti.

Ovunque bandiere, arazzi. Alle 8 Sunto cominciò a diffondere i suoi rintocchi a festa. Con il passare delle ore l’affluenza crebbe e, forse, soltanto in rare altre occasioni si era veduta una folla simile di ospiti, giunti da ogni parte d’Italia, congestionare le vie di Siena pavesate e festanti. Personalità italiane e straniere, membri del Corpo Diplomatico assistettero all’inimitabile spettacolo: nel Campo gremitissimo c’erano probabilmente più di 40 mila persone, il cui afflusso festoso fu favorito dalla splendida stagione.

Alle 19,50 lo scoppio del il mortaletto che segnalava l’uscita dei cavalli e dei fantini dall’Entrone fu seguito da un grande urlo della folla

Prima che tutti i cavalli innervositi fossero chiamati alla mossa, il cavallo della Civetta scartò e saltò il canape. Allora il mossiere fece uscire tutti e, in mezzo al batticuore della massa degli spettatori, l’operazione fu ripetuta. Purtroppo anche questa volta la partenza non potette essere data perché l’Aquila e la Torre imitarono la Civetta nel capitombolo e Alfio Tacconi, fantino dell’Aquila, si ferì gravemente alla faccia nella caduta; il cavallo Piero si scavezzò e il mossiere Ricci dovette far scattare il canape.

Nuova chiamata, e finalmente le prime nove Contrade entrano ordinatamente. L’Oca si mosse prontamente di rincorsa e il canape cadde: la mossa fu perfetta; forse un po’ giovane.

Con uno scatto autoritario l’Arzilli portò subito la Civetta in testa, ipotecando la vittoria finale. Si fecero trovare impreparati Tartuca e Aquila, coperta dal Montone. Comunque, dietro la Civetta si accodarono Aquila, Montone e Oca, che dall’esterno cercò di recuperare la parte bassa della pista.

L’Oca con Cesarino e Amaranto fu un vero fulmine e, nonostante la Selva con il Biondino e Goioso avesse tentato di ostacolarla, a S. Martino aveva già raggiunto le rivali. Nulla sembrava frapporsi alla vittoria della Contrada di S.ta Caterina, ma nel tentativo di prendere la testa a S. Martino Cesarino fu costretto a girare altissimo. Il bel barbero di Fagnani non seppe reggere la velocità di azione imposta da Amaranto e rovinò nella discesa spezzandosi entrambi gli anteriori.

Quando la folata dei barberi raggiunse il Casato, la Civetta era ancora in testa. Intanto, il cavallo dell’Oca veniva ucciso da una mano pietosa…

All’inizio del 2° giro si fece sotto l’Aquila, che alla Fonte raggiunse la Civetta. Sembrò che l’Aquila potesse far suo il Palio con facilità, ma oltre il Casato, inspiegabilmente, il fantino Tacconi cadde; cercò di risalire, trattenendo in tal modo “Piero” che avrebbe potuto vincere scosso. Anche la Selva e il Montone caddero durante la corsa.

Al 3° giro fu di scena il Drago con Rubacuori e il vecchio Folco, mentre il cavallo dell’Aquila, scosso, sebbene gli fosse stato fatto perdere del tempo prezioso, continuava ad insidiare la corsa della Civetta.

Fu una lotta emozionante a tre dei due fantini Arzilli e Rubacuori e del cavallino Piero intelligente e generoso, ma alfine i nerbi prevalsero e il barbero dell’Aquila dovette rallentare un po’… La vittoria arrise alla Civetta, seguita dal Drago e quindi dal cavallo scosso dell’Aquila; quarto fu il Leocorno.

La pista fu invasa e il Palio consegnato ai Civettini tripudianti, mentre le bandiere si spiegavano e i canti si innalzavano fino a S. Domenico, dove il drappellone fu recato alla “grande Senese”, che tutto un popolo aveva onorato con la sua offerta più bella: il Palio.

Via del Re (così si chiamava ancora Via C. Angiolieri) fu in festa e la città splendette di lumi e di fiaccole nella notte. Il fantino Arzilli fu festeggiatissimo e complimentato per l’insperata vittoria.

Il 19 maggio la comparsa della Contrada Priora della Civetta compì il giro d’onore col cavallo Brillante, di proprietà di Alfredo Pianigiani. L’Arzilli distribuì il seguente sonetto:

Al glorioso fantino PRIMO ARZILLI che il 18 maggio 1947 nel Campo vinceva per la CIVETTA il Palio straordinario corso in onore di Santa Caterina da Siena Patrona d’Italia:

“Nella giostra del Campo la Vittoria
alla Civetta è arrisa, e nel suo cuore
l’ha benedetta, dall’eterna gloria,
la mistica Figliola del Tintore.

Così alla Civetta nella storia,
l’Arazilli ha aggiunto, grazie al suo valore,
un Palio tanto degno di memoria,
che torna a nostro vanto e nostro onore.

Scoppia di nuovo, dopo tanta impresa,
tra un tripudio di bianco, nero e rosso,
dei Civettini il canto di passione.

Sono trentuno, e questa è la ragione
per cui gridiamo ognora a più non posso:
“Forza Civetta! Insisti nell’ascesa!” ”

La Civetta festeggiò solennemente la Vittoria domenica 3 agosto.

Piazza Tolomei fu trasformata in un elegante salotto dai colori nero – bianco – rosso, illuminato splendidamente ad opera della Ditta Chiantini e Ciacci. Anche Via del Re, l’Oratorio e le strade tutte della Contrada furono imbandierate ed ornate di arazzi. Tutte le Contrade avevano aderito alla festa con bandiere e bracciali. La facciata di S. Cristoforo, ripresa nelle linee essenziali da fili di lampadine, recava una gran scritta: “Palio di S. Caterina”.

Alle 11 vi fu un signorile ricevimento alle Autorità cittadine, ai Priori ed ai Capitani. Alle 21 una ricca cena, allietata da musica e seguita da danze, a cui parteciparono moltissimi Civettini. Una grande folla non mancò di assieparsi presso Piazza Tolomei e di recarsi poi a visitare in Fortezza la Va Mostra dei Vini quel giorno inaugurata.

Dai Civettini fu dato alle stampe il numero unico “Tutto mio!”

La festa si ripeté anche il lunedì sera, 4 agosto.

 

Priore: Mario Bonacci

Capitano: Sabatino Mori

Drappellone dedicato al VI Centenario della nascita di Santa Caterina da Siena. Il drappo reca al centro un paggio inginocchiato che sostiene con la mano destra il gonfalone senese con la Balzana. Sembra quasi in preghiera, rivolto verso il Santuario Cateriniano e verso il tempio S. Domenico in un tripudio di bandiere delle Contrade. In lontananza si vedono anche la Torre del Mangia e il Duomo. In alto, nel cielo azzurro, si staglia l’immagine della Santa Patrona d’Italia con la corona di spine ricevuta da Gesù.  Pittori: Enea Marroni – Silvio Migliorini

Palio del 16 Agosto in onore di Maria Vergine Assunta in Cielo

Corrono secondo ordine alla mossa: Leocorno, Istrice, Oca, Tartuca, Torre (a sorte), Pantera (a sorte), Chiocciola, Selva (a sorte), Civetta e Nicchio.

 

Il 13 agosto 1949 piovve a intervalli fin dalla prime ore del giorno e per buona parte della mattinata, rovinando la pista e rendendo impossibili le prove di selezione e la tratta del palio dell’Assunta. L’inizio delle operazioni per la scelta dei cavalli dovette essere rinviato alle 14,30 del pomeriggio.

Per fortuna il cielo si rasserenò e una grande folla riempì il Campo. Per quanto fossero stati presentati sedici cavalli, per accelerare i tempi furono disputate soltanto tre batterie; poi ebbe luogo la selezione.

Gli accoppiamenti usciti dalla tratta fecero registrare come favoriti il Nicchio con Salomè, la Pantera con Piero e la Chiocciola con Noce, anche se dal precedente Palio di luglio si erano dimostrati validi i soggetti avuti dalla Torre (Mistero), dall’Istrice (Anita) e soprattutto dalla Civetta (Popa).

Lo stesso pomeriggio, poche ore dopo la consegna dei cavalli alle Contrade, fu corsa la 1a prova.

Tutte le prove, ad eccezione della prima, furono vinte dalla Civetta, a dimostrazione della superiorità della Popa e della sua eccezionale capacità di adattamento alla piazza.

Il 16 agosto, Siena, splendida di colori e congestionata di folla giunta da ogni parte anche per visitare la VI Mostra Nazionale dei Vini in Fortezza, si preparò a disputare il Palio con la Civetta favorita da tutti i pronostici. La sera dopo la cena della prova generale, i Civettini sulle scale di S. Cristoforo avevano cantato:“Per arrivar la Popa ci vuole l’aeroplano, abbiamo il palio in mano!”

Alle 19,10 i cavalli, nervosissimi, uscirono dall’Entrone, preannunziati dallo scoppio del mortaletto. La busta aperta dal mossiere Guidarini conteneva quest’ordine al canape: 1. Leocorno, 2. Istrice, 3. Oca, 4. Tartuca, 5. Torre, 6. Pantera, 7. Chiocciola, 8. Selva, 9. Civetta, 10. Nicchio. Mentre tutti gli spettatori rivolgevano la loro attenzione verso la Costarella, aspettando con ansia la mossa, tra i canapi regnò la massima confusione. Il mossiere dovette far uscire tutti. Dopo il nuovo ingresso, l’Oca e la Torre irrequietissimi, provocarono uno schiacciamento dei cavalli verso lo steccato; avendo il Leocorno cambiato di posto, il mossiere fece uscire un’altra volta tutti i contendenti fra alti clamori della folla.

Cavalli e fantini rientrarono uno ad uno e finalmente Guidarini fece cadere il canape, anche se la Torre, che doveva essere quinta, si trovava allo steccato. Leocorno, Torre e Oca furono i più pronti, con l’Oca che guadagnò subito la prima posizione. A S. Martino il Leocorno recuperò la testa del gruppo, davanti a Torre, Oca e poi Nicchio, Pantera, Istrice, Civetta (partita malissimo) e Tartuca. Con un impressionante recupero, nonostante le nerbate di Pietrino (Istrice), la Popa (Civetta), condotta con abilità dall’Arzilli avanzò rapidamente. Al Casato cadde il Nicchio. Alla Costarella (inizio del 2° giro) fu prima la Torre con il Leocorno secondo, seguiti da Oca e Pantera. Al secondo passaggio da S. Martino, dopo la Torre girò la Civetta, che aveva superato Leocorno, Oca e Pantera. Alla curva del 2°Casato la Civetta passò anche la Torre, che prese ad inseguire disperatamente, e invano, l’ormai inarrivabile Popa. All’inizio del 3° giro i giochi furono fatti, perché le prime tre Contrade: CIVETTA e, a distanza, Torre e Pantera, giunsero in questo modo all’arrivo con l’Arzilli assolutamente tranquillo. La Piazza che ribolliva come un crogiuolo. I Civettini esultanti ricevettero il drappellone e lo portarono al Duomo, accompagnati da molte bandiere dell’Oca e dell’Onda, con i contradaioli esultanti per la sconfitta della Torre. Anche l’Aquila festeggiò la sconfitta della Pantera, la Lupa quella dell’Istrice e la Tartuca quella della Chiocciola e della Torre.

I festeggiamenti per le sconfitte delle avversarie si ebbero anche nei giorni seguenti. Da segnalare un grande corteo di Oca e Onda, con l’accompagnamento di sirene, campane a morto e canti. Ma grande fu soprattutto l’esultanza dei Civettini per aver portato in Contrada un palio per forza di cavallo e bravura di fantino. Anche il sonetto della vittoria, distribuito durante il giro del 17 agosto dall’Arzilli, esaltò il grande “volo” della Popa. Fu scritto da Mario Alessi (“Alma”).

La “Cena della Vittoria” fu tenuta dalla Contrada Priora della Civetta domenica 2 ottobre 1949. Purtroppo un tempo pessimo e piovoso costrinse i Civettini a riunirsi all’Albergo “Cannon d’oro”, da cui con la musica in testa tornarono festanti in Via del Re tutta illuminata. Purtroppo i festoni d’alloro preparati da Giulio Alessi, inzuppati d’acqua, erano in buona parte caduti.

Furono presenti, insieme alla cavallina Popa, il Seggio al completo, il Capitano Ing. Brini ed il fantino Arzilli.

Per l’occasione fu dato alle stampe un numero unico, “Il Civettino”, in forma di giornale.

 

Priore: Nello Mariani

Capitano: Vittorio Brini

Drappellone senza un tema particolare, che, oltre alla Madonna Assunta trasportata in cielo da due angeli entro una mandorla radiosa, dà centralità ad una Vittoria alata recante in mano una palma, che dal carroccio (s’intuisce dal gonfalone del Comune) cala il drappellone alle Contrade: si vedono le bandiere di Chiocciola, Nicchio, Istrice e Civetta sullo sfondo della Cappella di Piazza. Pittore: Bruno Marzi

Palio straordinario del 4 Settembre dedicato al VII centenario della Battaglia di Monteaperti

Corrono secondo ordine alla mossa: Pantera, Leocorno, Tartuca, Civetta, Torre, Onda, Chiocciola, Giraffa, Lupa e Aquila.

 

L’aspetto più significativo di questa vittoria fu che il cencio del Marzi partì dalla Chiesa di San Cristoforo ed ivi ritornò per il « Te Deum » di ringraziamento.

Questo Palio straordinario vide impegnata sul Campo un’accoppiata veramente formidabile guidata da Giorgio Bardini: «Ciancone e Uberta» che partì per prima e mantenne questa posizione fino al bandierino. Secondo giunse il Leocorno, che da allora ruppe tutti i rapporti, che erano di alleanza, con la Civetta.

Il sorteggio delle dieci Contrade partecipanti al Palio straordinario dedicato al ricordo delle più esaltante vittoria militare della Repubblica Senese, quella di Montaperti contro le milizie fiorentine (4 settembre 1260), si ebbe il 21 agosto. Quando le chiarine annunziarono l’inizio del sorteggio, il Campo era gremito come poche altre volte: la folla aveva occupato anche i palchi rimasti in piedi fin dalla carriera dell’Assunta. Dette inizio alla tratta, estraendo la Lupa, il vice Sindaco Vittorio Meoni; la sorte poi arrise a Chiocciola, Pantera, Tartuca, Civetta, Torre, Aquila, Onda, Giraffa e Leocorno: tutte accolte con urla e manifestazioni di entusiasmo.

Il 1° settembre furono assegnati i cavalli. Purtroppo le batterie, cui parteciparono tredici soggetti, furono funestati dalla morte sul tufo di una cavalla, colpita da sincope.

Il maltempo costrinse all’annullamento delle seconda prova. La pioggia cadde anche la mattina all’alba del 4 settembre, ma cessò poi giusto in tempo per consentire l’effettuazione della provaccia.

Il palio fu corso alla presenza di importanti personalità, tra cui la principessa Maria Pia di Savoia con il marito Alessandro, che dopo la corsa vollero visitare la sede della Contrada vittoriosa.

La mossa fu alquanto confusa per l’irrequietezza dei fantini, richiamati più volte dal mossiere Sig. Carlo Andrea Fagnani. Protagonista in negativo fu soprattutto l’Onda, il cui fantino pose più volte di traverso il cavallo per impedire la partenza della rivale Torre. Quando finalmente il mossiere abbassò i canapi, scattò in testa la Civetta, seguita da Leocorno, Torre e Giraffa. Sembrò che in certi momenti la Giraffa potesse avvicinarsi alla Civetta, ma Ciancone guidò con maestria Uberta alla vittoria rimanendo sempre in testa.

Dopo la corsa, mentre il vecchio Sampieri correva a portare la notizia in Contrada, sventolando la sua bandiera bianca con cui aveva l’incarico di segnalare l’uscita dei cavalli dall’entrone, i Torraioli si avventarono contro i Civettini esultanti per “dare una lezione” al Gentili. I disordini furono presto sedati e l’episodio non sminuì la gioia del popolo del Castellare, che poté accompagnare il drappellone in S. Cristoforo. Tutto il rione fu invaso da una folla immensa, mentre le bandiere rosse nere e bianche sventolavano dap-pertutto ed i tamburi rullavano a festa.

Molti contradaioli avevano aspettato l’esito della corsa nel Castellare, suonando poi la campana dell’Oratorio di Via Cecco Angiolieri e quelle di S. Cristoforo. Tra di essi c’era anche Messinella. Questa simpatica ed attiva contradaiola, cara a tutti i Civettini, ave-va fatto un certo patto con Sant’An-tonio. Nell’accendergli il consueto grosso cero propiziatorio si era rivolta all’effi-gie del Santo, mormorando: «Senti, Sant’Antonio, stavolta te l’ho rimesso, ma se si perde per me resti al buio!». Sant’Antonio evidentemente l’ascoltò.

Il giro d’onore in città fu tenuto il 10 settembre, perché il giorno successivo al Palio piovve a dirotto.

Il maltempo fu protagonista anche domenica 9 ottobre, quando ebbe luogo la Cena della Vittoria. La pioggia incessante costrinse i Civettini ed i loro ospiti a riunirsi in convivio all’interno del garage Bardini di Via Cecco Angiolieri, assente la cavallina Uberta, che a causa della inadeguatezza del locale non poté esservi ospitata.

 

Priore: Danilo Nannini

Capitano: Giorgio Bardini

Essendo il Palio straordinario corso per il VII centenario di Montaperti, il drappellone esalta la figura di S. Giorgio il protettore delle milizie ghibelline, che sosta in posa vittoriosa e in primo piano, con il drago vinto ai suoi piedi. In alto su un colle sta annidata Siena, chiusa nelle sue mura: lungo i pendii digradanti serpeggiano le schiere a cavallo agitanti stendardi e insegne. Dalla torre di Palazzo Marescotti, Cecco Ceccolini è pronto a comunicare al popolo senese la vittoria. In alto entro un disco radioso sorretto da due angioletti, sono riunite le insegne della balzana, del Comune e del Sindaco, mentre in basso, sotto la scritta dedicatoria, fra gli stemmi delle contrade e quelle dei terzi di città, compaiono anche i cinque cerchi della XVII Olimpiade. Pittore: ALDO MARZI.

Palio del 16 Agosto in onore di Maria Vergine Assunta in Cielo

Corrono secondo ordine alla mossa: Tartuca, Giraffa, Bruco (a sorte), Istrice, Nicchio, Drago, Onda, Selva, Leocorno (a sorte) e Civetta (a sorte).

 

La sera dell’estrazione delle Contrade che dovevano partecipare al Palio dell’Assunta del 1976 sulla facciata elegante dell’antico Palazzo Comunale sventolavano le bandiere di Istrice, Tartuca, Selva, Onda, Drago, Nicchio, Giraffa. Squillarono le chiarine d’argento e fu subito Bruco. Che urlo! Da troppo tempo attendevano il “cencio” in via del Comune! Nono fu estratto il Leocorno, che così ebbe per l’ennesima volta la possibilità di disfarsi della “cuffia”.

La speranza e l’attesa per l’unico posto rimasto alle trifore, il decimo, si consumarono presto. All’ultimo tuffo fu estratta la Civetta. Sulla pietra che contorna la piazza e sui mattoni della conchiglia i Civettini fecero grandi salti di gioia, sventolando i loro fazzoletti rossi, neri e bianchi.

Anche il cavallo con cui una Contrada disputerà la corsa dipende dalla sorte. La mattina del 13 agosto c’erano in Piazza tutti i cavalli più rinomati: Panezio, soprattutto, che però non aveva corso a luglio; e poi Rimini, dominatore delle corse in provincia; Rucola, che l’anno scorso quasi portò un palio alla Civetta; Quebel, che aveva vinto a luglio nella Chiocciola… C’erano anche dei soggetti nuovi, come sempre.

Contrariamente al solito, questa volta, dalle prove di selezione al rituale dell’imbossolamento tutto si svolse con rapidità. All’Istrice toccò Tessèra. Poi sparì subito Rucola che andò giù in Pantaneto. Tornado toccò all’Onda e Rostov al Nicchio. Due brenne di meno! Ma il Bruco ebbe un buon cavallo: la sorte gli assegnò Rimini, una seria ipoteca sul Palio. L’estrazione proseguì e completò il tabellone. Alla Tartuca andò Quadrivio; alla Selva Quebel: altre speranze. Sibilla Cumana toccò alla Giraffa. Il Drago, estratto per nono, portò via Tobruk. Nelle urne restarono le ghiandine con il numero del miglior cavallo e il nome della Civetta, così Panezio andò nel Castellare, dove arrivò anche il miglior fantino: Andrea de Gortes detto Aceto…

Con le prove iniziò il tempo dell’attesa; e fu un’attesa lunga, perché il maltempo costrinse gli amministratori a rinviare il Palio al 18 agosto. Furono sei giorni di ansia e di passione, che i Civettini trascorsero inventando nuovi stornelli:

“Il Palio è rimandato,
non certo la vittoria,
Civetta avrai la gloria.

Cavallo s’ha Panezio,
fantino ci s’ha Aceto,
si purga Pantaneto.”

Per l’epilogo del 18 agosto il sole giocava ancora con le nubi, ma non piovve. Il mossiere Atanasi chiamò ad una ad una le Contrade tra i canapi; alla Civetta spettò di entrare di rincorsa: una posizione difficile. I cavalli erano agitati e i fantini cercarono posto anche… fuori posto. Il canape andò giù una prima volta: tutti fuori e nuova chiama.

I cavalli erano sempre più agitati, tanto che il mossiere dovette richiamare più volte tutti i protagonisti. Aceto, tranquillo, si rifiutò più volte di entrare, facendo cenno con il nerbo che non aveva lo spazio per entrare. Finalmente lo scaltro fantino intravide lo spazio utile: due passi, un attimo e fiancò. Panezio rispose con un gran balzo, ma fu il Bruco che schizzò via per primo, seguito dalla Tartuca, dal Drago e dalla Giraffa. Il fantino del Leocorno tentò di parare Aceto con il nerbo, ma la sua corsa finì subito al primo passaggio al Casato, coinvolto nella caduta della Selva. Intanto, a S. Martino era caduta la Tartuca (Canapino) e Quadrivio scosso superò il Bruco condotto da Marasma; in terza posizione si mantenne un Aceto prudente… Al secondo passaggio da S. Martino, Quadrivio non riuscì a curvare, così Marasma spinse Rimini e si portò in testa, ma non seppe restare a cavallo; scivolò di lato e cadde… Aceto allora incalzò Rimini scosso, che prosegui la sua corsa di testa per un altro giro, ma poi si rifiutò di affrontare il terzo passaggio da S. Martino e tirò diritto: fu un dramma per tutto il popolo di Via del Comune! Aceto invece curvò benissimo e spinse Panezio alla vittoria. Al bandierino, Aceto arrivò a nerbo alzato. Le scene di gioia incredibile, i pianti commossi, gli abbracci convulsi, i colori di tante bandiere salutarono il capitano Sabatino Mori che calò il “cencio” di Bueno dal palco.

Mario Alessi, con lo pseudonimo di “Alma Dolomitica”, compose il sonetto che inneggiava alla 34a vittoria:

“Fugato è il tempo cupo e il Castellare
esplode ancor di canti e di passione:
la Vittoria ha volute alfin baciare
i vessilli del nostro Civettone!

e se mai ci stancammo di lottare
col cuore gonfio d’ ansia e di emozione,
giusto compenso per tanto sperare
è il Palio della Santa ad Avignone.

Panezio, dalla foga generosa,
e Aceto, che nel Campo ha confermato
la tempra di chi vuole e di chi osa,

hanno la lode e il premio meritato,
mentre il leocorno, bestia pretenziosa,
se ne resta “incuffiato, e “corbellato”.”

Il successo nel Campo fu festeggiato dai Civettini domenica 3 ottobre 1976 con una signorile cena in Piazza Tolomei, ispirata al motivo storico del drappellone dipinto dallo spagnolo Antonio Bueno: Santa Caterina da Siena, che sollecita il papa avignonese Gregorio XI a riportare la sede pontificia a Roma. Per l’occasione fu dato alle stampe un “numero unico” intitolato: “Balzano da tre… cavallo da re”, con evidente allusione al cavallino Panezio ed al fantino Aceto.

In occasione della “Cena del Piatto”, consumata il 5 giugno 1977, il poeta civettino, con la firma di “Alma Enologica”, dedicò un sonetto “agli indimenticabili artefici di tale Vittoria, ai molti e simpatici amici e ai pochi e poco accorti rivali” e chiuse le rime con questo verso bene augurante:

“L’ultimo nato attende un fratellino!”

Il fratellino non si fece attendere…

 

Priore: Danilo Nannini

Capitano: Sabatino Mori

Drappellone che nella cosiddetta parte allegorica si ispira al viaggio di Santa Caterina ad Avignone presso la corte di Gregorio XI. Correva l’anno 1376. L’incontro di Caterina con il pontefice (ma anche la parte iconografica dedicata all’Madonna Assunta), è frazionato in vignette poste nel bianco assoluto del “cencio”. Nei colori solari e nelle soluzioni desuete sta la bellezza di questo palio, a cui gli stemmi ed i ferri di cavallo donano un decorativismo elegante, quasi miniaturistico. Pittore: Antonio Bueno.

Palio del 2 Luglio dedicato alla Madonna di Provenzano

Corrono secondo ordine alla mossa: Civetta, Nicchio, Bruco, Drago (a sorte), Torre (a sorte), Leocorno, Giraffa, Aquila, Selva ( a sorte) e Istrice.

 

“…Che ven un dì, che val per più di cento”

Con questo verso tratto dal sonetto LXXXII delle “Rime” del poeta duecentesco Cecco Angiolieri fu intitolato il “numero unico” dato alle stampe dalla Contrada Priora della Civetta in occasione dei festeggiamenti per la vittoria del Palio corso il 4 luglio 1979. Una vittoria assai significativa per tutto il popolo del Castellare, perché il drappellone di Marco Salerni era dedicato al poeta senese più celebre, Cecco Angiolieri, nato più di settecento anni prima proprio nel territorio della Contrada.

Forse per uno scherzo del “poeta beffardo” anche questo Palio – come quello precedente vinto dalla Civetta – si dovette correre due giorni dopo la data ufficiale a causa del maltempo.

Riviviamo la corsa mozzafiato di Quebel e Tremoto attraverso le parole di un telecronista dell’epoca:

…C’è una estrema tensione nella piazza del Campo; tutti sono rivolti verso la mossa.

Sembrerebbe entrare… la CIVETTA! La Civetta avvantaggiatissima entra al primo posto con il cavallo Quebel. La Civetta è in ottima posizione. NICCHIO! Secondo è il Nicchio; e c’è esultanza fra i contradaioli del Nicchio, perché con un soggetto come questo un posto vicino allo steccato era quanto meno indispensabile… Civetta e Nicchio; BRUCO!… Civetta, Nicchio e Bruco… I cavalli sono abbondantemente fuori posto  Civetta, Nicchio, Bruco; ora entra il Drago: Flash Royal e Grinta. Sono dentro la Civetta con Quebel e Tremoto, il Nicchio con Utrillo e Canapino, il Bruco con Cianchino ed il cavallo Uana;… poi entra la Torre: Zirbo e Spillo. E’ entrata la Torre… ed ora entra il Leocorno: Panezio e Liscio…

C’è una grande confusione tra i canapi: il Nicchio è fuori posto, è fuori posto anche il Drago e anche la Civetta. E’ entrato il Leocorno; restano da entrare: Giraffa, Aquila, Istrice e Selva… Vedremo chi entrerà adesso…

Il mossiere non si decide ancora a far entrare nessuno, perché c’è una certa confusione al canape,… Entra la Giraffa! Il Nicchio è rigirato: è fuori posto totalmente!

Ora entra l’Aquila; mancano solo Selva ed Istrice…; solo Selva ed Istrice da entrare… Mancano due sole contrade, poi l’ultima entrerà di rincorsa, cioè correndo, già al galoppo…

C’è una grandissima confusione, però, fra i canapi: le contrade sono abbondantemente fuori posto! C’è la Giraffa e l’Aquila, che sono altissime vicino al verrocchio; non c’è posto per far entrare la rincorsa e il mossiere sbatte tutti fuori! TUTTI FUORI! e si ricomincia l’allineamento… Tutti fuori!…

Mancavano soltanto da entrare Selva ed Istrice…

Ricominciano ad entrare. E’ entrata la Civetta,.., poi il Nicchio, poi il Bruco,.., poi il Drago,… Ora dovrebbe entrare la Torre,… No, il cavallo si rifiuta! E’ molto nervoso Zirbo questa sera, è molto nervoso! Ora il Leocorno,… ora la Giraffa,.., poi tocca all’Aquila…

Entra la Giraffa! Ora dovrebbe entrare l’Aquila,.., poi la Selva, o l’Istrice, non sappiamo quali delle due… Sembra la Selva; no, non si sa ancora! Non è chiaro chi delle due sia di rincorsa. Forse sarà l’Istrice… Sembra di sì. Sì, entra la Selva e dietro l’Istrice di rincorsa!

(…) SONO PARTITI! In testa il Drago, la Torre, poi dietro l’Aquila, il Leocorno, il Nicchio e la Selva che lotta all’interno; il Drago è in testa, la Torre è in seconda posizione; il Leocorno sta entrando dall’interno, il Drago è ancora in testa, e poi la Torre, poi il Leocorno, poi l’Aquila, ma c’è la Civetta che sta risalendo. Il Drago è in testa, sempre primo; ma il Leocorno, il LEOCORNO sta entrando dall’interno. SBATTE! Va in testa la CIVETTA: c’è uno scambio di nerbate. E’ sempre primo il DRAGO! Poi la Civetta, poi il Leocorno, poi l’Aquila, poi il Nicchio. Drago, Civetta, Aquila, Leocorno,… Ancora il Drago, primo a San Martino; ma la Civetta, la Civetta si fa sotto e passa, sotto una gragnola di nerbate passa la Civetta, PASSA LA CIVETTA! E la Civetta in questo momento è passata in testa; è in testa la Civetta! Il Drago cerca di ripassare, poi dietro l’Aquila, il Nicchio che rinviene fortissimo! Il DRAGO ora è ritornato in testa, seconda la Civetta! C’è uno scosso nella pista (è il cavallo della Torre…). Primo Drago, seconda Civetta, Nicchio dall’interno; ed il Drago sembra ormai l’incontrastato vincitore di questo Palio. E’ Drago! NO! NO! E’ CIVETTA, E’ CIVETTA!!! La Civetta, E’ stata entusiasmante! Ha vinto un Palio, un Palio splendido! Ha letteralmente bruciato il cavallo del Drago. Ha vinto la CIVETTA. E stato un Palio fra i più emozionanti… La Civetta è tornata a vincere dopo un Palio emozionantissimo fra il Drago e la Civetta stessa. E’ stata una corsa di eccezionale emozione. Per un momento c’era stato il Leocorno che sembrava farcela, ma il Leocorno è stato ostacolato; si sono ostacolati Leocorno e Civetta. C’è stata una gragnola di nerbate fra Leocorno e Civetta…

Il Palio è stato intanto calato…

La Civetta con Quebel, un cavallino che come dicevamo è vecchio, ma conosce bene la piazza, è partita a razzo ed ha vinto una corsa fra le più entusiasmanti.

(…) La Civetta vince con Francesco Congiu detto Tremoto questo Palio del 4 di luglio 1979 e vedete in mezzo ad una selva di bandiere, tra le quali manca soltanto quella della nemica Leocorno, il palio di Marco Salerni dedicato a Cecco Angiolieri… IRONIA DELLA SORTE. Cecco Angiolieri era nato nel territorio della Civetta; possiamo dire che CECCO ANGIOLIERI TORNA A CASA! Ha vinto il Palio la sua contrada, se, all’epoca sua, fossero esistite le contrade. Cecco Angiolieri infatti era nato nelle case della potente famiglia Angiolieri, che sono proprio nella CIVETTA [Dalla telecronaca di D. Balestracci per l’emittente “Tele 37”. Siena, 4 luglio 1979.

Il poeta “Alma Beffarda” (Mario Alessi) questa volta espresse l’esultanza del popolo del Castellare con questo sonetto dedicato al Priore Franco Benvenuti, al Capitano Sabatino Mori, al valoroso fantino Francesco Congiu detto Tremoto e al generosissimo cavallo Quebel. Naturalmente il “caprone stupido e scornato” era il Leocorno, all’epoca da più anni a digiuno di vittorie.

“Cecco nella sua strada è ritornato
a bisbocciar con quei che tiene cari.
Egli sghignazza e canta a perdifiato,
corbellando quei poveri somari.

Chi credeva d’averlo buggerato,
declamando i suoi versi irosi e amari
nella piazzetta dove NON E’ nato,
ha speso proprio male i suoi denari.

Non basta, no, uno “sfizio,, culturale
per ingraziarsi Cecco, ch’è beato
solo quando il Gufone stende l’ale

per ghermire un bel “cencio,, meritato
e rincalca la cuffia e dà il pitale
a quel caprone stupido e scornato.”

La Cena della Vittoria ebbe luogo il 23 settembre 1979. Una pioggia scrosciante impedì ai Civettini di cenare in Piazza Tolomei, agghindata come una corte medievale dell’epoca di Cecco. Sedie, tavolini e commensali dovettero trasferirsi nel chiostro della basilica di S. Francesco, dove fu fatto un pranzo principesco al lume di… medievali padellette.

 

Priore: Franco Benvenuti

Capitano: Sabatino Mori

Drappellone dedicato al poeta “civettino”  Cecco Angiolieri. Sotto una stilizzata Madonna di Provenzano, il pittore sviluppa i motivi cari al poeta: l’amore, la musica, il giuoco… Sullo sfondo tanto oro e i “segni” delle antiche monete senesi.  Pittore: Marco Salerni

Palio del 16 Agosto in onore di Maria Vergine Assunta in Cielo

Corrono secondo ordine alla mossa: Giraffa, Onda, Aquila (a sorte), Civetta, Pantera (a sorte), Leocorno, Lupa, Torre (a sorte), Istrice e Chiocciola.

 

La conquista del drappellone di Giuliano Ghelli, dedicato alla canonizzazione di Bernardo Tolomei, fu assai significativa per la Civetta per più motivi. Intanto rappresentò

la fine di un digiuno paliesco e l’abbandono della “cuffia”. E poi cosa ci poteva essere di più bello per i Civettini dell’aver vinto un drappellone dedicato ad un figlio del proprio rione, un senese attaccato alla città e al territorio dove visse e morì come autentico martire della carità? Analoga cosa era successa nel ‘79, per il Palio dedicato al poeta “civettino” Cecco Angiolieri!

San Bernardo era stato canonizzato a Roma il 26 aprile 2009. La Civetta era stata presente alla cerimonia in piazza

  1. Pietro con i propri dirigenti, guidati dal priore Carlo Rossi, il proprio Figurin Maggiore e una rappresentanza di contradaioli. E, neppure un mese dopo, il 21 maggio, nel corso di una suggestiva cerimonia celebrata nell’oratorio di Via Cecco Angiolieri dall’abate generale di Monteoliveto Maggiore, mons. Michelangelo Tiribilli, tutta la Contrada aveva proclamato San Bernardo co-patrono insieme a Sant’Antonio da Padova. E San Bernardo evidentemente seppe essere riconoscente…

Le Contrade partecipanti di diritto a questo Palio furono Giraffa, Leocorno, Istrice, Civetta, Onda, Lupa, Chiocciola; a sorte Pantera, Torre, Aquila.

La carriera risultò difficile. Il Palio fu praticamente corso al buio: fu caratterizzato da tanta tensione, da un caldo asfis- siante, da tanta confusione e da una mossa durata un’ora e venti minuti. Durante le snervanti fasi di partenza, durate un’ora e venti minuti, il pubblico manifestò più volte il proprio disappunto con fischi al mossiere Giorgio Guglielmi di Vulci. Lo stesso mossiere perse la pazienza con i fantini che non rispettavano i posti al canape. A determinare tempi tanto

lunghi fu forse il fatto che quattro coppie di contrade, divise da storiche inimicizie, si dettero battaglia durante le fasi di mossa (e poi in pista): Leocorno e Civetta, Istrice e Lupa, Onda e Torre, Aquila e Pantera. Solo Chiocciola e Giraffa non avevano avversarie in campo. Così vi furono tre mosse annullate (la seconda delle quali suscitò le critiche degli spettatori), mentre il tempo scorreva inesorabile: nei palazzi della Piazza si stavano accedendo le luci e c’era già chi pensava che la carriera sarebbe stata differita al giorno seguente. Poi, improvvisa, scattò la mossa, forse data per valida per l’incombere delle tenebre: l’allineamento c’era, ma l’ordine

di chiamata non era del tutto rispettato… Brio fu il più pronto. Il fantino della Civetta, eludendo la guardia del rivale Mureddu “Filuferru” su Lampante (Leocorno), schizzò fuori dai canapi in testa, seguito da Lupa, Torre, Leocorno e da quasi tutte le altre rivali. Fu colta in contro- tempo l’Onda, fuori posto, che restò alla mossa. La Civetta, invece, volata prontamente in testa, vi rimase per tutti e tre i giri. Istriceddu sembrava inseguire il vento…

Brio giunse al bandierino col nerbo alzato e senza più forzare il meraviglioso Istriceddu, accompagnato dai lampi dei flash che illuminavano la pista. Gli scoppi del mortaletto, prima ancora che la bandiera della Civetta fosse esposta alla trifora del Palazzo Pubblico, sancirono che la Contrada del Castellare aveva trionfato meritatamente sul Campo e che, dopo tanto attesa, si era tolta la cuffia. L’immensa felicità del popolo del Castellare per il trionfo bianco, rosso e nero esplose tumultuosa prima ancora che capitan Betti calasse dal Palco dei Giudici il drappellone, accolto con esultanza, pianti di gioia e abbracci dai Civettini riversatisi sulla pista, che poi lo accompagnarono in Duomo tra gli applausi a scena aperta di tutti gli spettatori e in un tripudio di bandiere.

Appena tre giorni dopo la splendida vittoria, la Civetta volle essere presente con il drappellone al primo solenne pontificale in onore di San Bernardo a Monte Oliveto Maggiore. Alla cerimonia partecipò una nutrita rappresentanza di Civettini guidati dal priore Carlo Rossi e dal capitano vittorioso Paolo Betti, che con orgoglio si fecero poi fotografare dinanzi all’altar maggiore con il coloratissimo palio di Giuliano Ghelli. Rossi e Betti ricevettero i complimenti dell’abate generale mons. Tiribilli e dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione dei Vescovi.

È impossibile raccontare tutte le serate passate insieme dai Civettini a festeggiare e a divertirsi con ripetuti cortei, con mega-foto di gruppo e soprattutto con tante tante cene in Piazza Tolomei, dove la statua del Santo, in piedi, alto sulla facciata di S. Cristoforo con il fazzoletto bianco, rosso e nero al collo, sembrava quasi partecipare dalla sua nicchia all’esultanza di un popolo impazzito. Il motivo ricorrente di tutti i momenti di festa fu la “Notte”, visto il motto della Civetta «Vedo nella notte» e considerate le tante analogie con la corsa effettuata la sera del 16 agosto, quando su Piazza del Campo stava già scendendo l’oscurità.

Memorabile fu il Corteo della Vittoria, dedicato alla “Regina della Notte” e fatto di notte, domenica 23 agosto. La sfilata ebbe il suo momento culminante in Piazza del Campo, davanti al Palazzo Pubblico, dove tra gli applausi di tutti i Civettini fu lasciata volare verso il cielo buio la grande “cuffia”. Originale e fantastica fu pure la festa in costume, conclusa in Piazza Tolomei sabato 26 settembre.

La Cena della Vittoria di sabato 3 ottobre 2009 possiamo ben definirla storica, in quanto, per la prima volta da che esistono le Contrade, i Civettini ed i loro ospiti poterono godere della scenografia più preziosa, la “conchiglia” di Piazza del Campo. La Civetta festeggiò Istriceddu, Brio e tutti i protagonisti della vittoria nel cuore di Piazza del Campo con gusto e signorilità, in una serata magica, allietata da una splendida luna, questa volta amica della Civetta e non nascosta da nubi temporalesche come in diverse cene del passato!

La Cena del Piatto fu tenuta nella villa Chigi di Vico Alto il 16 maggio 2010: il beneaugurante riso tricolore portò presto a tutto il Popolo del Castellare altre soddisfazioni e gioie.

 

Priore: Carlo Rossi

Capitano: Paolo Betti

Drappellone coloratissimo, dove gli elementi obbligatori, resi con garbo e originalità, convivono adeguatamente con un tema caro all’artista: una grande porta che si apre svelando un lontano orizzonte e una giostra allegra che si anima al di qua di esso. Gli ampi battenti dell’infisso, contrappuntati dalla familiare presenza dei 10 barberi delle Contrade, sono operati come un prezioso ricamo e anche tutto il fondale rosso appare come un serico velluto contro cui si staglia, in alto, una delicata Madonnina dai movimenti picassiani, che con la sinistra sorregge la Balzana e con la destra il simbolo della Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto, essendo il palio dedicato al suo fondatore, San Bernardo Tolomei. In basso il giallo della terra di Siena si sviluppa in altezza con un andamento spiraleggiante, composto da dune avvitate che sostengono l’acceso dinamismo dei cavalli impegnati in un perenne movimento di giostra.

Palio del 16 Agosto in onore di Maria Vergine Assunta in Cielo

Corrono secondo ordine alla mossa: Montone, Civetta, Drago, Leocorno, Bruco (a sorte), Aquila (a sorte), Giraffa (N.P.), Pantera, Chiocciola (a sorte) e Selva (a sorte).

 

La mattina del 13 agosto 2014 la sorte assegnò il barbero Lo Specialista all’Aquila, Polonski alla Chiocciola, Porto Alabe al Bruco, Quietness alla Giraffa, Morosita

Prima al Drago, Osvaldo al Valdimontone, Istriceddu alla Selva, Oppio al Leocorno, Querino alla Pantera e Occolè alla Civetta. Tra i cavalli scelti dai capitani delle contrade prima del- l’assegnazione, due esordienti (Quietness e Occolè) e quattro che avevano già vinto almeno un Palio (Oppio, Istriceddu, Morosita Prima e Lo Specialista). Furono i contradaioli del Drago, già vittoriosi nel Palio di luglio, della Selva e del Leocorno ad esultare maggiormente al momento dell’assegnazione dei loro cavalli, ritenuti tra i favoriti. I Civettini restarono un po’ perplessi per aver avuto Occolè, un castrone baio di 7 anni, per la prima volta sul tufo della piazza; tutti però nel Castellare avevano piena fiducia nelle doti del proprio fantino, Andrea Mari detto Brio. E Andrea fece un Palio perfetto, impetuoso, lucido, di carattere. Con una corsa che definire magistrale è forse diminutivo, Brio dimostrò le straordinarie doti dell’esordiente Occolè e riportò il Palio nel Castellare dopo solo cinque anni: un altro meraviglioso trionfo, dopo quello che nel 2009 aveva rotto il digiuno.

La sera del 16 agosto, alle diciannove in punto, il mortaretto annunciò l’ingresso dei cavalli sul tufo. I barberi erano tutti impazienti e un po’ nervosi; si agitarono anche durante il tondino, mentre la Piazza silente e fremente aspettava l’arrivo della busta. Poi la voce del mossiere Bartolo Ambrosione arrivò chiara e forte a dettare le sue regole che valevano già mezza corsa: Valdimontone (Brigante su Osvaldo), Civetta (Brio su Occolè), Drago (Salasso su Morosita Prima), Leocorno (Gingillo su Oppio), Bruco (Girolamo su Porto Alabe), Aquila (Tremendo su Lo Specialista), Pantera (Grandine su Querino), Chiocciola (Scompiglio su Polonski); di rincorsa restò la Selva, con Tittia su Istriceddu. La Giraffa non partecipò per un infortunio al cavallo avvenuto durante la terza prova.

La sorte è strana: era super favorita Selva, ma le toccò essere di rincorsa con Tittia a dettare i tempi, Aquila e Pantera (due nemiche) furono accanto, le altre due (Civetta e Leocorno) con il Drago – altro favorito – in mezzo. Il nervosismo era palpabile e infatti dopo pochi secondi tutti furono fatti uscire dai canapi. Quando l’allineamento fu di nuovo completo, apparve chiaro che il Leocorno stava poco volentieri sul canape, che Pantera e Aquila si ignoravano nonostante la vicinanza costretta, che la Chiocciola si muoveva parecchio anche perché con l’assenza forzata della Giraffa tra i canapi c’era più spazio. Tittia fece la finta di entrare e dentro i canapi ci cascarono: nella parte alta forzarono la mossa e Ambrosione do- vette nuovamente annullare la partenza. Sgambata per tutti e nuova chiamata a disporsi tra i canapi, ma apparve subito chiaro che ci sarebbe stato da attendere poco.

Al pronti-via fu il Montone a uscire dai canapi come una palla di cannone, tallonato stretto dall’Aquila, dalla Civetta, dalla Chiocciola all’esterno, con il Drago che aveva fiancato prontamente, ma, essendo restato intrappolato, perse tempo prezioso.

Mari orchestrò subito in avvio un’azione difensiva contro il Leocorno. Perché a Siena bisogna vincere il Palio, ma si deve anche impedire che a vincere sia l’avversaria, arginandone ogni intento bellicoso specialmente quando corre con uno dei cavalli favoriti, Oppio, vincitore a luglio. Brio dapprima bloccò l’avversario, poi si dedicò alla costruzione della vittoria con il sorpasso decisivo dall’interno nei confronti dell’Aquila, all’inizio del secondo giro. Andrea Mari prese il viottolo interno, passò tra l’Aquila e lo steccato in un pertugio dove ci si infila solo se si ha grande mestiere, e andò via di potenza. Da lì non dovette far altro che controllare, perché nessuno ce la fece più a riprenderlo. Brio si girò un’ultima volta dopo il terzo Casato, che lui lo sa bene quanto può essere insidioso quando sei davanti, se non stai attento.

Non fu il caso, questa volta. Dietro, i contendenti erano tutti lontani; per il fantino della Civetta ci fu persino il tempo di voltarsi e alzare il nerbo verso il palco dei capitani, verso capitan Francesco Ricci e i suoi mangini, con quel suo sorriso-ghigno che apparve un po’ da combattente e un po’ da sbruffone.

È Civetta! La corsa è finita. Fu una lezione, più che una corsa, quella di Brio, che l’anno precedente aveva finito il Palio con il bacino rotto per una caduta nella dirittura d’arrivo. Ora si ritrova portato in trionfo sul Campo, insieme al Capitano Francesco Ricci, sventolando perfino la bandiera della Civetta. Sbaragliate le ipotesi e scavalcate le umane congetture, perché – citando Mario Luzi il grande poeta al quale, nel centenario della sua nascita, era stato dedicato il drappellone – “Il Palio è il Palio”: nessuna interpretazione sociologica, storica, antropologica, potrebbe spiegare quanto era accaduto. Nell’aria i canti dei vincitori del- l’intero popolo del Castellare. L’atmosfera dentro Piazza del Campo era ancora carica di adrenalina, di grida di gioia e di pianti, mentre i Civettini recavano il drappellone di Giuliano Ghelli in Cattedrale per il “Te Deum” di ringraziamento all’Assunta.

Il 37° successo riportato sul Campo dalla Contrada del Castellare fu celebrato in Piazza Tolomei sabato 4 ottobre con la Cena della Vittoria, preceduta da manifestazioni e feste, delle quali la più riuscita ebbe luogo la sera di venerdì 26 settembre in tanti luoghi del rione che si richiamavano alla Civetta degli anni dell’immediato dopoguerra, gli anni della “rinascita” e di tante vittorie, ispirati al tema “So’ tornati i bei tempi”.

Il “Libro della Vittoria” ebbe il titolo “La Rinserrata”, per ricordare l’impresa di Brio nel Palio, quando con una manovra decisiva pose Occolè sulla traiettoria del Leocorno, spingendolo ‘fuori giri’ con caparbia tenacia, impedendogli ogni ulteriore velleità.

La deputazione della Festa del 16 agosto 2014 era composta dai Sigg. Luciano Salvini, Mauro Civai e Stefano Petreni. Furono Giudici della Vincita i Sigg. Enrico Fatucchi, Mario Giustarini e Stefano Mucci. Mossiere il Sig. Bartolo Ambrosione.

 

Capitano: Francesco Ricci

Priore: Riccardo Cerpi

Protagonista del drappellone del bulgaro Dimitrov, dedicato al centenario della nascita del poeta Mario Luzi, è un cavallo grintoso, festoso, con la criniera che si protende verso il cielo come lingue di fuoco. Al di sopra vi è una veduta di Siena, raffigurata nelle prime ore del mattino, quando l’aria è tersa e il rosa dei mattoni fa risplendere i luoghi. In lontananza le nostre colline, belle, dolci, morbide… Il pittore ferma sulla seta il momento dell’alba del giorno del Palio, prima che inizi la festa, con una leggera nebbia che ammanta quegli spazi indefiniti tanto cari a Luzi, che nel 1996 ricevette dalla città di Siena la prestigiosa onorificenza del Mangia d’Oro. E come sempre, sopra a tutto, vi è la figura della Madonna che protegge la città e svetta nella sua eleganza e armonia, circondata dagli stemmi della Città, del sindaco Maurizio Cenni e delle 10 Contrade. È la Madonna di Simone Martini, rappresentata nella celebre Maestà che decora le sale del Palazzo Pubblico, nella sua veste turchese bordata d’oro.
Un Palio dunque pieno di lirismo, confermato ulteriormente dalla trascrizione per intero, nella parte posteriore, della poesia di Luzi “Mi guarda Siena”:
“Mi guarda Siena,
mi guarda sempre
dalla sua lontana altura
o da quella del ricordo –
come naufrago? –
come transfuga?
mi lancia incontro
la corsa
delle sue colline,
mi sferza in petto quel vento,
lo incrocia con il tempo-
il mio dirottamente
che le si avventa ai fianchi
dal profondo dell’ infanzia
e quello dei miei morti
e l’altro d’ogni appena
memorabile esistenza…
Siamo ancora
io e lei, lei e io
soli, deserti.
Per un più estremo amore ? Certo.”